Noi maschi, le ragazze degli anni Settanta

Noi maschi siamo come le ragazze degli anni Settanta. E quelle “brave ragazze” si comportano con noi, oggi, con quella sbrigativa e dominante aggressività dei maschi di una volta. Questo inconscio cambio della guardia, questo passaggio di consegne del potere, è lampante, ma non se n’è accorto quasi nessuno. A me diverte da matti, in particolare mi incanta l’equivoco, e cioè che pochi abbiano compreso questa rivoluzione profonda e meravigliosa in atto fra maschi e femmine.
Naturalmente sono facilitato dal mio mestiere, dall’uso e abuso della creatività e della sensibilità, qualità lunari, pallide e femminili, che, in uno scrittore, sono inevitabilmente esasperate e comportano dosi massicce di emotività, tipiche del sesso opposto di una volta. Vi siete mai chiesti come mai tanti gay sono artisti? Nel mio modesto caso, l’animus, il solare, il maschile, è dominante, un 60 a 40 direi, ma in quella femminile e lievemente minoritaria fetta della mia coscienza c’è la madre di tutti i libri che ho scritto. È il mio mestiere, quindi, a rendermi orgoglioso di una certa sensibilità femminile. Se guidassi un caterpillar in un cantiere, se fossi un colonnello del genio militare, un chirurgo o un fabbro, farei più fatica a riconoscere, senza vergognarmi, che la mia maschia specie è costellata, ormai, dai desideri, le timidezze, il bisogno di un nido, gli innamoramenti di stampo ottocentesco (quelli che facevano morire di “mal di petto” le sartine tradite) e che costituivano il Dna delle ragazze degli anni Sessanta e Settanta.
Quelle mie coetanee dei primi amori di allora, si comportano oggi né più né meno di come mi atteggiavo io (noi ragazzi diciotto-ventenni) nei loro confronti, a quel tempo. Non ci facevamo scrupoli nel passare dall’una all’altra, spesso avevamo tre o quattro fidanzatine insieme (ciascuna all’insaputa della rivale) e la liberalizzazione del sesso, l’amore libero della generazione No al Vietnam, non aveva affatto mutato il nostro antico Dna maschile, egocentrico e menzognero, gli aveva semplicemente concesso il semaforo verde, la patente di caccia. Ai tempi di mio padre, il sesso era lecito solo da sposati. Le “brave ragazze” dovevano arrivare al matrimonio vergini. Soprattutto quelle cosiddette di buona famiglia. Per le altre, di classe sociale meno abbiente, si chiudeva sfacciatamente un occhio alle eccezioni. Erano tempi in cui, oltre alla discriminazione sessuale, imperava anche quella sociale. Da allora, per fortuna, ma soprattutto per caparbietà femminile, la parità dei sessi (e delle classi) si è andata componendo, al punto che oggi è un ministero: quello delle Pari Opportunità.
Il femminile, inevitabilmente, si è armato (nel lavoro come nei sentimenti) di quella spavalda e un po’ guascona aggressività, di quell’irruenza tipica dei padri di una volta, la giusta pretesa di chi, dovendo mantenere una famiglia, punta i piedi fino a ottenere il lavoro e la paga che gli spetta. Le donne hanno osato qualcosa che mai avevano osato neppure sognare, e dagli inizi del Novecento ad oggi, la loro marcia nel mondo del lavoro è stata inarrestabile. C’è ancora molto da fare per il conseguimento di una parità assoluta. Ma così come un nero è diventato presidente degli Stati Uniti, credo che, fra non molto, il mondo comincerà a sospettare che Dio è donna.
Quel che nel frattempo è accaduto, invece, nei sentimenti, nei rapporti di coppia, nell’esercizio del “potere sessuale” fra maschile e femminile, è ancora coperto da una fitta coltre di nebbia. Ed è proprio questo medioevo della conoscenza che -come dicevo- mi diverte, mi affascina, anzi, mi appassiona.
Sono un orso spelacchiato, bisbetico e scostante, vivo rannicchiato in tana, a leggere e scrivere, ho un paio d’amici, un cane, insomma sono uno di quelli che prima o poi finiscono a parlar da soli per la strada. Ciascuno è quel che è, nel bene e nel male, un po’ per nascita e un bel po’ per come la vita l’ha marchiato. Ovviamente, al pari di tutti i solitari, sono facile agli innamoramenti esplosivi. Come tutte le bombe essi hanno effetti devastanti. In uno di questi miei dopo-Hiroshima, decisi che era d’uopo stemperare la sconsolatezza conoscendo persone nuove. «Tu ti fissi» mi accusai «quando il mondo, là fuori, pullula di possibili compagne. Alza il culo e piantala di pretendere che suonino al campanello della tua caverna!». Ubbidii al mio stesso ordine ed essendo un uomo molto fortunato (perché ricevo lettere di ascoltatori o lettori di tutte le età) scelsi quelle magnifiche sette che mi sembravano più congeniali e partii in macchina per il mio Paese, prima a Sud poi a Nord.
