Bertold Brecht oggi (o il pastore Martin?)

Ricevo e pubblico dal comitatopermanenteondinapeteani@yahoo.it il seguente testo:

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento perchè
rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto perchè mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato perché mi
erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti ed io non dissi niente perchè
non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare.
Bertolt Brecht
Un testo popolare e cliccatissimo in tutto il web,  non di Brecht, come mi aveva scritto il comitato per la staffetta partigiana ondina peteani, ma del pastore Martin Niemöller (1892-1984)

Provate ad immaginare.
Una persona del vostro quartiere è sorpresa dentro un appartamento:
forse voleva rubare, forse voleva portar via una neonata. Viene
arrestata.

 

Provate ad immaginare.
Il giorno dopo e poi quelli successivi, ragazzi in motorino
lanciano una molotov contro la casa di un vostro vicino. L’incendio
brucia in parte l’appartamento ma, per fortuna, l’uomo, la donna e
i due bambini che ci vivono se la cavano. Spaventati, ma incolumi.
Poi è la volta di un intero quartiere: arrivano a centinaia con i
bastoni e le bottiglie incendiarie. La gente scappa si rifugia da
parenti.

Provate ad immaginare.
Un bambino che vive ad un paio di isolati da casa vostra viene
circondato da gente ostile che, sapendo che è del vostro paese, lo
insulta, lo schiaffeggia, lo spinge a forza dentro una fontana. Il
bambino è piccolo, forse piange, forse stringe i denti perché la
violenza degli altri è un pane duro che ha imparato a masticare sin
da quando è nato.

Provate ad immaginare.
La furia non si placa: anche i quartieri vicini sono sotto assedio.
Raccolte in fretta poche povere cose intere famiglie si
allontanano. La polizia non ferma nessuno degli incendiari ma
"scorta" voi e i vostri compaesani. Andate via. Non sapete dove.
Lontano dalle molotov, lontano dalla rabbia, lontano dalla ferocia
di quelli che sino al giorno prima vivevano a poche centinaia di
metri da voi. Andate in cerca di un buco nascosto dove, forse,
potrete resistere per un po’. Fino alla prossima molotov.

Provate ad immaginare.
Vostri compaesani e parenti che vivono lontano, in altre città,
vengono assaliti, le loro case bruciate. Anche loro sono in strada.

Provate ad immaginare.
Il governo del vostro paese vara misure straordinarie per far
fronte all’emergenza. Leggi per fermare la violenza e l’illegalità.
Leggi contro di voi ed i vostri parenti, contro i vostri vicini di
casa, contro quelli del vostro quartiere e contro tutti quelli del
vostro stesso paese.

Provate ad immaginare di essere in Italia, in questo maggio del 2008.
Non vi pare possibile?
Eppure è cronaca di tutti i giorni. La cronaca di un pogrom.

Un pogrom che sta incendiando l’Italia. Brucia le baracche dei rom
e corrode la coscienza civile di tanti di noi. Qualcuno agisce, i
più plaudono silenti e rancorosi, convinti che da oggi saranno più
sicuri. Al riparo dalla povertà degli ultimi, di quelli che non si
lavano perché non hanno acqua neppure per bere, di quelli che di
rado lavorano, perché nessuno li vuole, di quelli che vanno a
scuola pochi mesi, tra uno sgombero di polizia ed un rogo razzista.

Forse pensate che questo non vi riguarda. Forse pensate che questo
a voi non capiterà mai. Siete cittadini d’Europa, voi. Siete gente
che lavora, che paga il mutuo, che manda i figli a scuola. Forse
avete ragione. Forse no. Nella roulette russa della guerra sociale
c’è chi affonda e chi resta a galla. Il lavoro non c’è, e se c’è è
precario, pericoloso, malpagato. Il mutuo vi strangola, non ce la
fate ad arrivare alla fine del mese, a pagare tutte le spese, ma
forse, tirando a campare, con la paura che vi stringe la gola, ce
la farete. Gli altri, quelli che restano fuori, che crepino pure.
Nemici, anche i bambini. O li caccia il governo o ci penserete voi
stessi, di notte con i bastoni e le molotov. A fare pulizia. Etnica.
Intanto, giorno dopo giorno, i nemici, quelli veri, vi portano via
la vita, rendono nero il vostro futuro. Il nemico marcia sempre
alla nostra testa: è il padrone che sfrutta, è il politico che
pretende di decidere per noi, che vuole che i penultimi combattano
gli ultimi, perché la guerra tra poveri cancella la guerra sociale.

Provate ad immaginare che un giorno il padrone vi licenzi, che la
banca si prenda la casa, che la strada inghiotta voi e i vostri
figli.
Sarà il vostro turno. Ma allora non ci sarà più nessuno capace di
indignazione, capace di rivolta.

