MENZOGNE D’ITALIA, QUELLO SPORCO BUSINESS

Il solo fatto che il caso Emanuela Orlandi torni in prima pagina e negli strilli dei tg in concomitanza all’uscita di un best seller annunciato, mette una tristezza infinita. Il documento prescelto per il lancio editoriale non è né vero né falso, ma puzza di vero pur essendo una patacca.

Nel leggere la formula “Sua Riverita Eccellenza”, in una lettera rivolta a un cardinale, mi è tornata in mente la battuta sprezzante di Luchino Visconti, che mi raccontò un suo amico, dopo aver visto La Dolce Vita di Fellini: «Quella è la nobiltà come se l’immagina il mio cameriere». In questo caso il Vaticano visto da un lavapiatti cinese, che non è tenuto a sapere quanto “Sua Eccellenza Reverendissima” sia più appropriato di un “Riverita” da paese di servi, quale siamo.

Un paese che, da sempre, col dramma ci pasteggia a champagne e si diletta a danzare con la menzogna che, in questo caso, ha il bel viso da sventurata di Emanuela, una specie di Corradino di Svevia dell’Italia moderna. Il piccolo imperatore sedicenne fu decapitato a Castel dell’Ovo di fronte alla folla ammutolita. Lei uccisa mille e una volta, sui giornali alla tv nei libri al cinema, gettata in pasto a questo paese chiacchierone che non conosce né il pudore né la sobrietà, almeno quella, del silenzio.

Il portavoce Vaticano ha definito “falso e ridicolo” l’ennesimo “scoop” sozzo del sangue di una minorenne. Ma falsa e ridicola risuona più alta ancora la menzogna nel cuore della cristianità. Basti pensare alle migliaia e migliaia di altri reati pedofili commessi dai sacerdoti e coperti per secoli dalle autorità vaticane. Tutto per il timore di perdere potere e credibilità, negando ciò che di più sacro c’è in quella religione: la confessione, la misericordia, il perdono.

Dispiace che Francesco domenica prossima non spalancherà la finestra per arieggiare San Pietro e contagiare lo Stato confinante con una parola di verità su Emanuela. Di sicuro troverebbe, appostato a un’altra finestra, un cecchino per assassinarlo, o meglio ancora qualche domenica dopo, tanto per depistare, al termine di un discorso che non c’entrerebbe nulla ma su cui le tv potrebbero sbizzarrirsi ancora e ancora.

Può certamente darsi che, intrecciata alla vicenda della ragazza scomparsa, ci fosse la banda della Magliana, o che il papà di Emanuela dovesse essere “avvertito” di non azzardarsi a testimoniare ciò che sapeva del crack del Banco Ambrosiano e del “suicidio” di Roberto Calvi, il banchiere di Dio, sotto il ponte londinese dei Frati Neri, o che invece bisognasse zittire Alì Agca (tutto questo è  estremamente eccitante per il giornalismo folkloristico di casa nostra). Sta di fatto che la verità credo sia più arida e nuda.

Una ragazza sacrificata come un agnellino in una messa nera a sfondo sessuale celebrata da qualche mammasantissima della chiesa. Forse, chissà, era pure rimasta incinta. E visto che era cittadina vaticana, e non si poteva lasciar tornare a casa da mamma e papà a raccontare l’accaduto, l’avranno ridotta al silenzio in un prezzolato manicomio inglese, svuotandone la memoria fino alla morte.

Vero o no chi può dirlo? Soltanto Francesco, ormai.

Che parli allora, il Papa, invece di far muovere accuse di “falso e ridicolo” al suo “Riverito” portavoce.

La verità ci ha fatto battezzare cristiani ma la menzogna ci sta facendo morire italiani.