Quando mio padre festeggiò il suo primo compleanno, il suo papà, Diego, combatteva nella prima guerra mondiale. Così gli scrisse dal fronte una lettera di auguri. La mamma la nascose in un cassetto, ripromettendosi di fargliela leggere quando sarebbe stato più grandicello. Mio nonno morì al fronte, mia nonna visse nel suo ricordo (erano molto innamorati) ma si dimenticò di quella lettera e mio padre, orfano dall’età di due anni, non ne seppe mai nulla. Si trovava nel palazzo materno, oltre vent’anni dopo, quando gli americani bombardarono Cassino. Con altri sfollati si rifugiarono sulle montagne. Quella notte, mio padre, ventottenne, tornò a valle per tentare di recuperare qualche valore prezioso dal palazzo. Ma il palazzo non esisteva più. Solo macerie. In piedi era rimasta soltanto una colonnina. E sopra quella colonnina, magicamente, c’era una busta indirizzata a lui, dal suo papà, morto nella guerra precedente. Immaginatevi la sua commozione nell’aprirla sotto i bagliori della luna e dei traccianti dell’antiaerea tedesca. Dopo averla letta mio padre lasciò, con la camicia e i pantaloni che aveva indosso, ridotto in miseria, quel palazzo fantasma. Ma aveva in tasca questa lettera d’amore, me l’ha data a me, al mio diciottesimo compleanno e io l’ho data ai miei figli. C’era scritto:
4.10.1917 dal fronte
“Carissimo figlio,
è la prima volta che ti scrivo e non puoi credere come lo scrivere “carissimo figlio” mi commuova. Cosa vuoi? Non ci sono abituato. Domani è la tua festa. E gli auguri che ti faccio in questa tua prima festa sono tanti e tanti che tu nemmeno li puoi immaginare. Io vorrei che tutto quanto di buono, di bello, di puro, di grande è dato avere in questo mondo tu lo abbia. Io ti auguro che questi stessi auguri che io ti faccio, tu li faccia al tuo primogenito e agli altri che verranno. Io ti auguro di avere una sposina come ho io, bella, buona, che ti dia quella completa felicità che essa dà a me. Tuo papà in questo momento è Maggiore ed è responsabile di un treno in servizio di guerra. Tu che sei un ometto serio e un futuro militare, mi intendi: il dovere in primo luogo. Sono certo che non ti allontanerai mai da questa massima e capirai che papà domani sarà con te col pensiero.”
Nella foto: Mia nonna Eugenia, vedova di Diego, con i suoi bambini. Mio padre Francesco a destra, con suo fratello Luigi.