Provate ad immaginare un futuro come questo presente, da incubo.
Un’offensiva razzista senza precedenti che trova pericolosi
consensi anche in quegli strati popolari che avrebbero mille motivi
per rivoltarsi contro ben altri soggetti e, cioè, contro i poteri
forti e i suoi costanti soprusi sulle classi subalterne.
Morti sul lavoro, salari da fame, precarietà diffusa e
disoccupazione, problema casa, distruzione dei servizi sociali,
problematiche sociali diffuse il cui responsabile ha un nome e
cognome ben chiaro: il sistema capitalista, che continua a produrre
super-profitti da una parte, guerre, sfruttamento e miseria
dall’altra.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: strada libera per la
crescita di un nuovo fascismo, istituzionale, squadrista e
addirittura popolare.

Provate ad immaginare.
Un giorno qualcuno potrebbe chiedervi "dove eravate mentre
bruciavano le case, deportavano la gente, ammazzavano i bambini?"
Non dite che non sapevate, non dite che non avevate capito, non
dite che voi non c’entrate.

Chi non ferma la barbarie ne è complice.

 

24 commenti su “Bertold Brecht oggi (o il pastore Martin?)”

  1. molto bello e vero, commovente…
    ma dove erano i compagni quando tutto cio’ e’ accaduto a me?
    Dov’era quel bastardo del mio ex marito comunista?
    Dove erano gli amici di partito?
    Dov’era il tuo caro Veltroni?
    Dov’eri tu, quando io con la mia bambina di 4 anni andavo a vendere l’oro per comprare qualcosa da darle da mangiare?
    Te lo dico io, eraVate con le chiappe al sicuro nelle Vostre tiepide case, a farVi seghe cerebrali e i buoni samaritani di sinistra.
    Perche’ io ho sempre lavato la mia bambina, non mi sono mai prostituita, non ho mai elemosinato o mandato lei, non ho mai torto un capello ai figli e a nessun altro, non ho mai rubato ma solo derubata, non mi sono mai drogata se non con parole…
    Ora rispondetemi cari compagni di sinistra da libro Cuore, dove eravate Voi?

  2. Buonasera Roxana .Sei stata davvero forte ad affrontare una situazione tanto commovente. Io non penso che questo maledetto momento di solitudine in cui ti sei trovata sia direttamente collegata con la politica o con idee di principio. Un compagno che volta le spalle alla propria famiglia non ha colore , come non lo hanno tutte le persone che si rimboccano le maniche…mandano a fare in culo tutto e tutti (pure la sorte !)e per forza e testardaggine fanno da soli. Tu ,quando la tua bambina sarà grande ,di sicuro sarai il suo eroe ,perchè l’hai accudita e sfamata con fatti e sacrifici e non con le parole.
    Hai fatto la cosa giusta . Hai potuto scegliere di fare la cosa giusta e di comportarti onestamente. A me piacerebbe solo
    che questa stessa possibilità , fosse data a tutti. La possibilità di scegliere il sacrificio e di rimboccarsi le maniche se occorre ( e ti assicuro che è una ruota che gira per tutti…) a prescindere dal colore della pelle o dalla terra di appartenenza.Solo questo.
    Chi poi sceglierà di non giocare la partita onestamente..chi non sceglierà di lavare la bambina , chi di prostituirsi o di drogarsi poi ne pagherà le conseguenze , come dovrebbe essere giusto in tutti i paesi civili. Ma la caccia al Rom , il dagli al terrone , il picchia il ricchione sono delle campagne inutili per mascherare le cose che non vanno. Anche questa cosa non ha colore.Ogni volta che il potere politico è in difficoltà inizia campagne contro qualche minoranza. Io non penso esistano reati con un colore.. esistono solo reati.Ma esiste anche l’onestà …e nemmeno questa è appannaggio di una razza o di una cultura.
    Ciao ..sei una grande.

  3. Cara Roxana,nelle tue domande ne ho lette altre mille, altre domande, le tue ,le mie. Ti premetto che leggo sempre con grande interesse i tuoi interventi, sempre serissimi e solidi figli di un’autenticità che solo una vita vissuta tra domande e tentativi di risposte può generare.
    Il post di Diego illumina ciò che ci sta intorno,appena fuori di noi, almeno così mi sembra; proprio in un luogo dove per natura umana è difficile giungere, un pò più in là di noi stessi dove la ragione dovrebbe lavorare sodo e uscire dalla miseria dell’egoismo e del piccolo e meschino orticello personale.Lo sguardo dell’uomo civile,l’impegno a costruire il mondo in una forma migliore. Poi arrivi tu,e poni domande che sembrano alla prima lettura simili, chiedi il perchè dell’indifferenza, dell’abbandono,dei mille volti che si sono voltati da un’altra parte mentre chiedevi di una mano per farcela, per non essere sola.Questo ,Roxana, mi sembra arrivi da dentro, da ciò che sei, da un modo pulito di credere nel valore delle proprie idee, da una maniera semplice, eppure così difficile da realizzare,di scrivere la propria vita,nell’onestà di ciò che si crede e nello sforzo immane che richiede di non precipitare nelle trappole della meschinità, dell’egoismo.
    Tu oggi puoi fare a gran voce queste domande, e puoi farlo guardando dritta negli occhi il tuo passato.E’ stata dura, e forse lo sarà, ma credimi è il volo più alto che una donna possa fare. Ciao.