Non mi ero sbagliato. Erano tutte persone speciali, donne intelligenti, sensibili, ferite, caparbie e piene d’interessi. Eppure qualcosa mi ha sconsolato, ma non capivo cosa, che cosa m’impedisse, dopo una bella cena, di proseguire il cammino della conoscenza. Era qualcosa che mi aveva disorientato, un poco spaventato, un pochino anche annoiato. Ma cosa?
Sono trascorsi molti mesi, più di un anno, da quel viaggio sentimentale un po’ fuori di testa, e -non si sa perché- credo di averlo compreso stamattina. Chissà che avrò sognato?
Dal primo momento che ci eravamo seduti a tavola, ciascuna di queste sette donne, inesorabilmente, mi aveva raccontato per filo e per segno i suoi amori disgraziati. Erano incazzate con il maschile, probabilmente a ragione. Quasi non mangiavano né bevevano pur di mettermi a parte di Roberto, Ernesto, Filippo, Luigino, Riccardo. Io che ero partito per riempirmi la testa di donne me la trovavo ricolma di uomini. Ero uno sconosciuto. Tra l’altro, di solito, sono un chiacchierone. Era impossibile dire “A”, avevano tutte un disperato bisogno di sfogarsi delle loro disavventure sentimentali (e ciò è umano e comprensibile) ma davano per scontato che io fossi né più né meno quel che avevano immaginato (ossia proiettato su di me) leggendo le mie cose o ascoltando i miei programmi, eppure nessuna sapeva se gradisco il caffè con un cucchiaino di zucchero o amaro, che tutto sommato è il primo gradino della conoscenza. Direi che non gliene fottesse granché.
Dio mio quanto devono essersi annoiate, le donne di tutti i tempi, quando noi gli parlavamo per ore di macchine e cavalli, di calcio e di lavoro, di beghe di potere, di smanie di denari! Mai come in quelle sette cene l’ho capito. E mai ero stato così taciturno, così femminilmente accogliente, neppure a casa mia, che ogni tanto con Sara, la mia pastora tedesca, ci si lancia lunghi sguardi discorsivi fra specie amiche.
Per sette volte, giunti alla noce o all’amaro, sopraggiungeva quindi un silenzio, quel muto imbarazzo che coglie chi ha mangiato troppo (io) e chi ha parlato senza lasciare l’altro aprir bocca. A quel punto, da perfetta ragazza degli anni Settanta, io cominciavo a dire: «Be’ si è fatto un po’ tardi…Ho mal di testa…» e le riaccompagnavo a casa senza salire “a prendermi una cosa”. E mi dispiaceva, tuttavia, perché ci restavano assai male; suonava come un rifiuto, una fuga. Solo allora, un poco mortificate, erano colte da un dubbio: «Scusa, ho parlato troppo, è il mio difetto!» E rispuntava l’antica femminilità, quella mai sopita, mentre a tavola era spuntata loro la nostra maschilità, quella del “cummenda” a cena con la suffragetta. La cosa ridicola è che io ho cinquant’anni. E che loro erano trenta-quarantenni intelligenti e piacevoli.
Naturalmente, se c’è una colpa, è mia. Oggi lo so, ma ieri non lo capivo, e avevo solo una sfrenata voglia di restarmene un po’ da solo. A me piace ascoltare, e molto. Inoltre mi raccontavano vite interessanti e storie sentimentali appassionate, per quanto devastate. Ma avevo la netta sensazione non solo che le avrebbero clonate pari pari con me, ma che non mi “vedessero” proprio, così come noi, da sempre, non abbiamo visto che una cosa, delle donne. Una giusta punizione, non credete?
Le donne, oggi, hanno lo stesso atteggiamento che avevamo noi nei loro riguardi. Ci colgono come un fiore da un mazzo, e contemporaneamente, se a loro aggrada, possono coglierne un altro e un altro ancora, ed essere appassionate se non innamorate con tutti noi, e darsi e prendere, e mentire o meno, senza colpa e senza problemi. Tranne uno. Improvvisamente manca loro il “maschio”. Allora si fanno agnellini, e alternano incessantemente i due poli, quello aggressivo antico –maschile- e quello femminile antico –la preda, la vittima-. Quando il maschio, o meglio, l’antica corteccia del maschio (che non si è evoluta un granché in confronto alla vertiginosa evoluzione della loro) si accorge di questo (e già accorgersene è un segno di trasformazione, poiché molti maschi non l’ammettono neppure) l’uomo si terrorizza a morte. Nel pozzo profondo della propria insicurezza, aggredita dal femminile mascolinizzato, l’uomo moderno coltiva la speranza romantica delle ragazze degli anni Settanta. Davvero vuole solo me? Ama solo me? Sicuri che non mi tradisca? Lo farebbe un figlio con me? Non mi lascerà mai? E via dicendo.
Grattate via l’arroganza, la supponenza, il lato smargiasso del sesso maschile e vi ritroverete dinnanzi una giovinetta dell’Ottocento. A me questa cosa fa molto ridere perché non la capisce quasi nessuno, mentre è così evidente!
Gli angeli del focolare oggi siamo noi.

