LE LACRIME DI KIOS -Reportage di JACK FOLLA da un’isola greca di 6000 condannati a morte

 

Hola hermanos! Ciao terrorizzati Re e Regine d’Italia, togliamoci per un attimo tutte le Corone virus dalla testa, vi va? Anch’io ho paura come voi, fratelli. Ma non sono volato qui a Kios per tenervi a centinaia di km di distanza da me, al contrario. Sono venuto su quest’isoletta greca di cui non fotte nulla a nessuno, per curarmi dalla paura del contagio con l’unico antidoto che funziona. Stringermi stretto a una paura più vasta: quella degli altri. I Senza Niente. I veri appestati della Terra. Perché qui a Kios si spara, si violenta, si muore. E dopo quello che ho visto, se anche un pipistrello col Covid-19 una sera mi entrasse mai dalla finestra, gli offrirò una birra all’amuchina. Perché nessun virus potrà mai sconvolgermi tanto come il pianto di Yasmine.

Yasmine è una bimba di sei anni che, mesi fa, spargeva lacrime davanti ai nostri occhi, migliaia di lacrime, un pianto irrefrenabile,fra gli echi degli spari e le ronde dei “Cacciatori” di Alba Dorata, il movimento dell’estrema destra greca. Squadracce che appiccano incendi, manganellano i profughi, li riconsegnano alla polizia greca o li respingono in mare sui loro gommoni bucati per farli speronare dalla Guardia Costiera. Era fuggita dalla Siria, la piccola Yasmine con la madre e la sorella. Due donne in fuga con una bambina. Dietro le spalle le bombe, il loro passato in macerie, e davanti agli occhi l’unica, fragile, estrema possibilità: l’Europa. Ma la mamma è annegata nello Stretto. Allo sbarco, la polizia greca l’ha strappata via dalla sorella maggiore, sospettata di essere una trafficante di esseri umani. L’hanno trascinata via, a Lesbo, per accertamenti. Yasmine è rimasta qui, sola, ha cominciato a piangere e non ha smesso più. L’unico appiglio che le rimaneva era un fratello, in Svezia. Per otto mesi il governo greco  ha cincischiato, otto mesi, vergogna, lasciandola a Kios. Finalmente Yasmine ha potuto raggiungere l’ultimo frammento del suo album di famiglia. Ora è in salvo a Stoccolma.

Sapete cosa sono le Lacrime di Kios? Le gocce di resina con cui campa la gente di qui. Lo chiamano il superfood  greco. È un mastice che fa bene allo stomaco, ai denti, un vero toccasana per la pelle. Ma lo strazio di una bambina non guarisce mai. Così per me Kios produrrà in eterno le lacrime di Yasmine. Lacrime di sangue. Come le gambe ustionate di Amara, questa giovane congolese seduta davanti a me, provocate dai fumi della benzina e dall’acqua salata, la miscela corrosiva sul gommone che l’ha condotta alla deriva per 2000 euro su quest’isola dimenticata dal mondo.

Amara ha attraversato tutto il Nord Africa, poi la Siria, la Turchia, fino ad approdare in un campo profughi. A ogni stazione di questa fuga verso la libertà, -racconta-, ha subito stupri di gruppo, insulti, schiaffi, le hanno portato via fino all’ultimo centesimo. Si guarda intorno fra gli ulivi, terrorizzata. Teme che da un momento all’altro possano ripresentarsi le squadracce di Alba Dorata.

 E adesso a chi mi dice “buonista”, attento, ti stacco la lingua a morsi, così te ne accorgi di quanto sono buonista. Ci avete veramente sfrantumato i coglioni con ‘sto buonismo. Se voialtri avete un’anima di merda non è colpa nostra. Siete come quelli di Alba Dorata e i sovranisti europei che gli fanno l’occhiolino. Gentaglia.