  4. Non ho bisogno d’immaginare, ho vissuto sulla mia pelle il fatto di essere povero, e non importa di che colore è la tua pelle dove sei nato o da dove vieni quando sei senza soldi non conti nulla, il vuoto si fa attorno a te non ti vuole vedere nessuno,i parenti non rispondono, gli amici non esistono più e tu con le scarpe bucate cerchi di affrontare il drago devi sfamare i figli, e certo la vita la vedi in un modo diverso, ti rendi conto che le persone fanno tutti delle belle parole bei discorsi, tanto sei tu nella cacca mica loro
    M’immagino anche le persone violentate e picchiate,uccise per niente.
    Quello che sta accadendo in Italia è il frutto dei più buoni
    Di coloro che hanno pensato ad un popolo multinazionale ad uno stato molto solidale con il motto dell’accoglienza pensando ai problemi degli albanesi, dei marocchini,ecc a coloro che pensano che bisogna dare gli appartamenti ai clandestini e anche ai loro parenti e per gli zingari degli albergoni coi frigobar e le televisioni.Diciamolo l’Italia è invasa dalla povertà, La Romania si è liberata di gente scomoda per loro dando il problema a noi che siamo così buoni. Adesso ci ritroviamo ad affrontare la povertà fra di noi. e nessuno ora si può sentire escluso.

  5. Le paure di un genitore che paga il mutuo, con difficolta’, che cresce due bambine, con difficolta’, che “vive” andando a lavorare tutti i giorni, con difficolta’, sono quelle che esprime bene Jack.
    Roxana… fai bene a scaricare la tua rabbia e semmai non lo sapessi già, il mio rispetto nei tuoi confronti e’ aumentato sapendo cose che non sapevo.
    Jack… cosa dobbiamo fare?
    Io credo che parlarne sia doveroso, obbligatorio, serve a cacciare i fantasmi, a far luce sull’angolo buio di ogni coscienza, ma ti assicuro che e’ difficilissimo convincere, prima noi stessi e poi gli altri, che perseguire i rom non sia giusto.
    I media martellano e ingannano e fanno vedere solo quello che i padroni del momento voglion che noi vediamo…. eppure.. io per primo .. mi trovo a disagio quando vedo uno “zingaro” vicino alle mie bambine….
    Le paure dell’uomo nero, sporco, diverso, ladro sono insite in me che mi ritengo di mentalità meno gretta di altri.
    Come faro’ a convincere gli altri?
    Come faro’ ad educare le mie bambine a capire il prossimo senza rischiare che vengano sfruttate per questa loro apertura mentale?
    A volte… ho quasi il terrore di aver commesso un madornale errore a volere dei figli, ma poi mi pento subito anche solo di averlo pensato… i loro sorrisi e i loro occhi che vogliono essere riempiti delle mie carezze e dei miei insegnamenti sono il premio piu’ bello al mondo… e se anche non avessi avuto figli, ci sarebbero milioni di occhi che hanno bisogno che non lasciamo loro solo terra bruciata e odio.
    Sono andato a ruota libera… scusami e scusatemi tutti.
    Un abbraccio sincero.
    Beppone

  6. “La maggioranza è…silenziosa…”.Questa frase l’ha pronunciata quasi come sollievo al suo dolore e alla sua solitudine la vedova di Calabresi in una recente intervista.Nel vedere tanta gente ai funerali del marito ha pensato questo…Io penso invece che sia questo il campo fertile sul quale ogni orrore può attecchire: il silenzio. Non solo quello indifferente al dolore altrui, ma persino quello solidale. Non possiamo rimanere silenti dinanzi a ciò che è sbagliato. L’emergenza è la povertà, il degrado, l’ignoranza, anche la criminalità ovviamente. E’ certamente vero che spesso i più miserabili commettono reati, ma dobbiamo cercare cause più convincenti della loro nazionalità, etnia, cultura…Così troveremo anche soluzioni più efficaci per vivere tutti più sicuri. Ciao a tutti.

  7. Provate a immaginare
    di essere in un emergenza
    che per anni ti ha
    stritolato il cuore.
    Non poter essere madre:
    gli amici scappano
    non ti invitano neanche piu
    forse gli dà fastidio il tuo
    gusto di sigaretta-
    darebbero fuoco
    a chi gli ruba il posto
    macchina
    tu gli impesti le tende
    del salotto-
    salutisti
    senza esserlo
    inquinanti senza saperlo-
    vedono il diverso
    anche dove c’è solo miseria-
    d’affetto-
    tu prova a tirare un urlo-
    di aiuto-
    sicuramente sentirai il rumore
    delle imposte
    che si chiudono.
    ——————–