Diego Cugia
(Roma, 5 Marzo 2009)

 
 

23 commenti su “Noi maschi, le ragazze degli anni Settanta”

  1. Le donne che si sono mascolinizzate hanno bisogno di angeli del focolare.
    Le donne sono cambiate, molto. Gli uomini molto meno.
    Le donne hanno accolto il lato maschile, gli uomini fuggono dal loro femminile.
    Gli uomini non capiscono che nelle donne-maschi, il lato femminile non si è mai perduto. Non vogliono vederlo, non voglio andare oltre, troppo faticoso, presuppone mettere in discussione se stessi, accettando con fatica e senza pudori la parte maschile dell’altro e accogliere la parte femminile di se stessi.
    Tolta la maschera maschile, che è fatta di regole, determinazione, di logica e di razionalità, sia le donne che gli uomini hanno bisogno di ritrovarsi intimamente con la loro parte femminile. Accogliere ed essere accolti, alla pari.
    Accogliere e donare quella parte del cuore, senza regole, schemi, la parte dell’intimo, della tenerezza, della pazienza, della fragilità, liberi di mostrarsi nella nostra completezza, e trovare in quella parte femminile la forza creatrice.
    Gli uomini che scappano, in realtà scappano da se stessi, poca pazienza, poca volontà di accogliere, incosciamente bisognosi di ascolto, protezione, tenerezza, riconoscimento, sempre figli di qualche madre, tutto da ricevere.
    Non siamo solo madri, siamo prima di tutto “Uomini”.

  2. E’ un vero piacere leggerti, davvero.In una giornata dove ancora una volta tutto crolla nel mio settore, tu hai saputo dar voce a quei pensieri che mi attraversano la testa.
    Non ho altro da dirti che grazie, e spero che le nostre girl non se la prendano troppo,a ltrimenti in sardegna ti prendono a vergate.
    Un abbraccio Diego.

    Luca

  3. Quando iniziai a scrivere e disegnare anni fa,da sempre cioè,non sapevo che stavo prendendo la rotta del nulla e insieme del tutto,strada facendo ogni giorno a fine sera mi dicevo ecco:oggi ho imparato una cosa nuova,come mi insegnò una volta la mia professoressa di matematica alla quale ho dato ben poche soddisfazioni in materia,mi diceva:ricordati quando leggi o senti parole a te sconosciute ,va a cercare sul vocabolario il senso-
    Questa frase mi ha inseguito sempre,ma una volta non c’era internet,tutto avveniva con lentezza,quasi naturale,aspettare una lettera,un invito,era importante.Adesso con la velocità del web,dopo i primi anni un po’ di curiosità,e amicizie,e legami,devo dire che sono quasi a un punto di rigetto,perche si soffre pure qui-si intrecciano le parole-
    Le parole sono importanti bisogna ritornare a spolverarle,se si vuole cambiare qualcosa.

