Da quando ho iniziato a frantumarvi l’anima e le scatole col mio “Principe azzurro”, il romanzo sulle emozionanti avventure in Italia di Corradino di Svevia, centinaia di voi si sono ricordati di una poesia imparata a scuola, il “Corradino” di Aleardo Aleardi. Era un poeta risorgimentale, citato anche nel “Gattopardo”, che fu sbattuto in carcere nella fortezza di Verona dal maresciallo Radetzky. Un patriota, insomma, di quelli che volevano cacciare gli austriaci dall’Italia. Quella su Corradino è la sua poesia più famosa, un po’ enfatica e “trombona” (come gran parte della poetica ottocentesca) ma a suo modo assai bella e commovente, soprattutto nei versi finali. Molti di voi -dicevo- l’hanno citata nei messaggi ai miei post, a volte confondendola con i versi di Dante su Corradino o con quel “biondo era bello e di gentile aspetto”, verso che però Dante rivolse a Manfredi di Svevia, il suo “ziastro” e non a Corradino. E così ho impunemente deciso di leggervi io stesso la poesia dell’Aleardi con la mia voce chioccia e l’erre moscia, e pure un accenno di pianterello sul finale, perché sta roba mi commuove sin da bambino e non c’è niente da fare. Così come mi sono commosso ieri sera al Teatro Civico di Sassari pieno di gente in platea e nei loggioni, tanto che per un momento mi è sembrato di essere Luciano Pavarotti, ma in comune col grande tenore avevo solo la pancia. E il “Nessun dorma”. Nonostante, infatti, fosse solo la presentazione di un libro non ho visto sbadigli, nessuno dormiva, tutti attenti, curiosi e emozionati. Bellissimo. Grazie, Sassari!
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Se volete leggere “Il principe azzurro”, sbrigatevi. In molte librerie non c’è già più e non è detto che l’editore lo ristampi. Mi sa che gli sto antipatico. Vedo che pubblicizza tutto, pure Yoghi e Bubu, ma Corradino nisba, zero carbonella. Tanto ci sono abituato, con la Rai uguale, e allora faccio da me. Qui ancora lo trovate qui https://amzn.to/41iLIzi