    Amelie2000

  8. Posso solo cercare di immaginare cosa succederà quando le cose peggioreranno, perchè le cose sì, peggioreranno. Anche fuori dall’Italia. Il “rientro del benessere”, da non confondere con il ritorno della poverta’ (quella non ritorna) che aveva profetizzato Pasolini, unico nostro veggente. Ti scrivo dall’Olanda dove sembra di vivere su un altro pianeta, rispetto a quel mio povero paese infelice. Mutui, case, cococo… Le cose cambieranno pure qui? E come reagirà la gente? Non hanno i Rom, embe’, se la prenderanno con gli italiani, o con i turchi? Devo sperare che se la prendano coi turchi? O forse saranno più razionali, ci penseranno su e arriveranno alla (giusta) conclusione che i turchi sono meno falsari di noi altri.
    Oppure devo pensare che, sì, qualche popolo ha ancora degli anticorpi, qualcuno ragiona ancora, qualcuno ha ancora voglia di farsi domande, di discutere? A volte credo di sì, quando vedo la gente (pure i giovani!) applaudire i reduci del ’45 che sfilano il giorno della liberazione (avrete capito che non sto parlando dell’italia). Eppure, altre volte mi sembra che questi non siano altro che degli ultimi colpi di coda di una civiltà ormai scomparsa.
    Non so che dire Diego, ogni giorno che passa ho sempre meno parole. E così altri come me, credo. Come scriveva Celine, mi sono stufato di avere ragione, e che non se ne parli più.

  9. credo solo che conviene spegnere la luce, e provare a dormire…almeno un pochino, per far si che un sogno venga a farci visita, che per un momento, solo uno, i problemi, il dolore e la solitudine sian bandite dal nostro piccolo mondo.La violenza è nella gente, al mattino in macchina come in un locale, a spasso con la tua fidanzata come in una partitella tra amici.Ormai è la serenità che fà notizia, non più la violenza…non va bene.Un abbraccio a tutti voi ”amici senza volto ma col cuore”.Vado a bere una birra con un amico tra un po’; brindo anche per voi.

  10. Vecchio mio, questa volta esci da questo sito e ci immerci in una strana approssisia. ed ora ogni guerra continua ad essere ricordo davanti alle tragedie.In quelle vite gridate, poco o nulla amate, precipitose vi è solo il pacato narrare delle memorie. continuate a dimenticare gli anziani, i disabili mentali e che questo come il passato governo hannoincetivato la delocalizzazione.
    Sono andati.lelobby in romania ad investirea danno dei lavoratori Italiani. In quel luogo hanno chiesto pace e sicurezza e hanno allontanato gli affamati che non sanno fare altro che degradare quello che già da tempo è degradato…dovresti saperlo, Diego, che i prossimi, dopo i romm saranno i disabili mentali, Io cosa farò?
    penso alla bibblioteca ospedaliera, infine ad un bicchier d’acqua sul comodino, e accanto la pillola, un oggetto candido,neutrale,fabbricato in serie,un oggetto tanquillo,perfettamente geometrico,un discoide,una sfera,garantito e fornito dallo stato che poi altro non è che la risultanza fra lobbye e potere. qualcosa di vergognoso..ma cosa importa, Diego, tanto siamo sempre stati in pochissimi a difendere sinceramente queste cosidette teste matte. ricordo nel mio precedente posto in cui lavoravo fino a qualche mese fa che quando aiutavo un disperato molti ridiacchiavano con proterva ilarietà, sai quei sorrisini ammicanti che ti prendono anche per il cu… spesso ero preso e rmproverato perchè aiutavo…Ora che mi resta? Sarò braccato? ridotto ad una nevrosi maniacale, catafratto di onerose cinture di castità.io che potevo vivere nel lusso e ho scelto,invece la normalità,la miseria? forse sentirai l’amrezza di non poter fare niente Diego quando saprai di me e di quelli che continuo malgrado tutto a difendere, sarai esposto all’agressione dei tuoi stessi sentimenti.
    Ho sostenuto un governo che mi punirà. sono masochista? no, non lo sono! per missionario fervore farò di tutto per oppormi alla catastrofe se di catastrofe si può parlare.
    spesso mi domando caro diego,almeno me lo domando per quel che riguarda il campo di cui mi sto okkupando,disabilità Mentale e senza fissa dimora, ma in questi due anni che ca… sono stai a fare al governo. potevano aiutarci e,invece proprio dallaturco livia pochezza,sordità,tristezza,silenzio…
    bye bye caro Diego

  11. Il presagio è divenuto realtà…
    “Grazie” a leggi come quella sul “reato di clandestinità” presto saremo lo stato più razzista d’Europa!

    Sicurezza,

    don Luigi Ciotti scrive ad una donna Rom

    Cara signora,

    ho visto questa mattina, sulle prime pagine di molti quotidiani, una foto che La ritrae. Accovacciata su un furgoncino aperto, scassato, uno scialle attorno alla testa. Dietro di Lei si intravedono due bambine, una più grande, con gli occhi sbarrati, spaventati, e l’altra, piccola, che ha invece gli occhi chiusi: immagino le sue due figlie. Accanto a Lei la figura di un uomo, di spalle: suo marito, presumo. Nel suo volto, signora, si legge un’espressione di imbarazzo misto a rassegnazione. Vi stanno portando via da Ponticelli, zona orientale di Napoli, dove il campo in cui abitavate è stato incendiato. Sul retro di quel furgoncino male in arnese – reti da materasso a fare da sponda – una scritta: “ferrovecchi”.