    Sul mio blog ho scritto.come clausola degli interessi:qualsiasi cosa purchè non siano anestesie mentali devo salvare la lingua italiana.è una missione impossibile lo so,come chiedere al giorno d’oggi a qualcuno di passeggiare sotto il tuo ombrellino,serenamente,a braccetto come si usava una volta,ho tremenda nostalgia di tutto il bello che si è perso,per strada,anche nei rapporti maschili,qui nel web,si nota questa chiusura maschile ai sentimenti,che non è l’amore virtuale ma amiicizia,
    voglio dire a tutti che sono nel movimento di Diego,ci sono più che mai,è solo che non mi piace faceboock,ho deciso di non complicarmi la vita,comunque è un problema mio non vostro,vi seguo lo stesso,anche senza faceboock,siamo un Noi..faccio un appello e un grazie a tutti quelli che mi hanno scritto,anzi pure da là scrivete quà-
    in questi giorni,sono solo stanca,tutto qua,ho pure tolto un lavoro,perche stavo diventando trasparente non invisibileper quanto riguarda la sardegna sono impossibilitata a fare progetti,causa i miei vecchi,forse deciderò all’ultimo momento,come faccio sempre ,d’istinto,l’istinto è donna e non sbaglia mai.
    Kiss a tutti
    Dopo posto una cosa sulle rondini-o ronde
    Diego pure io ho la macchina (il corpo)
    Che fa click clock,tum tum,zzz zzz
    ciao

  4. Grande Diego, come sempre. Quello che mi manca di più di Jack è proprio questo, le parti nelle quali si parlava di sentimenti, quando l’emozione traspariva tra le righe, e nella calda voce di Roberto. Riesci con la penna (anzi, con la tastiera, oggi come oggi), a far uscire tutti quei sentimenti che troppo spesso celiamo dentro di noi. Chi ha letto qualcuno dei miei scritti mi ha detto la stessa cosa (naturalmente non c’è paragone, figuriamoci), cioè che tutto ciò che scrivo è carico di emozione. Ho cominciato a scrivere qui, sul web, non l’avevo mai fatto e mai avrei sognato di farlo, sinceramente. Poi, una cosa tira l’altra, ed ora collaboro con un sito “quasi” giornalistico, fatto da persone che cercano di far migliorare la città, da singoli cittadini, partendo dalle piccole cose di ogni giorno. Sono diventata una ambientalista convinta e cerco di fare le mie piccole grandi battaglie. E gli uomini? Ho scritto in una mail, proprio l’altro giorno: “io sono così. O mi si ama o mi si odia!”. Tanti mi odiano, qualcuno forse mi ama. Forse pretendiamo troppo da voi uomini, forse chiediamo a voi quello che crediamo di non essere capaci di fare… Tra limiti fisici e limiti emotivi affrontiamo la nostra vita, a volte da sole, a volte in compagnia, ma sempre, comunque, tenendoci strette il nostro vero io. Alla fine, sempre, rimaniamo noi stesse, pur rimettendoci in discussione ad ogni sconfitta. Anche senza riccioli biondi rinasciamo ogni volta.

  5. Ciao Diegone! Che momento piacevole mi hai regalato! Così lieto leggero, quasi impalpabile.
    Sai, mi sono divertita un pò ad immaginarti su e giù per la Penisola in cerca d’Amore, pensa che dalla finestrella del mio computer sembrava una fuga! Ma si sa il virtuale fa di questi scherzi.
    E’ bello ascoltarti raccontare, in fondo ascoltare è la parte migliore di ogni storia grande e piccola che sia, in quel momento, mentre gli altri ti donano le loro vite, le parole che hanno dentro ti senti vivo come non mai.
    E tu quante parole regali? Milioni di pensieri, di verità o di bugie, che importa? Avrò sempre in me lo stupore di leggerti, ogni volta diverso, incredibilmente diverso tanto che qualche volta stento a riconoscerti.
    Ti abbraccio? Ma si va!!

    Ciao a tutti.

  6. ognuno ha il suo lato maschile e femminile, poi dipende da che prevale secondo le circostanze.
    Nella societa’ devi essere piu’ maschile che femminile, perche’ e’ una continua lotta per la sopravvivenza, in amore forse predomina il lato femminile, anche se in fondo non si depongono mai le armi del tutto.
    Pure io ho cenato talvolta con maschi che mi raccontavano delle ex – pessima tecnica per conquistare cuori – di positivo c’era che impegnati a parlare bevevano meno, per cui a me bastava annuire e brindare agli ex.
    Nel sesso invece meglio non scambiare ruoli – c’e’ gia’ abbastanza confusione d’identita’ – anche se stimola fantasia e immaginazione giocarci coi ruoli.
    E si torna sempre alla feroce tenerezza, ossimoro 🙂
    p.s. la ‘smamma’ sta studiando la rotta per Itaca.