Dunque la situazione è questa, hermanos. I profughi di Kios hanno paura, fame, sono bisognosi di tutto e non sanno più dove sbattere la testa. I greci di qui se la passano solo un poco meglio, ma hanno il terrore, a loro volta di essere invasi. Di diventare una Colonia dei Poveri. I fascisti di Alba Dorata si sentono autorizzati a farsi giustizia da soli. La polizia chiude un occhio con gli squadristi del Terzo Millennio, ma se sei un disperato e tenti di sbarcare qui, ormai possono spararti a vista. Se ti acchiappano, ti rigettano dall’altra parte, in Turchia. Ma lì c’è Erdogan, il premier turco, quest’altro funesto giocatore di anime. Sta illudendo la povera gente che i confini sono aperti e l’Europa è lì a portata di mano. Così ricatta l’Europa, che non li vuole, per farsi sganciare altri miliardi. Ormai la tratta degli schiavi non la fanno più i trafficanti la fanno direttamente i Governi.

E l’Europa che fa? Noi stiamo a guardare abbacinati dal panico come una lepre dai fari di un Tir in mezzo alla strada. Il Coronavirus finisce col diventare una scusante per la propria inerzia di fronte a questa apocalisse umanitaria. Le Costituzioni arrossiscono e i Diritti dell’Uomo si sbianchettano da soli. Stiamo tutti diventando senza vergogna e i nostri nipoti ce ne chiederanno conto. “Nonno ma come hai potuto girarti dall’altra parte? Non vi vergognavate?”

Il peggio è che qui nessuno ha soltanto ragione e tutti, chi più chi meno, hanno anche torto. Quindi per me contano solo le lacrime di Yasmine. Le ustioni di Amara. L’amicizia con Francesco Perna, un vigile del fuoco che con altri amici, tutte le volte che può, raccoglie cibo, indumenti, medicinali e parte per Kios a fare volontariato.

Tempo fa mi aveva scritto: “Spero che questa, Jack, tu la senta un po’ come una battaglia anche tua, perché qui la gente riceve un ergastolo per la sola colpa di avere il passaporto sbagliato”. E io sono arrivato a Kios appena in tempo per vedere lo scempio.

L’altra notte, alle 3:30, gli estremisti di Alba Dorata hanno dato alle fiamme il magazzino in cui Francesco e gli altri volontari avevano ammassato gli aiuti che erano riusciti a portare dall’Italia: cibo, medicine e tende per ricoverare i profughi che dormono in strada. Tutto incenerito, ma il mio amico Francesco Perna non molla: “Non può essere questa l’Europa, non può essere stracciata così l’umanità. La verità è che qui vengono fatti prigionieri in campi con filo spinato e lasciati a marcire in condizioni orribili. Ci sono 6000 rifugiati, per lo più siriani. Ci sono neonati ma anche settantenni; in questo momento 80 donne incinte. Ci sono ingegneri, dottori e maestri, operai. Gli arrivi dipendono dal meteo, per ora sembra che 80.000 rifugiati siano sul confine pronti a partire”.

Poi Francesco abbassa la voce, non vuole far mai i nomi di nessuno. Neanch’io, questi sono tutti nomi inventati che camminano sulle gambe di storie vere. Mi sussurra: «Ho visto che parlavi con Amara. Lo sai che è un’insegnante di Filosofia? L’altra notte facevamo la guardia al campo, ho visto la sua ombra dietro la tela fare strani gesti, stava per auto lesionarsi, capisci? L’abbiamo fermata in tempo”. Come i bambini che tentano di uccidersi sugli scogli di Lesbo.

Questi sono gli ultimi dati diramati dal governo greco: dall’inizio della crisi la polizia ha respinto 32.423 profughi che hanno provato a entrare illegalmente nel Paese e hanno fermato 231 persone che ci sono riuscite, queste ultime sono state braccate e catturate con il fattivo aiuto dei Cacciatori fascisti di Alba Dorata.

Non ho altro da aggiungere, come si dichiara sui verbali della polizia. Ma qui a Kios regna solo l’ingiustizia. Francesco vi avverte che se volete partire per dare una mano siete i benvenuti, ma dovete essere autosufficienti in tutto. Con soli 13 euro, invece, si può assicurare una tenda per far dormire donne, vecchi e bambini al coperto e non per strada.

Re e Regine d’Italia? Possiamo rimetterci le Corona virus in testa. Non me ne fotte niente di essere stato lungo. Fatevelo da soli il riassunto sui 6000 condannati a morte di quest’isola. Io preferisco contare una per una le lacrime di Kios.

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