    Le scrivo, cara signora, per chiederLe scusa. Conosco il suo popolo, le sue storie. Proprio di recente, nei dintorni di Torino, ho incontrato una vostra comunità: quanta sofferenza, ma anche quanta umanità e dignità in quei volti.

    Nel nostro paese si parla tanto, da anni ormai, di sicurezza. È un’esigenza sacrosanta, la sicurezza. Il bisogno di sicurezza ce lo abbiamo tutti, è trasversale, appartiene a ogni essere umano, a ogni comunità, a ogni popolo. È il bisogno di sentirci rispettati, protetti, amati. Il bisogno di vivere in pace, di incontrare disponibilità e collaborazione nel nostro prossimo. Per tutelare questo bisogno ogni comunità, anche la vostra, ha deciso di dotarsi di una serie di regole. Ha stabilito dei patti di convivenza, deciso quello che era lecito fare e quello che non era lecito, perché danneggiava questo bene comune nel quale ognuno poteva riconoscersi. Chi trasgrediva la regola veniva punito, a volte con la perdita della libertà. Ma anche quella punizione, la peggiore per un uomo – essendo la libertà il bene più prezioso, e voi da popolo nomade lo sapete bene – doveva servire per reintegrare nella comunità, per riaccogliere. Il segno della civiltà è anche quello di una giustizia che punisce il trasgressore non per vendicarsi ma per accompagnarlo, attraverso la pena, a un cambiamento, a una crescita, a una presa di coscienza.

    Da molto tempo questa concezione della sicurezza sta franando. Sta franando di fronte alle paure della gente. Paure provocate dall’insicurezza economica – che riguarda un numero sempre maggiore di persone – e dalla presenza nelle nostre città di volti e storie che l’insicurezza economica la vivono già tragicamente come povertà e sradicamento, e che hanno dovuto lasciare i loro paesi proprio nella speranza di una vita migliore.

    Cercherò, cara signora, di spiegarmi con un’immagine. È come se ci sentissimo tutti su una nave in balia delle onde, e sapendo che il numero delle scialuppe è limitato, il rischio di affondare ci fa percepire il nostro prossimo come un concorrente, uno che potrebbe salvarsi al nostro posto. La reazione è allora di scacciare dalla nave quelli considerati “di troppo”, e pazienza se sono quasi sempre i più vulnerabili. La logica del capro espiatorio – alimentata anche da un uso irresponsabile di parole e immagini, da un’informazione a volte pronta a fomentare odi e paure -funziona così. Ci si accanisce su chi sta sotto di noi, su chi è più indifeso, senza capire che questa è una logica suicida che potrebbe trasformare noi stessi un giorno in vittime. Vivo con grande preoccupazione questo stato di cose. La storia ci ha insegnato che dalla legittima persecuzione del reato si può facilmente passare, se viene meno la giustizia e la razionalità, alla criminalizzazione del popolo, della condizione esistenziale, dell’idea: ebrei, omosessuali, nomadi, dissidenti politici l’hanno provato sulla loro pelle.

    Lo ripeto, non si tratta di “giustificare” il crimine, ma di avere il coraggio di riconoscere che chi vive ai margini, senza opportunità, è più incline a commettere reati rispetto a chi invece è integrato. E di non dimenticare quelle forme molto diffuse d’illegalità che non suscitano uguale allarme sociale perché “depenalizzate” nelle coscienze di chi le pratica, frutto di un individualismo insofferente ormai a regole e limiti di sorta. Infine di fare attenzione a tutti gli interessi in gioco: la lotta al crimine, quando scivola nella demagogia e nella semplificazione, in certi territori può trovare sostenitori perfino in esponenti della criminalità organizzata, che distolgono così l’attenzione delle forze dell’ordine e continuano più indisturbati nei loro affari.

    Vorrei però anche darLe un segno di speranza. Mi creda, sono tante le persone che ogni giorno, nel “sociale”, nella politica, nella amministrazione delle città, si sporcano le mani. Tanti i gruppi e le associazioni che con fatica e determinazione cercano di dimostrare che un’altra sicurezza è possibile. Che dove si costruisce accoglienza, dove le persone si sentono riconosciute, per ciò stesso vogliono assumersi doveri e responsabilità, vogliono partecipare da cittadini alla vita comune.

    La legalità, che è necessaria, deve fondarsi sulla prossimità e sulla giustizia sociale. Chiedere agli altri di rispettare una legge senza averli messi prima in condizione di diventare cittadini, è prendere in giro gli altri e noi stessi. E il ventilato proposito di istituire un “reato d’immigrazione clandestina” nasce proprio da questo mix di cinismo e ipocrisia: invece di limitare la clandestinità la aumenterà, aumentando di conseguenza sofferenza, tendenza a delinquere, paure.

    Un’ultima cosa vorrei dirLe, cara signora. Mi auguro che questa foto che La ritrae insieme ai Suoi cari possa scuotere almeno un po’ le nostre coscienze. Servire a guardarci dentro e chiederci se davvero questa è la direzione in cui vogliamo andare. Stimolare quei sentimenti di attenzione, sollecitudine, immedesimazione, che molti italiani, mi creda – anche per essere stati figli e nipoti di migranti – continuano a nutrire. La abbraccio, dovunque Lei sia in questo momento, con Suo marito e le Sue bambine. E mi permetto di dirLe che lo faccio anche a nome dei tanti che credono e s’impegnano per un mondo più giusto e più umano.