  7. E’ davvero emozionante, carissimo Diego, ascoltare la verità che ci racconti…mi sento davvero fortunata ad avere la possibilità di vedere riflessioni, sensazioni, pensieri o semplici intuizioni che fanno parte della mia anima di tutti i giorni, espresse in modo così perfetto che non rimango mai delusa nè assuefatta alla meraviglia…Siamo in tanti a stimare ed amare la tua umana professionalità ma spesso mi chiedo che cosa possiamo fare di concreto per te…per noi…

    RISP: Per me, mi basta che compriate il mio nuovo romanzo :))) Così evito la Caritas, e voi vi leggete una grande avventura.
    Per noi, oltre al Movimento degli Invisibili, che altro posso inventarmi?

  8. Allora proprio non hai idea di quanto sei amato?! La tua feroce e tenera arte mi commuove sempre di più…Di tutte le tue opere ho comprato sempre più copie per leggerle e farle leggere…ho seguito quasi tutte le tue note radiofoniche…ho partecipato al primo incontenibile tentativo di incontro e alla grande nottata da macello a Roma…non ho mai perso di vista L’Unità finché c’era Fuoco e Fiamme (a proposito non ho voluto conservare le pagine perché mi aspettavo di vederle rilegate in un bel libro…)Naturalmente aspetto di formalizzare la mia adesione al MDI cercando di coinvolgere più invisibili che posso…ma mi sento tanto in debito soprattutto quando ti penso non come grande artista della realtà ma come magnifico giornalista professionista dei sogni…

  9. Accendo la tv,e chi c’è il Rutelli,l’uomo della cicoria a vagonate,vaso Ming,prolisso sul divanetto della tv,tipo svenuto
    cerca soluzioni dell’enigma Italia,da lui stesso corroso,ai tempi di quando fu sincado della più bella città del mondo(si può dire vero)?La moglie lavora in radio di stato,la signora palmonella polombella,colombina e affini,prima facevano la resistenza sotto i bombardamenti,lui di stampo radicale,sono l’esempio di famiglia che tutti invidiano,belli felici ricchi,spudorati,ora sposi in chiesa.,con tutti i precetti e sacramenti. Chissà che lista di nozze!!
    Mi domando se al mattino la filippina di turno gli porti la colazione a letto,tra un salotto e l’altro tv,sedie varie,avranno i pantaloni sempre consumati nel dolce far niente.,le notizie oggi sono buone i romeni non erano gli strupratori,chissà forse scopriremmo che sono italiani a quel punto una bella risata,sotterrerà il tutto,Wanna marchi è andata in galera?si ok?quanti giorni? dal tabacchino,una volta si entrava a comprare una penna,un francobollo,ora entri e ti trovi davanti l’esercito dei gratta e vinci,sono tutti li a grattare,la fortuna,gli grattano la schiena i piedi,uno grida ho vinto:un euro!!!non lo sanno che la fortuna è donna!!non si fa grattare la schiena,dagli sconosciuti,che miseria vivere in questo modo,hai ragione Diego,gli uomini sono annoiati molto più delle donne,da sempre,perche mancano di fantasia,una sera ho avuto tre uomini in casa,amici di mio marito,non vedevo l’ora che se ne andassero,non per la compagnia ma per i discorsi che fanno,fanno l’amore con i cell,toccagli la squadra del cuore diventano iene,parlano di donne come se fossero cose,siamo cose?cosa?
    Tra un po’ arriva l’8marzo,non me ne può fregare di meno.
    Tanto sono donna al 60 per cento l’altro 40 è Invisibile.:)
    Nottekiss-
    Ps)una domanda per jack se legge.
    Caro jack,possibile che in italia tutti hanno voce
    Pure le palmo nelle hanno una radio e tu no?
    Che ci metti nelle parole?
    Bombe a mano?
    O granate,di coriandoli?
    kiss

  10. Scusa ciao Amelie bentornata
    Non ho ancora letto il pezzo di Diego ma ho dato uno sguardo ai vostri post……domani leggerò è tardi e sono stanco.
    Ciao

  11. vorrrei rispondere alla tua domanda che hai fatto a cate : “Per noi, oltre al Movimento degli Invisibili, che altro posso inventarmi?”

    e ti voglio rispondere con una riflessione che fece carlo levi nel suo “confino” a grassano in basilicata e di cui non ricordo esattamente le parole ma che più o meno sono queste

    “alla politica non siamo arrivati per caso, ma per necessità storica”

    ecco, secondo me, gli “invisibili” da movimento virtuale dovrebbe diventare un movimento politico di opposizione con te a capo, anche se non ti piace fare il capo.

    vedo favorevolmente l’iniziativa di trovarsi in sardegna per odorarsi un po, spero di esserci.

