BELLI E BELLE ADDORMENTATE NEL BOSCO

In questo paese i boschi vanno scomparendo ma aumentano tragicamente i belli e le belle addormentate nel bosco. Tutti sognano lo stesso sogno dell’uomo solo al comando, ma è un incubo che porta dritti dritti alla dittatura. Per sognare liberamente in un paese addormentato bisogna essere svegli. Sapersi mettere al servizio dei sogni di tutti. Avere una coscienza aperta, indipendente e ribelle: aprire gli occhi, lottare per la speranza dal basso e non abbassare la testa, mai. Per questo ho chiesto a Jack Folla di tornare. Lui non comanda, non ha un ego autoritario come vanno di moda oggi, non manipola nessuno, rifugge il Potere. E Jack è ritornato, più libero e forte di ieri, senza un microfono è andato su YouTube, senza editore si è pubblicato da indipendente, ci ha chiamati uno per uno, è qui mentre vi scrivo, o forse è lui che sta scrivendo, non ha importanza chi fa cosa quando si è fratelli, quando si sogna e si lotta insieme, ci si dimentica l’ego, si diventa un noi, un Albatros libera tutti. Ma quanti, quanti di noi dormono profondamente nel sogno di potere di un Capitan Qualcuno? Non si svegliano neanche al fragore assordante della grande trebbiatrice che passa e ripassa ogni notte sull’Italia falciando la creatività, la fantasia, i diritti, i valori, i sogni della maggioranza sprofondata nel letargo indotto dalla mediocrità dei suoi leader, kapò trionfanti di ieri e di oggi. Se volete continuare a dormire, fatelo. Nessuno può imporre la libertà agli altri. Ma quanto russate, cazzo! Un russare che man mano diventa il suono della grande trebbiatrice. Non so Jack e io quanto resisteremo in questo frastuono lugubre. Ah, dimenticavo. Grazie ai 150 albatros di Verona venuti ad ascoltarci con affetto immenso in mezzo al festival del vino in uno scorcio del centro storico di grande bellezza. E grazie a Ultimo, mio Capitano, che ha fatto una telefonata a sorpresa e la sua voce è risuonata in mezzo a migliaia di persone che andavano da uno stand all’altro col bicchierone appeso al collo e si sono fermate come lepri in mezzo alla strada alla vista di due fari abbaglianti, due occhi accesi in questa notte italiana. Ciao fratelli, ciao specchi. Svegliatevi. Iscrivetevi al canale YouTube. Dimostrate di essere vivi. Vi voglio bene, hermanos. Hasta Siempre.
#Diego Cugia #Jack Folla

Se il ministro della Polizia esulta per l’arresto di un disubbidiente SI SALVINI CHI PUÒ

Il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, agli arresti domiciliari per la sua disubbidienza civile (dichiarata e confessata da lui stesso più volte pubblicamente) è stato attaccato con disprezzo dal ministro dell’Interno e dai suoi sodali politici e adoranti seguaci. In Italia, culla del diritto e della democrazia, si Salvini chi può. È un punto di non ritorno quando un uomo di Stato esulta per l’arresto di un suo avversario politico, essendo lui stesso il capo della polizia.
Noi non votiamo Pd, non ci pigliamo un caffè con Renzi, la Boschi o con chicchessia, non abbiamo ville a Capalbio, né tessere né potere né interessi economici da difendere. Noi siamo italiani offesi dai comportamenti incivili di un ministro non all’altezza del ruolo che ricopre e ci stringiamo intorno all’articolo 3 della Costituzione: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Potete votarlo tutti, acclamarlo, portarlo in trionfo per le strade su una sedia pontificia. Potete stringere in pugno tutte le redini del potere, nominarvi a vicenda nelle stanze dei bottoni del Paese, arrestarci uno per uno, tutti. Ma la ragione e la verità stanno sempre sedute nei posti più scomodi, fra gli oppressi, i deboli, gli indifesi. Mai con l’odio, mai sui balconi di palazzo Chigi o nelle piazze osannanti del potere.
#DiegoCugia #JackFolla

CAPITAN ALI’ BABA’