    «Il contrario dell’amore non è l’odio, ma l’indifferenza. Il contrario della vita non è la morte, ma l’indifferenza. Qualsiasi cosa scegliate, miei giovani amici, non siate indifferenti». (E. Wiesel)

    http://www.dongiorgio.it

  12. Sono scioccato da quello che e’ successo,
    e’ stato un vero e proprio pogrom, anche a me ha ricordato la notte dei cristalli, e sono furioso con quei tg che hanno instillato
    in larghi strati della popolazione l’equazione “un rom ha rubato e un rumeno
    ha stuprato= i rom e i rumeni sono tutti
    criminali” e cavalcando quest’ondata di
    rancore verso gli immigrati la destra ha
    vinto le elezioni, e adesso questo governo
    si prepara a varare leggi che vietano a chi
    scappa dalla guerra e dalla fame di entrare
    nel nostro paese (il reato di immigrazione
    clandestina) e molti italiani vorrebbero
    espellere anche gli immigrati che lavorano,
    le persone sono spaventate per il lavoro
    precario (se ne hanno ancora uno) le grandi
    aziende delocalizzano e cosi’ molti italiani
    rimangono disoccupati, la gente muore sulle
    strade e sul lavoro, i politici vivono
    come pascia’ senza migliorare la nostra vita,
    pero’ molti di loro sono riusciti a rovinarcela. In Italia la gente non sfoga la sua rabbia verso chi sta distruggendo
    la vita sul pianeta: i dirigenti di molte multinazionali, le banche e i governi che se
    non sono complici sono comunque inerti di
    fronte a questa strage,un sistema capitalista feroce ha creato le condizioni affinche’
    migliaia di persone muoiano di fame nel
    pianeta, di TBC, di malaria,rotavirus quando
    si spendono 1.100 miliardi per le guerre all’anno, e spendendone 100 per 10 anni
    potremmo sfamare e vaccinare tutte le persone
    dei paesi poveri da queste malattie. No,
    molti italiani vorrebbero mandare via
    tutti i clandestini, che il pdl (ma anche il
    pd ha fatto la sua parte) ha trasformato
    in un comodo capro espiatorio, con la complicita’ dei conduttori di tg e di
    pseudo-giornalisti compiacenti. Possiamo
    solo pregare, come diceva Diego in Zomberos.

  13. Mi inchino davanti alla forza di chi si prende cura di se stesso e dei propri cari affrontando momenti o vite intere di disgrazie. e con rispetto faccio il tifo e m’indigno davanti all’opposto.
    però ho la solita domanda da fare: escludendo tutte le grandi problematiche globali che ci circondano e ci coinvolgono, siete pronti nello spazio di ogni momento banale della vita a mantenervi coerenti?
    le grandi lotte per i problemi di vasta scala devono essere supportati dalla medesima costante quotidiana morale.
    baci
    p.s. sui rom che vivono nelle roulotte o nei campi attrezzati onestamente ho dubbi e non certezze. non so se si possono paragonare ai caduti in miseria o no.
    ci devo pensare ancora un pò su.

