UN GIOCO AL MASSACRO: LO SCARICABARILE

Sono felice perché Stefano Cucchi ha ottenuto giustizia: i due carabinieri che lo picchiarono a morte sono stati condannati. Ma so che molti commenteranno che la sentenza è stata manipolata dalla magistratura “di sinistra”. Ricordo quei politici che disprezzarono Ilaria Cucchi per la sua battaglia, oggi dovrebbero chiederle scusa, ma so che non lo faranno. L’acqua alta ha sommerso Venezia, se fossimo sommersi dalla verità sarebbe meglio. Ma so che non sarà così. Ho sentito protestare Luca Zaia, presidente della Regione Veneto: «Che fine ha fatto il Mose? Bella domanda, il Mose è un progetto dello Stato centrale. Non sappiamo nemmeno se funziona. Prendiamo atto che ci sono 5 miliardi di euro sottacqua. Non ho capito perché non sia già in funzione». C’è da indignarsi, giusto. Ma qualcosa non quadra. Da quanti anni comanda lui, in Regione? A chi chiederlo se non a se stesso? Non era sempre Zaia il vicepresidente di Giancarlo Galan, arrestato per le tangenti sul Mose? La Lega non era forse determinante in quella Giunta corrotta, presieduta da un uomo di Forza Italia come Galan? Non si sono alternati al potere Lega e Forza Italia nel corso di infinite alte e basse maree senza muovere un dito fino alla mareggiata che ha sconvolto il mondo?

Anche Zaia dovrebbe chiedere scusa, ma non ci pensa nemmeno. Come non ci pensa, sull’altro fronte, Matteo Renzi che, dopo aver fatto carte false per far nascere un governo contro la Lega, attacca tutti i giorni la sua stessa creatura come un bambino isterico prende a calci un giocattolo perché ne vuole uno nuovo. Ma anche Matteo Salvini, ieri, a Bologna, era furioso come un bambino: “Non c’è il pienone, ma i centri sociali hanno bloccato i pullman. Ora dobbiamo liberare la Regione e tornare al governo”. Credo che la sua stizza fosse dovuta ad altro che un pullman: il PalaDozza, dove si erano radunati i seimila leghisti bolognesi che vogliono essere “liberati” dalla sinistra, era stato circondato in piazza Maggiore da quindicimila “sardine” che si rifiutano di abboccare all’amo di Salvini e si ritengono liberati sin dai tempi di Bella Ciao.

Potremmo andare avanti con altri infiniti esempi tratti soltanto dalle cronache di ieri. In realtà si tratta sempre dello stesso gioco irresponsabile. Si chiama “scaricabarile”. Vale per chi dava a Ilaria Cucchi della “schifosa”, per Zaia che incolpa lo Stato centrale esimendosi dalle proprie responsabilità,  per Renzi che prima mette insieme Pd e 5 Stelle, ossia il diavolo con l’acqua santa, poi si scandalizza se il governo non fa miracoli, vale pure per Zingaretti che dà la colpa a Renzi se la maggioranza fa acqua. E vale per chi ha scritto questo pezzo, che tirando una riga e mettendo tutti gli altri al di là, spera di non giudicare se stesso per quel che è: uno scaricabarile. Ecco, l’ho fatto. Voi fate pure come vi pare. Ma sulle avvertenze di questo gioco nazionale dovrebbe esserci scritto l’avviso: “Attenzione, lo scaricabarile produce un sollievo ingannevole perché in breve tempo conduce te e il tuo paese alla rovina”.

Sempre ieri, e concludo, ho letto che Lara Comi, ex esponente di Forza Italia, è stata arrestata per presunte tangenti. Invece della solita rabbia mi è venuta pena, come se avessero arrestato mia sorella. Ho pensato che per poche migliaia di euro la sua immagine a tutti nota, perché ha molto frequentato i talk show, sarebbe stata insozzata a livelli inenarrabili per sempre. Già un mandato di cattura è terribile, ma la gogna mediatica è lapidaria. Siamo sicuri che noi, in un ruolo di potere, saremmo esenti dal commettere qualche grave sciocchezza? Certo, assumere tua madre e portartela al Parlamento europeo come tua assistente, per dire, non denota un alto indice di civiltà. Ma è talmente sciocco e imprudente che mi fa quasi tenerezza. Va detto che la Comi ha rimborsato questi stipendi di mammà. Poi però avrebbe figliato altre stecche, per sé e per il partito. Sia come sia, giocare allo scaricabarile con una creatura di Berlusconi, per uno come me che non lo voterebbe neanche sotto tortura, è il primo barbaro impulso: ben le sta! Non sono certo un santo ma provo misericordia per lei, per noi, per come ci siamo ridotti. Non gioco più allo scaricabarile. Ho smesso. E ho un sogno. Che Piazza Grande si riempia di folla sorridente e battagliera anche se al PalaDozza non c’è Salvini.

Un commento su “UN GIOCO AL MASSACRO: LO SCARICABARILE”

  1. l’Ilva di Taranto manca al tuo elenco Diego. Venezia sta affogando e si porta con sé tutta l’ipocrisia che da cinquant’anni ha inondato questo nostro paese ormai alla deriva. Ci vorrebbe una primavera in questo cupo, miserabile inverno Italiano.

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