Il Venerdì di Repubblica - 23 ottobre 1998 

   

 

Fra vero e falso


Lettere al prigioniero

Il fenomeno di Jack, il pirata dell'etere di Alcatraz, è impressionante: a giudicare dalla quantità di posta che arriva in redazione sembra uno psicodramma collettivo. Un'ascoltatrice ha mandato la partecipazione di noze: "Sposerò lui ma penserò a te". I ragazzini lo chiamano fratello e gli scrivono che "ascoltarti tutti i giorni è un po' depression, ma sei un figo". Qualcuno prega, qualcuno si preoccupa: "Ti sarò vicina fino all'esecuzione". Altri sono più ironici: "Mi piaci Jack, anche se sei più falso del mio Rolex"

 Roma. «Sono in una due per tre di cemento armato. Ad Alcatraz, amico, ogni puntata potrebbe essere l'ultima». Una presentazione che mette i brividi quella di Jack Folla, condannato numero 3957 rinchiuso nel braccio della morte di Alcatraz: ora d'aria in onda su RadioDue dal lunedì al venerdì alle 14,15. Real radio o fiction psichedelica? No, solo un'idea di Diego Cugia, autore e regista de 1I Mercante di Fiori e Domino, due radiodrammi che sono stati il fenomeno radiofonico delle ultime stagioni: due serie per il Mercante di Fiori, quindicimila copie per il libro, con la Rai subissata di richieste e quindi costretta a replicarlo. Domino, invece, è stato in classifica per sei settimane tra i

libri di narrativa italiana più venduti, mentre novemila persone hanno visitato il sito internet dell' autore (diegocug@ tin.it): DiegoCugia di Sant'Orsola, origini nobili e sarde, che con le sue storie orwelliane di fantapolitica e fantagenetica ha tenuto col fiato sospeso mezza Italia, mescolando thriller, erotismo e psicanalisi, rubando sonorità e linguaggi al cinema (le musiche originali erano di Luciano Francisci, gli effetti sonori venivano direttamente dal Giappone). Gli spettatori morivano d'angoscia e poi ringraziavano: «Ogni puntata è stata come una psicoterapia». Il fenomeno si ripete con Alcatraz: Jack il protagonista è uno che ha poco tempo da vivere e nulla da perdere, per cui dice quello che gli pare e come gli pare, parolacce incluse. Parla alla radio di anima e budella, citando i vangeli apocrifi e Kafka. E gli ascoltatori rispondono scrivendogli dalle loro prigioni quotidiane: fabbriche, uffici, famiglie. «Alcatraz è un'operazione di sincerità assoluta: per cui anche in un gioco virtuale scatta l'identificazione» spiega Cugia. «E dato che Jack sta morendo ogni cosa che dice diventa autentica».