  14. Sono 30 anni almeno che si dice che gli zingari ‘rubano i bambini’. Io di anni ne ho trentatrè e ho passato l’infanzia con quello spauracchio. Certo generalizzare fa male, ma la mia esperienza (e quella di molti altri) è un po’ diversa dalla versione edulcorata che un certo populismo buonista ora cerca di cavalcare.
    Bisognerebbe fare uno studio approfondito, metter mano a statistiche, portare sul tavolo i fatti, quelli veri però, quelli scientifici, non i “sentito dire” di ciascuno di noi, o le mezze verità dei giornali, né gli estremismi ‘tutti dentro’ o ‘tutti fuori’ che sono sbagliati, entrambi.
    Allora offro i fatti che conosco, perché sono informazioni di prima mano, esperienza diretta insomma.
    Ho usato i mezzi pubblici per una vita. E ho imparato che gli zingari non pagano il biglietto. Mai. Gli zingari salgono da dietro e adottano due pratiche in genere: se sono in tanti e fanno gruppo, si acquattano sul fondo, seduti per terra, provocando gli astanti. In altri casi, se il bus è pieno, si accalcano vicino alla gente seduta, gli si spalmano addosso, con insistente, prepotente provocazione, finché il malcapitato, disgustato dalla puzza (io non sono razzista, ma chi non si lava, puzza, me compresa), si alza e lascia il posto. Quando ti avvicinano gli zingari, grandi e piccoli, ci sono sempre mani tese che ti finiscono addosso a chiedere la carità, a chiedere qualcosa, spesso a prendere senza chiedere. Un attimo prima mi si para davanti un cartone con qualche frase strappalacrime e un attimo dopo, sono intenta a leggere quindi non ci bado, una mano sbuca da sotto il cartone-paravento e si dirige con illusionistica abilità verso la mia tasca. Va bene, certo, sono poveri. Ma se dici cortesemente di no, se rifiuti di offrire il centesimo obolo al centesimo disperato che ti si para davanti, allora ti sputano dietro, ti lanciano tutte le maledizioni gitane che conoscono e pace all’anima tua. È poi vero per davvero che sono tanto poveri? E i denti d’oro? Vi faccio un parallelismo semplice semplice. Se andate in Sudan vedete i ragazzini vivere in villaggi, correre a piedi nudi, uscire da catapecchie di fango e paglia, sorridere sotto veli di mosche che si affollano sulle escrezioni dei loro occhi. Poveri. Ma se acuite un po’ la vista, vedete anche le madri e le ragazze ingioiellate come madonne in processione, perché lì è più importante (e fa più status) avere le braccia coperte di bracciali d’oro, che non l’acqua potabile o l’elettricità. Allora non sono poveri. Hanno solo un’altra classifica di ciò che è necessario e ciò che no.
    Gli zingari non si lavano perché non hanno l’acqua neppure per bere, si dice. Falso. I comuni d’Italia avevano allestito campi nomadi di tutto rispetto, con piazzole tipo campeggio, acqua potabile, elettricità, che poi loro, una volta insediati, abbiano sistematicamente distrutto tutto, è un altro discorso.
    Si parla d’integrazione. Ottimo. Ma io non ho mai visto, da parte loro, la più piccola intenzione d’integrarsi, ho sempre solo assistito ad atti provocatori, ribelli, ostili.
    I piccoli zingari non vanno a scuola per via delle retate e dei pestaggi della polizia e/o della gente. Non mi risulta. Forse ora, certo questa demonizzazione che è seguita a certi fatti ha cambiato un po’ lo scenario [in peggio]. Ma gli zingari non hanno mai amato frequentare le scuole italiane. Mio padre insegnava alle medie, in un quartiere dove c’era un campo nomadi e doveva andarseli a prendere al campo i ragazzini, perché le famiglie non li lasciavano frequentare le lezioni. Erano gli stessi ragazzini, presa confidenza e diventati suoi amici, che gli dicevano ‘professo’ se hai bisogno di qualcosa, ce lo dici e te lo andiamo a rubare’, per non parlare di quando gli portavano la pistola finta a scuola ‘sì, ma se vuoi domani ti porto quella vera, di mio padre’.
    D’altra parte a casa dei miei, quando ero piccola, gli zingari sono entrati almeno 10 volte e la loro ‘mano’ la riconoscevi, perché erano soliti piegare (letteralmente) la porta di casa verso l’interno, quanto bastava per far scivolare dentro i bambini che potevano girare per la casa e prendere ‘la roba’. Sì perché io vengo da un quartieraccio di periferia, dove di gioielli e ricche suppellettili non se ne parla, quello che potevano prendere era davvero ‘la roba’ di Verga.
    Quello che si legge sul giornale poi è una serie ininterrotta di violenze sulle donne e rapimenti di bambini. Chissà perché ho in testa solo ‘rumeni’, forse è quello che vogliono far passare, forse prima di una legge razzista è bene che la stampa attizzi il vespaio così che il popolo poi sia pronto al linciaggio quando arriva il momento. Ma che gli zinagari rapiscano i bimbi è fatto provato e piuttosto noto. Certo non sono i soli a farlo, per carità. Girava un video su u-tube, purtroppo ho perso il link, di una giudice del tribunale dei minori che invitava ad allertare le autorità ogniqualvolta si vedesse qualcuno fare accattonaggio con dei bambini. Perché? Prima di tutto per salvaguardare i bambini ‘zingari’ dall’arsura, dallo smog… Raccontava di scene a cui aveva assistito di una Roma deserta, in preda alla canicola più atroce e una pseudo-famiglia che accattonava con 11 ragazzini, alcuni poco più che neonati, disidratati e affamati. Gente che usa i bambini per impietosire il prossimo, senza alcun riguardo per il loro benessere psico-fisico suscita, mi dispiace dirlo, solo il mio disprezzo. Lei aveva chiamato la polizia ed era venuto fuori che solo uno di loro era figlio naturale della coppia. Degli altri non si sapeva nulla. Chi fossero. Da dove venissero.
    Ora alla luce di quello che dico, che fa parte dell’enciclopedia di vita del cittadino medio di periferia, non stupisca che la gente plauda alle epurazioni di massa. La gente è pecorona e molto spesso stupida e invariabilmente propensa a farsi imbrigliare da dittatori nani che n’eccitano gli animi intonando e declamando comizi demenziali. Ma è vero anche che se non ci fosse il passato che c’è, nessuno avrebbe accolto con favore la pulizia etnica di oggi. La gente è semplicemente stufa. E ha paura. E come sempre, quando si ha paura, si perde di vista il problema vero e invece di riconoscere che si è zoppi e bisogna raddrizzare la gamba, ci si sfoga sul sassolino nella scarpa del piede sano, lo si caccia fuori e gli si dà un bel calcione che lo lanci in orbita. Serve a poco, ed è pure ingiusto, ma è maledettamente liberatorio. E quei furboni che guidano il nostro carrozzone lo sanno bene, sanno quanto emotiva sia la folla, quanto ragioni di pancia.
    Cerchiamo di restare sobri, per favore. Cerchiamo di non farci cariare i denti dal buonismo, ma anche di non vestire i panni dei kapò . Sforziamoci di essere obiettivi, mettere a fuoco il danno, là dove c’è, e porre rimedio, là dove ce n’è bisogno, senza generalizzazioni e campagne punitive di massa. Chi era, il Beccarla, che parlava della certezza della pena? Basterebbe che l’Italia fosse in grado di garantire la giusta punizione a chi delinque, basterebbe essere certi che ti prendono e ti sbattono in galera. Questo è il deterrente migliore. Ma quando la giustizia latita, la gente si mette un mantello bianco, monta a cavallo e va a dar fuoco alle case delle minoranze. È fisiologico, purtroppo.

