PICCOLI MOSTRI CRESCONO

Nel 2001 scrissi un romanzo politico di fantascienza, s’intitolava “No”. Raccontava di una maestra rifugiatasi in un’isoletta greca negli anni del Berlusconismo. Speranza non riusciva più a rispecchiarsi nella sua patria, quella che chiamava l’Italia dei rifatti, trasformisti senza radici nella Storia. Vent’anni dopo (oggi, che per il 2000 era fantascienza) la troupe di un reality spietato irrompe nel rifugio greco della donna. L’avvelenano per filmare in diretta “le ultime visioni dei morenti”. Il pubblico a casa dovrà valutare se la vita di Speranza valeva la pena di essere vissuta. Oppure decretarne la morte in diretta. Al presentatore-torturatore la maestra dice: “Non dovevamo farvi giocare con i mostri”. “Perché?”. “Perché lo siete diventati”. Non è elegante autocitarsi, ve ne chiedo perdono. Ma leggendo i giornali stamattina, ho pensato: questi incoscienti che fanno giocare i loro bambini con le svastiche, non lo sanno che si stanno fabbricando in casa i “nazisti” del futuro? In provincia di Bologna  un tredicenne è andato a scuola indossando una maglietta da pallavolo con la scritta ‘Adolf’ e il numero 32, l’anno del trionfo del partito nazista in Germania. Al Carnevale di piazza Navona, a Roma, un ragazzino si è presentato travestito da Hitler. Un piccolo dittatore a regola d’arte: camicia bruna, divisa, scarponi, cravattino e baffetti d’ordinanza. Dei turisti tedeschi hanno filmato la scena annichiliti. Sono certo che qualcuno di voi ora commenterà: “Sciocchezze. Opinioni di un idiota”. Può essere. Può pure essere, però, che costui o costei si sia dimenticato di com’era da piccolo. Non c’è nulla di così drammaticamente serio, per un bambino, del giocattolo con cui si sta divertendo. Non si nasce mostri, si diventa.

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