  12. è SEMPRE QUESTIONE DI SFIGA,SE COMPRIAMO IL TUO ROMANZO TU EVITI LA CARITAS?E GLIELO VOGLIAMO FAR SAPERE A QUELLI CHE VERAMENTE SARANNO COSTRETTI AD ANDARE ALLA CARITAS?VEDIAMO QUELLO CHE NE PENSANO….O A QUELLI CHE BASTAVA AVERE UNA RADIO PER PROVARE DELLE EMOZIONI ED ORA SE NON HANNO INTERNET O IL PORTAFOGLIO CON QUALCHE CENTINAIA DI EURO, CON IL CAZZO CHE PROVANO EMOZIONI IN SARDEGNA.PROVIAMO A SPREMERCI LE MENINGI ANCHE E SOPRATTUTTO PER LORO,LA VERA FORZA DEL MOVIMENTO.

    PS: DAI NON PARLIAMO DI ME, CHISSENE FOTTE DI ME, STAVO FACENDO UN PO’ D’IRONIA AMARA DICIAMO, PARLIAMO SOLO DI VOI, IO SCRIVO PER VOI E SONO QUI PER VOI. Grazie Salvatore.

  13. Stamattina ho letto il tuo articolo, devo dire interessante,e come sempre riesci ad esprimere un mio pensiero in maniera così chiara, io come donna infatti, la penso esattamente come te, il ruolo e il cambiamento che c’è stato in noi non lo trovo molto positivo. Osservo il “nostro” comportamento e, devo dire, a volte risulta arrogante,supponente, fastidioso, sia nel lavoro che nella vita privata. Ci siamo svegliate da un lungo sonno, ma troppo in fretta, e quindi non abbiamo avuto modo di realizzare come meglio muoversi in questa società che è stata per tanto tempo maschilista. Speriamo, quindi, in un risveglio “illuminato” per tutti, perchè devo dire è molto deprimente la “fauna” che si vede in giro.
    Ciao a tutti