Il morbo è ufficiale e conclamato, per ammissione implicita dell’appestato principale. La Lega – quella giunta al potere al grido di “Roma ladrona!” – era lei l’Alì Babà e i 40 ladroni di tutto il cucuzzaro, la biblica peste ladra verde, la cavallettona famelica che si è spolverata 49 milioni di euro dei cittadini italiani, truffandoci a tutti sui rimborsi elettorali e facendo sparire il malloppo probabilmente nei paradisi fiscali. Il partito di Capitan Alì Babà infatti, ieri ha deciso di ripagare la truffa allo Stato in comode rate annuali di 600.000 euro. Ma ancora parlate? Vergogna. Quando Matusalemme Babà detto Salvini Matteo avrà compiuto 121 anni (nel 2094) la Lega avrà finalmente restituito il malloppo agli italiani depredati. Jack Folla non ha soldi, non ha casa, non ha nulla, ma oggi vado in banca e chiedo un mutuo di 100 mila euro, in base ai favori ricevuti da Salvini. Lo rimborserò con soli 100 euro al mese e salderò il mio mutuo nel 2094! Era ora, anch’io avrò una casa, evviva! Ah no? Noi no? Non si può? Lui è ministro dell’interno e può fare ciò che vuole? Ladri di Stato, dimettetevi! Ma voi non lo farete. Siete solo dei Capitan Alì Babà. Non avete dignità, non avete stile, non avete senso dello Stato, non avete cuore.

Jack Folla

SIAMO NOI LA SCORTA DEL CAPITANO ULTIMO -Jack Folla faccia a faccia con l’uomo che catturò Totò Riina

Ci sono capitani e capitani, capitan bambocci, forti solo con i disperati della terra e capitani coraggiosi forti con i poteri forti, capitani veri che hanno difeso l’Italia dalla mafia, dalle lobby di potere, dalla piovra politico-finanziaria che corrompe la verità e manipola l’opinione pubblica.

Tu con chi stai, fratello? Perché è giunto il tempo di scegliere e schierarsi o con la prepotenza dei primi o con l’umiltà degli ultimi.

Jack Folla il 3 settembre starà fisicamente accanto al Capitano Ultimo, perché nell’anniversario della strage mafiosa di Carlo Alberto Dalla Chiesa, proprio lui, l’uomo che catturò Totò Riina, dal 3 settembre non avrà più la scorta, revocatagli senza uno straccio di spiegazione. Lo Stato insiste col premiare i mediocri e proteggere i suoi leccapiedi, mentre delegittima e isola i suoi migliori servitori, mettendoli in pericolo, come fece con Giovanni Falcone. Perciò ieri ho visto il Capitano Ultimo (non ci sentivamo da quindici anni, ma è stato come se ci fossimo bevuti un rum insieme la settimana scorsa) e gliel’ho chiesto a lui direttamente: «Perché mai ti hanno tolto la scorta? Ricordo male o i mafiosi, dopo che arrestasti Totò Riina, te l’avevano giurata a morte? La mafia non dimentica, non conta i secondi, conta gli anni, poi si vendica. Il governo dovrebbe saperlo».

Ultimo mi ha risposto che lui i motivi li ignora, gli è stata comunicata la notizia con una lettera secca, e ha aggiunto: «Cosa sappia il governo non lo so, diciamo che non esiste nessun dialogo, è come in una foresta».

Sì, gli ho detto, come in una foresta, vorrei evitare però che tu faccia la fine di Cappuccetto Rosso con il lupo. A proposito di lupi: «Ma il pentito di mafia Gioacchino La Barbera non aveva raccontato che Leoluca Bagarella aveva offerto un miliardo a un carabiniere corrotto se gli avesse spifferato dove abitava il capitano Ultimo?».

A lui non piace diventare una bandiera, personalizzare lo scontro, così ha risposto che la questione qui non è se concedere o togliere la scorta a qualcuno, ma più incisiva: «È ancora pericoloso Leoluca Bagarella, il boss dei Corleonesi, e la mafia a cui appartiene? Se lui, il cognato di Totò Riina, non lo è più, ragione per la quale mi tolgono la scorta, allora come mai è sottoposto al regime 41 bis di massima pericolosità?».

Bella domanda, ci piacerebbe conoscere la risposta del ministro dell’Interno Salvini e del presidente del Consiglio Conte. Ma c’è una cosa che ci fa più male dei silenzi e Jack ne ha chiesto la causa al fondatore della Crimor, l’unità militare combattente sotto copertura: «Capitano Ultimo, dov’è finita la gente che al tempo degli attentati di Falcone e Borsellino riempiva le piazze e le strade di tutti i suoi colori, in nome della legalità e contro la mafia? Come mai si è smarrita? Che cos’è accaduto al cuore resistente di questo nostro Paese?».

«È accaduto che anche la lotta antimafia è diventata celebrazione, potere, ambizione, e questo disgrega, vengono meno lo spirito di fratellanza e l’umiltà, alla fine ci si disperde e i fiori appassiscono».

