OSERÒ CON JACK FOLLA LA MIA VITA SU UN’ALTRA SCACCHIERA DELL’UNIVERSO

Alessandro Verrelli è un giovane intelligente e in gamba, quindi in Italia è fottuto. Sta meditando di andare oltreoceano. Qui in Rete ha un giornale indipendente, Lanternaweb. Mi ha chiesto un’intervista. Ve ne anticipo un estratto.

Su Rai 2, nel 2000, viene trasmessa e raccontata la latitanza del tuo celebre personaggio. Ma Jack Folla ha trovato veramente pace? Sei sicuro non sia ancora in fuga?

“Jack Folla non può trovare pace. È l’eterno latitante, l’uomo libero in fuga in avanti che c’è dentro ciascuno di noi. I tedeschi lo definiscono “Der suchende”, colui che cerca, il Cercatore. Se dovessi scrivere il personaggio daccapo, oggi lo farei donna: una DJ condannata a morte. Noi maschietti del terzo millennio siamo un po’ spenti. Sono le ragazze ad avere la lanterna di Diogene in mano, oggi. Sono loro le “Der suchende”, le minatrici che scavano a mani nude alla ricerca delle perle preziose dell’essere”.

Ogni anno tanti giovani vanno via dal nostro Paese. Negli ultimi 10 anni 100 mila giovani laureati sono andati all’estero per cercare fortuna. Cosa direbbe Jack a tutti questi latitanti?

“Che nella sfortuna sono stati fortunati, persino se non dovessero trovare fortuna. Perché nel verbo “osare” è nascosto un tesoro. Indossare quel verbo, avere il coraggio di viverlo, è la miglior cosa che gli potesse capitare. Raggiungere la meta, il trionfo personale, è relativamente importante. Ma osare se stessi, l’avventura, donarsi al cambiamento pagandone il prezzo, è comunque vincente. La tua domanda, a parte Jack, mi ha ricordato la dedica finale che scrissi per un altro romanzo “Tango alla fine del mondo”, la storia di una ragazzina siciliana di fine 800 e di suo padre, uno di quegli italiani disperati e coraggiosi che emigrarono in Argentina e furono tra i padri del Tango. “Questo romanzo è stato scritto per tutti i giovani, le donne e gli uomini fantastici, clandestini di ieri e di oggi, senza denari in tasca ma con un passaporto invisibile per le dogane del futuro”. Ecco, ai giovani laureati costretti a emigrare oggi, gli augurerei di fabbricarsi questo passaporto invisibile.

Tornerai a raccontare la storia di Jack? Io ci spero.

“Sto pensando di pubblicarlo in America e anche nei paesi di lingua spagnola, di far emigrare quel libro, aggiornandolo come se fosse stato scritto ieri. Di tentare l’avventura un’altra volta, di osare con Jack su un’altra scacchiera dell’Universo. E chissà che non ricominci a vivere, questo DJ condannato a morte, da una radio di un altro Paese, visto che nel nostro è stato giustiziato”.