PER UNA PRIMAVERA RIBELLE

Antonino Caponnetto, capo dell’Ufficio Istruzione di Palermo, con i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino negli anni intensi dell’attivita’ del pool antimafia in un’immagine del 1986. ANSA / ARCHIVIO FAMIGLIA BORSELLINO

In questo primo giorno di primavera l’Italia ricomincia a fiorire, nonostante tutto il fango e le sozzure, perché la bellezza rinasce sempre, indomabile e sacra. Colgo la margherita più semplice e bella e la porgo nell’universo a Falcone e Borsellino. Ma non in memoria delle rispettive stragi, di quando la vendetta mafiosa e di personalità dello Stato italiano dilaniò i loro corpi e quelli dei ragazzi e delle ragazze della scorta, no, troppo facile glorificare i morti. Ci fa sentire più buoni e non lo siamo. La mia margherita è per quand’erano vivi, isolati, consapevoli del rischio di essere messi a morte dai Corleonesi e non soltanto, martirizzati in vita da parte “nostra”, dalla Cosa mafiosa nascosta in ciascuno di noi, cittadini-Padrini dei propri piccoli tornaconti, migliaia e migliaia di Matteo Messina Denaro in miniatura, che non hanno mai spiccato un mandato di cattura contro se stessi. Noi, che “a nostra insaputa” andiamo a votare personaggi come quelli che annuirono alle stragi. Credo che Borsellino e Falcone temessero soprattutto questo, la parte “buona” della nostra onorata società. La mafia, quella conclamata, la conoscevano bene, da loro se l’aspettavano grazie anche a Tommaso Buscetta che li aveva avvertiti, il primo boss pentito della storia d’Italia. Credo che il maxiprocesso di Palermo, intentato trent’anni fa dal pool guidato da un magistrato buono e luminoso, Antonino Caponnetto, contro 475 imputati di mafia, sia stata forse l’ultima primavera italiana nella quale siamo stati fieri del nostro paese. Da allora è stato lasciato crescere a dismisura quel sottobosco politico-amministrativo che tradì, dall’interno, Falcone e Borsellino. Sono stati trent’anni senza gloria. Mi chiedo se nell’Italia di oggi sarebbe stato umanamente possibile per loro intentare un maxiprocesso come quello e temo di no, perché la mafia si è istituzionalizzata, e chi se ne sente offeso viene isolato, silenziato, deriso. Se credi ne valori più sacri dell’uomo sei “un’anima bella”, come a dire un disadattato o un cretino. Ma la primavera si ripresenta anche quest’anno, testarda e fedele come i grandi amanti, e la mia piccola margherita vola e vi troverà, Falcone e Borsellino, e con voi i 900 nomi di vittime innocenti che l’Associazione Libera contro tutte le mafie oggi leggerà a Locri. Ribelliamoci alla tirannia della mediocrità complice, gridiamo basta a questi trent’anni di pessimi esempi. E celebriamo con rispetto e amore gli uomini migliori della nostra storia.