I SENZA PADRE

Un secolo e mezzo dopo l’Unità d’Italia, il Papa è diventato Garibaldi. Si batte contro l’ingiustizia sociale, è in rivolta contro il dominio del denaro e la “globalizzazione dell’indifferenza”. Oggi, se c’è una breccia di Porta Pia, è al contrario. È il Papa che con le sue parole sembra sfondare la breccia di Montecitorio. Letta e Alfano paiono gemelli, i gemelli di Pio IX. Quel Papa che, per Garibaldi, era «la più nociva fra le creature, perché egli, più nessun altro, è un ostacolo al progresso umano, alla fratellanza fra gli uomini e dei popoli». Il paese si è rovesciato. Il più simile all’Eroe dei due Mondi oggi è il Papa. Se Garibaldi, dovesse trovare un nome al suo asino, non lo chiamerebbe più “Pionono”, ma “Alfetta” o “Lettano”. I milioni di giovani italiani senza futuro, i disoccupati, i precari, le donne scippate dalle pari opportunità, le madri e i padri di famiglia allo sbando, sono i nuovi Monti e Tognetti, i due patrioti e rivoluzionari che per aver fatto esplodere due barili di polvere, provocando la morte di 25 zuavi della guardia pontificia, furono ghigliottinati dal boia del Papa, Mastro Titta, al Circo Massimo, il 24 novembre 1868. Noi siamo i condannati a morte del capitalismo più efferato della Storia. E del governo più surreale del mondo. Noi, italiani senza Dio, non abbiamo un padre, un gemello di Garibaldi, una sola, vera, alta figura istituzionale di riferimento in questo tsunami che ci sta spazzando tutti via, mentre una casta politico-giornalistica-finanziaria si è arroccata nella sua piccola Vaticano milionaria. Al Quirinale c’è un fantasma in catene, al governo solo catene. Che stiamo aspettando dio solo lo sa.