  15. Dalla ‘bustina di Minerva’ di U. Eco su l’Espresso, 16 maggio:

    “[…] interessantissimo brano di Alexis de Tocqueville da quel gran libro che è ‘La democrazia in America’, ancora buono oggi sotto tanti profili, anche se è stato scritto 173 anni fa. Trascrivo.

    “Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civiltà e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare.

    Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri… Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronirsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po’ di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l’ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere.

    Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo”.”

  16. Io non sono buonista, per niente. Ma finchè non ci sarà una vera politica di integrazione(come Francia e Spagna dove addirittura hanno un europarlamentare gitano), io condanno fermamente questa repressione. Ora accentuata dal pacchetto sicurezza che con l’attuale legge Bossi-Fini fanno veramente uno Stato basato sul razzismo e sulla considerazione dell’immigrato solo come risorsa umana da sfruttare fino all’osso e poi rimandarlo a casa quando non serve più!

    E poi volevo dire che i bambini rom che vanno a scuola, poi sono costretti a lasciarla perchè vengono sfrattati in continuazione dalla polizia. Provate voi benpensanti a vivere nei campi rom . Provateci! E non ditemi chè è nella loro cultura vivere nella sporcizia. Perchè vuol dire che non conoscete per niente la loro cultura e veramente parlate solamente per “il sentito dire”!

    Scusatemi ma questi sono temi che mi stanno a cuore.

    E poi la vogliamo finire di dire che sono loro il problema, non capite che cercano di canalizzare il nostro scontento sul diverso? Mentre i problemi sono i salari bassi, il lavoro precario, ma questo già l’ha scritto Diego!

    E poi non dimentichiamocelo : L’IMMIGRAZIONE SERVE PER NOI ITALIANI.

  17. [..]Ma quando la giustizia latita, la gente si mette un mantello bianco, monta a cavallo e va a dar fuoco alle case delle minoranze. È fisiologico, purtroppo.

    Debora Cilli, tu che parli di obbiettività, NON TI VERGOGNI di scrivere certe frasi?
    Lo sai cosa fanno i membri del KKK? Secondo te hanno impiccato e perseguitato la gente di colore e gli immigrati in genere (ed anche ebrei e cattolici) perchè sentivano la “mancanza di giustizia” o perchè sono solo degli schifosi razzisti?

    Prima sostieni di non generalizzare, ma poi dici che gli zingari e la gente del Sudan (io di madri ricoperte d’oro non ne ho mai viste!) non sono poveri, poi affermi candidamente che nessun bambino zingaro va a scuola e che certi episodi (citati anche da incarcerato, che sottoscrivo appieno quando sottolinea che hai scritto certe cose “per sentito dire”) non sono mai accaduti.
    Non paga scrivi: “Ma che gli zingari rapiscano i bimbi è fatto provato e piuttosto noto” facendo ancora una volta di tutta l’erba un fascio e sostieni che non ci sia da parte loro (scritto così significa DI TUTTI LORO!) nessuna volontà di integrarsi. Senza dimentarci della frase dove sottolinei che loro non si lavano perchè evidentemente sono idrorepellenti!

    Sono disgustato dal tuo post…

  18. Sfogo!!
    Vogliamo insegnare ai rumeni
    di non rubare
    poi noi rubiamo-
    a essere puliti
    poi noi abbiamo tonnellate di spazzatura
    a fare ponti tra un isola e l’altra
    e poi abbiamo gente che guida senza patente
    e uccide.
    ogni giorno la stessa agonia
    vogliamo insegnare a gli altri
    quello che non sappiamo fare neanche noi–
    Italioti del piffero.
    ora ci pensa lui
    il Pifferaio Magico
    suona quà suona là
    la musica non cambia.
    Anche il nucleare?
    Ma non abbiamo già troppe urgenze?
    Sveglia!!
    Vedere il telegiornale
    e come piantarsi una spina
    nel cuore.
    Ogni giorno.
    Tanto ci si abitua a tutto.
    —————————–
    notte-

  19. Caro Rulando, “sono disgustato dal tuo post” è una frase che mi disgusta. Qui ognuno è libero di dire la propria opinione. Infatti ho lasciato il tuo disgusto, ma ci ho aggiunto il mio. Perché qui non si caccia nessuno. Nè si dà fuoco a niente.

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