  14. Da ragazza degli anni settanta, ricordo le letture giovanili femministe, quel genere di scrittura femminile penne all’arrabbiata ironiche sardoniche, dai titoli agrodolci La pelle e il cuore o Baciami stupido.
    Oggi – a distanza di quarant’anni – mi domando cosa sia cambiato da allora, in me nelle donne e nelle proprie figlie.
    Quarant’anni fa credevo nell’emancipazione, nella parita’ tra i sessi, nell’essere compagni tra uomo e donna.
    Non ho mai avuto problemi di ruolo in coppia, la suddivisione dei compiti garantiva un menage famigliare sostenibile.
    Ho sempre lavorato, nonostante fossi madre, riservandomi spazi personali per me stessa e col mio compagno.
    Ho imparato che in amore puoi essere donna, geisha e regina, femmina e maschio.
    Ho compreso che l’orgoglio uccide piu’ della spada, eutanasia di un amore.
    Ho capito che il sesso e’ il punto d’incontro d’unione tra due anime cervelli cuori organi, senza il quale la musica e’ stonata, e vale piu’ d’un pantalone stirato.
    Pelle e cuore e baciami stupido, sono stati gli aromi pepati piccanti delle mie torte salate – guerre di genere – e miele sidro tabacco da pipa per i dolci – grolle e calumet della pace.
    Come in battaglia navale, non sulla pelle delle donne slogan degli anni settanta, fu obiettivo colpito e affondato – o almeno non sulla mia.
    Oggi il maschilismo si esercita sulle palle delle donne.
    Perche’ le donne odierne hanno le palle – virtuali s’intende ma reali per quanto riguarda la gestione della loro vita, dei figli, dei problemi quotidiani, della relazione con l’altro sesso.
    Sono spesso le donne a reggere le redini di una famiglia, sul lavoro, nel Paese, poiche’ la politica del buon governo e’ innata nella cellula primordiale femminile, evoluta in secoli di pazienza, saggezza, tenerezza, ribellione.
    E il potere delle donne e’ insito in quella differenza sessuale che e’ pari al cilindro del prestigiatore, dal quale puo’ uscire di tutto, nel mistero piu’ assoluto della creazione, d’accoglienza o repulsione.
    La vagina e’ rivoluzionaria.
    Difatti, mentre l’organo sessuale maschile e’ primitivo gutturale sordomuto, la vagina s’esprime e comunica persino con l’oltre, in essa si forma la vita da’ luce, nel supremo atto di creazione.
    Gli uomini sublimano con arti varie, dipingendo scrivendo producendo, mai pero’ potranno conoscere l’atavico potere pluriorgasmico di partorire una nuova vita.
    Resi timorosi dalla deflagrazione metafisica femminina, incontrollabile, tentano da secoli di circoscriverla reprimerla opprimerla, cercando il punto di disinnesco che per sua intrinseca natura, piu’ provano a titillarla e piu’ esplode a grappolo.
    Come dire, dall’opera omnia della fecondazione all’alfabeto degli analfabeti, rimandando alle voci bomba H punto G fattore K.
    Sulle palle delle donne, i media i politici i religiosi tambureggiano a iosa.
    In nome della donna, s’invocano anatemi ronde antistupro leggi, su temi prettamente di genere, chirurgia estetica aborto fecondazione assistita eta’ pensionabile.
    In un circo mediatico in cui nani ballerine acrobati d’arrampicata sugli specchi – e donne cannone fumate – eiaculano sul telo del tendone palle sulle donne.
    Quali pappagalli sul trespolo, trapezisti da coazione a ripetere, sopra figa e sfiga.
    Nel frattempo, simili a tondi nasi posticci di pagliacci, lievitano le palle.
    Scimmiette ammaestrate, indomite feline, elefantesse montacarichi, ogni uomo ha la sua icona di donna ideale, animale.
    Specularmente ciascuna donna vede nell’uomo un cammello, un rettile, il nano Bagonghi.
    Solo l’amore trasforma il leone in una gazzella.
    Se gli uomini si riprendessero le palle, le donne sarebbero leggere, libere di volare.
    Levitando, senza rete.

  15. Ciao Diego,come al solito il tuo articolo èbellissimo e attuale.
    Tra pochi giorni è l’8 marzo e anche se ora tante persone(maschi e femmine)la festeggiano in maniera sbagliata e molti non sanno neache il motivo per cui si “commemora” non si “festeggia” la festa della donna.
    Basta guardare cosa pensano gli italiani riguardo il diritto di sciopero.
    Le donne e gli uomini per me sono individui con pari dignità che si compensano a vicenda,ognuno con la sua parte femminile o maschile più o meno preponderante.
    E quando si riesce a far combaciare le due nostre peculiarità viene fuori una alchimia….una alchimia che non si può spiegare ma che è il succo dell vita.

    Quello che mi deprime un pò è vedere come sono rappresentate le donne nella nostra società,basta guardare un pò di TV e pensare a chi sia il ministro delle pari opportunità e per quali meriti ha ottenuto il posto.
    Secondo me le prime ad essere indignate dovrebbero essere proprio le donne……e anche la parte femminile di noi genere maschile.
    Spero di aver fatto capire quello che sento sull’argomento,visto le mie limitate capacità di scrittura.

    Ciao a tutti
    e un pensiero a tutte le donne per l’8 marzo e per non dimenticare.

    Messaggio di servizio per Alma:io devo mettere a posto ancora un paio di cose,fammi sapere il tuo volo, così mi associo,io partirei il sabato 30 maggio al mattino.
    la mia e-mail:riccardo.brero@alice.it