Non lasciamo solo il Capitano Ultimo, fratelli. Siamo noi la sua scorta. Impediamo che questa decisione sconsiderata passi sotto silenzio. Come vuole la mafia, come desidera il potere.

Hasta siempre.

JF

 

 

OPINIONI DI UN CANE A FERRAGOSTO IN ATTESA DELL’AUTOBUS PER IL MARE

Sarolta Ban 2Poco fa, andando al mare, ho intravisto questo cane al capolinea. Si era tolto il collare e messo un fiocco azzurro. Ha finto di non vedermi e non mi ha chiesto l’autostop. Ho abbassato il finestrino. «Da quando in qua i cani si fanno la valigia?». Mi ha risposto: «Quelli che, facendo una cosa giusta o commettendo un errore, ci provano, sono sempre migliori di quelli che, qualunque cosa facciano gli altri, rosicano». Effettivamente stavo rosicando, ho sempre sognato un cane così, però mi scocciava far la figura da imbecille e ho replicato: «Ma se la sai lunga come la tua coda, ti sei dimenticato che oggi è ferragosto e l’autobus non passerà mai?».
Ho letto un’improvvisa disperazione nel suo sguardo e mi sono sentito stupido e cattivo. Lui si è stretto al collo la sua bandana azzurra: «E voi allora? Perché andate ancora in automobile? Se vi abbracciaste con la stessa frequenza e intensità con cui gli uccelli muovono le ali, anche voi sareste capaci di volare!».
«Vabbè, vado al mare, tante care cose». Mentre chiudevo il finestrino e ingranavo la marcia lui ha girato il muso dalla parte opposta, verso l’autobus che non sarebbe arrivato mai e ha sussurrato: «Non esistono abissi senza fine tranne che nel cuore di certi uomini».
Era troppo. Gli ho spalancato lo sportello, ha afferrato la valigetta con i denti ed è saltato su. Si è accucciato sul sedile. Adesso siamo al mare. Lui scava buche nella sabbia, io scrivo. Abbaia per farmi vedere la sua buca, ma io mi guardo bene dal fargli leggere quel che ho scritto. Niente da fare. Mi ha appena strappato il foglio di mano. Col muso l’ha spianato sulla sabbia. Lo ha letto, poi mi ha guardato e ha detto: «Ma lo sai che scrivi proprio come un cane?».

FIORELLAH AKBAR

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Aldo Grasso, sulla prima pagina del Corriere di questa domenica, critica Fiorella Mannoia accusandola di “straparlare”. Straparlare significa dire cose senza senso o a sproposito: vaneggiare. L’articoletto (come direbbe Crozza nella sua strepitosa imitazione di De Luca) si conclude con questa saccente sentenza: “Credere di parlare a nome delle vittime e dei poveri, solo perché si è vittima delle povere idee”.

Notoriamente ricchissimo d’idee, al punto da poterne fare a meno tanto da campare esclusivamente su quelle altrui, il critico televisivo del Corriere accusa la Mannoia, che pur condannando senza esitazione i terroristi, osa dubitare delle verità ufficiali sulla guerra fra l’Occidente e il Califfato.

“Di fronte agli avvenimenti drammatici che stiamo vivendo”, scrive Grasso, “meglio non cercare verità nascoste”. Ossia non basta più neanche cedere spazi di libertà individuale ai governi, lasciarsi spiare dalle intelligence di mezzo mondo, ma bisogna sapersi accontentare delle loro verità “palesi”. Tu cattivo, io buono. E chi non lo pensa così (qualunque cosa ella o egli strapensino) “straparla”. E chissà forse mette pure a repentaglio la sicurezza nazionale.
Fiorellah akbar.

Sono vecchie banalità destrorse come ”sputa nel piatto in cui mangia”, o “comunista ma col portafoglio a destra” e della frase più fatta di tutte, l’accusa di essere “un’anima bella” (sempre meglio di quelle orripilanti, dico io). Mancava l’etichetta di “radical chic”. Invece no, c’è pure questa, nel titolo: “Il copione usurato della cantante radical” (lo chic, ormai, è dato per acquisito).
A me sembra semplicemente che Fiorella sia un’artista di cui andare fieri, più che straparla stracanta (e i guerrafondai spaparanzati davanti alla tv l’hanno accusata perfino di stonare). Ha una vera, forte passione civile e il candore di esprimere le sue opinioni in pubblico, anche quando le converrebbe tacere. In più è una donna e sa difendersi benissimo da sola.
Ma ha anche qualcosa che fa morire d’invidia chi non ce l’ha: un grande pubblico che la sta a sentire