SARDINIPITÀ (Sardinipity)

Che cos’è la serendipità (serendipity)? La capacità di fare inattese e felici scoperte per caso, mentre si stava cercando altro. L’America da parte di Cristoforo Colombo che cercava le Indie. Il viagra scoperto casualmente dalla compagnia farmaceutica Pfizer mentre cercava un farmaco per curare l’angina pectoris. Il ghiacciolo a opera di Epperson, che si dimenticò, in una gelida notte d’inverno, un bicchiere di soda con la paletta dentro. E inventò uno sgargiante gelato col bastoncino per l’estate.

Tutto questo mi suggerisce di coniare una nuova parola colorata, Sardinipità (Sardinipity), per spiegare il sentimento che unisce milioni di persone che non si conoscono a manifestare, silenziose e compatte come sardine, il loro dissenso dalla politica dell’odio e della stupidità istituzionalizzata (stupidity).

A cosa ci ha portato in Italia questa stupidità violenta? A un’indigestione di infamità. Se le ribatti colpo su colpo il rischio è di sprofondare nello stesso baratro: Noi contro Loro. Ma la fratellanza si rifiuta di farsi inscatolare in questo stupido schema. Sa che è un vecchio e sporco gioco. Quello che amo delle sardine è proprio questo, il silenzio compatto, al netto dell’antirazzismo e antifascismo che ci hanno costretto a sventolare come un passaporto. Perché chiedergli ora un progetto politico? Che altro vuoi aggiungere quando scendi in piazza per manifestare il tuo dissenso che non ha più parole? È un silenzio da battaglia civile e non violenta, che se perseguito da un numero sempre crescente di italiani, non è impossibile potrà essere paragonato un giorno alla Marcia del Sale, quando milioni di indiani manifestarono silenziosamente con Gandhi contro le tasse inique imposte dagli inglesi. Dite che è esagerato? Anche Gandhi lo presero per matto. Però gli inglesi furono costretti a sloggiare dall’India.

“Serendipità -Quando l’amore è magia- (Serendipity)” era anche un film che raccontava come un ragazzo e una ragazza, incontratisi casualmente una volta sola e innamorati al primo colpo, si perdessero del tutto di vista, essendo destinati ad altre vite e matrimoni, ma senza aver mai smesso di pensare l’uno all’altra, fino a ricombaciare faccia a faccia nello stesso punto di partenza, sposarsi e ritrovare il senso della vita. Due ragazzi che sembrano dirci: se il fato lo creiamo noi anche quando tutto ci è avverso, possiamo far collassare il destino previsto nelle stelle. Serendipità è questo cosmico infarto d’amore che, invece di provocare la morte, ti conferisce l’eternità.

Sardinipity, in politica, è la determinazione ad affrontare il mare aperto, quando il vento della storia soffia in direzione contraria ai nostri valori, per ritrovarsi sulle rive sconosciute di un altro mondo del tutto diverso da quello che si era solo vagamente sognato. Questo è l’incanto di Sardinipità -quando la politica è anche magia-.

VIVA LE SARDINE

Le sardine sono entrate in rivolta contro i predatori, viva le sardine. Perché hanno scelto il linguaggio più potente del mondo, il silenzio. Perché rinsaldano un sentimento che sembrava perduto, la fratellanza. Perché sin dal nome prescelto, quello del pesce più disprezzato delle nostre tavole, si sono profumate di umiltà. Perché sono emerse dal buio primordiale dell’oceano politico per manifestare il loro No agli squali del populismo come solo il popolo poteva farlo, quello vero. Perché sono soprattutto giovani che si rifiutano di farsi chiudere il futuro in gabbia. Non imprecano, non sfasciano vetrine, non lanciano sassi. Sono sardine inermi ma compatte. Al massimo cantano “Bella Ciao” e lo fanno da brividi, contro i brividi che ci mettono i saluti romani, gli slogan razzisti da stadio, gli insulti a Liliana Segre, i brividi di chi pretende pieni poteri per aprire e chiudere i porti come se il mare fosse un barattolo da intrappolarci dentro chiunque non la pensa come lui: una democrazia sottovetro.

Le sardine non vogliono morire in quel barattolo. Così affiorano in banchi, sempre più numerose e solidali, umili e compatte, gentili ma battagliere, prima a Bologna, poi a Modena, adesso sembra che non ci sia quasi più città che le contenga, nessuno squalo tanto grosso da papparsele in un boccone, neanche Salvini con la sua pancia piena di voti. Sì, viva le sardine senza bandiere, senza partiti, senza potere. C’è mezza Italia che sta pensando a come cucinarsele, che apre i suoi forni, accende fuochi, agita padelle. Il mare della politica italiana con i suoi media è tra i più insidiosi della terra. Ti esalta come esca, ti fa diventare di successo solo per issarti in barca. Una volta a bordo ti sferra il colpo di grazia e ti rigetta in mare, in pasto agli squali. Alla larga, ragazzi, restate come siete. E se sparirete nel lampo da cui siete venuti, avrete lo stesso compiuto il miracolo di non farci sentire soli. Ma il miracolo che vi auguro è un altro, uno dei più famosi di Gesù: la moltiplicazione dei pesci.