  16. Una dedica

    Ci fanno compagnia certe lettere d’amore
    parole che restano con noi,
    e non andiamo via
    ma nascondiamo del dolore
    che scivola, lo sentiremo poi,
    abbiamo troppa fantasia, e se diciamo una bugia
    è una mancata verità che prima o poi succederà
    cambia il vento ma noi no
    e se ci trasformiamo un po’
    è per la voglia di piacere a chi c’è già o potrà arrivare a stare con noi,
    siamo così
    è difficile spiegare
    certe giornate amare, lascia stare, tanto ci potrai trovare qui,
    con le nostre notti bianche,
    ma non saremo stanche neanche quando ti diremo ancora un altro “si”.
    In fretta vanno via della giornate senza fine,
    silenzi che familiarità,
    e lasciano una scia le frasi da bambine
    che tornano, ma chi le ascolterà…
    E dalle macchine per noi
    i complimenti dei playboy
    ma non li sentiamo più
    se c’è chi non ce li fa più
    cambia il vento ma noi no
    e se ci confondiamo un po’
    è per la voglia di capire chi non riesce più a parlare
    ancora con noi.
    Siamo così, dolcemente complicate,
    sempre più emozionate, delicate ,
    ma potrai trovarci ancora quì
    nelle sere tempestose
    portaci delle rose
    nuove cose
    e ti diremo ancora un altro “si”,
    è difficile spiegare
    certe giornate amare, lascia stare, tanto ci potrai trovare qui,
    con le nostre notti bianche,
    ma non saremo stanche neanche quando ti diremo ancora un altro “si”

    http://www.youtube.com/watch?v=XvjM-H9OiB4

    Ciao

  17. Davanti allo specchio ho visto due persone molto diverse tra loro: una donna ed una madre. La verità è che abbiamo cercato di risolvere i nostri problemi ignorando che “Nessun problema può essere risolto con lo stesso livello di consapevolezza che l’ha creato”.
    Non dobbiamo aspettare che loro si riprendano le palle per volare, ma cercare di bandire le palle per volare tutti insieme. Tutto qui. Ciao.

  18. Lettera a un bambino non siliconato.
    (ovvero gioco di ruoli)
    Tesoro, a volte ti penso come a un uomo,che vive disperso,forse sei li con le tue manine rosa tese,
    verso il futuro,poi mi penso e dico a tutte le cose che ti ho risparmiato di vedere,
    lo squallore,la tv,l’indifferenza le bestialità,la cattiveria e mi rispondo ,che è stato un bene,
    non vederti siliconato depravato,e isolato ,drogato,questo mondo non è fatto per te,
    saresti stato senza Patria,senza rotte,senza senza,senza ideali,
    .ti ho risparmiato la faccia di Berlusconi,la bocca impastata di Romiti,e se poi mi uscivi come Morgan?certo che dire che Morgan è bello c’è ne vuole di fantasia,oltre il limite.
    Ti ho risparmiato i mutui,le code alla posta,gli ammortizzatori sociali,internet,la paura delle malattie,il matrimonio,le fauci di una strega,le ronde,l’incontro con i 4 salti in padella,l’estasy,
    le papaline,gli sms,sei già di là,non stai bene?
    Se mi diventavi un giocoliere del circo?un banconista da macelleria?sarei andata in giro per i
    Corridoi ,perché ti volevo dottore,capo degli architetti,mi sarei tirata i capelli,sempre e ovunque,
    perche tu eri mio,poi con una pernacchia fulminante un giorno mi avresti detto ciao mà,vado,
    dove ?per il mondo a vedere ,le cose belle.
    E mi avresti abbandonato di fronte a un piatto di lasagne fumanti,per correre dietro a una gonnella,squalo,tatuata,piena di percing,o a una ragazza del grande fratello,e mentre il mio castello di carte crollava,mi sarei rimessa a lutto,come fanno le madri,e le donne,quando perdono qualcuno d’importante ,che parte per la guerra,per difendere un idea,ti avrei riempito la borsa,di antiveleni,
    perche un bambino che parte,per la guerra,ritorna di sicuro uomo.

  19. e’ una giornata storta, il tempo fà schifo, il lavoro mi ha sfiancato, la mia banca stà affondando, la mia cagnolona è a casa da sola, ho voglia di una cioccolata con panna, vorrei poi dormire un paio d’ore, vorrei essere in montagna a sciare, vorrei vedere i miei amici, dare un bacio al mio nipote putativo Giacomo, abbracciare il mio Amore Alessia, leggere un libro sul divano, e accendere un incenso…ma ora non posso…però siete voi una bella cosa che val la pena di vivere, anche per pochi minuti.
    Grazie a tutti, e a te Diego un caloroso abbraccio, come sempre.

    Luca

  20. Aldilà di qualsiasi considerazione, sono convinta che quando le persone(uomo, donna, bianche, nere, rosse, gialle, etero, omo….) intelligenti si innamorano, lo fanno nell’unico modo possibile, come dei deficienti, il resto è chiacchiera

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