LA CAROGNETTA


Il Coronavirus ha incendiato le nostre fantasie più macabre, neanche fosse la peste. Va combattuto, con igiene e saggezza, ma è solo un’influenza più dispettosa delle altre, la carognetta. Al momento in cui scrivo (le 18:45 di sabato 22 febbraio) due persone sono morte, in Veneto e Lombardia, e 53 sono i contagiati. Numeri destinati a crescere, è evidente, perché la carognetta svolazza. Per cambiar di casa le basta cavalcare, come una fattucchiera nera, uno starnuto, o montare a cavalcioni su una scarica di colpi di tosse per spostarsi da una bocca all’altra come su un Frecciarossa. Stiamo prudenti ma tranquilli, perché anche le carognette più dispettose si possono curare. Le guarigioni in Cina sono molte, accadrà lo stesso pure qui. Occorrerebbe smettere di eccitare la suggestionabilità popolare, invece. Proviamo a raffreddarci con un esempio.

Ogni anno, nel mondo, muoiono otto milioni di persone, non due o tremila, otto milioni per il vizio del fumo. In Italia, i morti sono 80 mila all’anno. È come se di colpo sparisse una città come Lecce, o Catanzaro, o tutta Asti, o tutta Caserta. Per le sigarette. Ogni anno. Ecco, per ora, in paragone con la carognetta, il fumo dovrebbe farci rizzare i capelli in testa dal terrore. E ogni edizione del telegiornale dovrebbe aprirsi con dieci minuti di notizie allarmanti sulle bionde che uccidono a raffica come le mitragliatrici naziste il giorno dello sbarco degli alleati in Normandia. Invece nisba. Manco uno strillo di prima pagina.

Adesso come tipo di morte va di moda la carognetta. Prendiamo tutte le precauzioni suggerite dal ministero della Sanità ma se anche dovessimo barricarci in casa dalle Alpi a Capo Passero, ricordiamoci lo strepitoso incipit di un capolavoro “Il diavolo in corpo” di Raymond Radiguet. “Sarò oggetto di biasimo. Ma cosa posso farci? È forse colpa mia se ho compiuto dodici anni qualche mese prima della dichiarazione di guerra? (…) Chi già me ne vuole si figuri ciò che fu la guerra per tanti ragazzi molto giovani: quattro anni di continue vacanze”. La carognetta può farci isolare dal mondo, come se fossimo sotto le bombe. Non credo che sarà un’Apocalisse. Ma se anche lo diventasse, chi lo sa se fra vent’anni chi è sopravvissuto non si ricorderebbe i giorni del Coronavirus, chiuso in casa, come una delle esperienze più avventurose ed eccitanti della sua vita?

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