14/03/2002
Jack Folla anarchico o furbacchione?
Questa volta invece della televisione è di scena la radio. Con il personaggio inventato da Diego Cugia. Uno che scrive sull'«Unità», è inviso al «Manifesto», piace al «Borghese», pubblica da Mondadori, guadagna più di mezzo miliardo all'anno dalla Rai. Uno che odia Platinette e finge di essere Osama bin Laden.
Da Sette (Aldo Grasso)

Vorrei dire due parole sulla satira... perché dai tempi di Luttazzi c'è qualcosa che non va... e non mi riferisco a Daniele Luttazzi e Satyricon, ma ai tempi di Lelio Luttazzi, perché da al­lora sento fare confusione interessata. Donna Ciampi ha ringraziato Donna Reggiani per la sua "satira”... Insom­ma c'è da tempo l'usanza per lo sberleffato di ringrazia­re lo sberleffatore... come ai tempi di Alighiero Nosche­se, quando Andreotti diceva: "Spero di vedere presto la mia caricatura". Ma la cartina di tornasole della satira è precisamente la querela dell'interessato e il pubblico sghignazzo... e se non c'è... Ora, fratelli, già sono pieno di nemici come un uovo e ci manca pure il Quirinale... Ma la satira non sta nelle righe, nelle convenzioni. La satira è roba da arresto cardiocircolatorio. La satira è sem­pre rivoluzionaria. Certo, ha gradazioni, si... ma la sati­ra è il gesto dell'artista solitario che rischia la carriera... E la democrazia adulta è quella che incassa e non muo­ve paglia... con la satira ci si confessa. E’ il pubblico, non il potere, che decide se ha fatto centro o ha pisciato fuo­ri dal vaso... Altrimenti è sberleffo... Ma voi vi ricordate Grillo? (cita la barzelletta su Craxi in Cina)... nei Paesi come il nostro i satirici finiscono sempre in esilio ... ». Pa­rola di Jack Folla, sempre a rischio di bavaglio, sempre braccata dal Potere. Ma Jack Folla vive e combatte con noi. Ultima bandiera dei non riconciliati e dei no global, vessillo di tutte le libertà e dell'audience radiofonica. Dal 1998, sulla molto riguardosa Radiodue, Jack (con la voce dell'attore Roberto Pedicini) arringa il pubblico con una mitragliata di «cazzo» e «vaffa ... », più musica d'au­tore (molto bella), più denunce e invettive d’ogni tipo.
Nasce cosi Alcatraz, cui subito è stato accollata la temi­bile e infausta attribuzione di «programma cult». L’espe­diente retorico è questo: dovendo essere giustiziato il 25 giugno del 1999, Jack poteva permettersi di dire quello che voleva come una sorta di ultimo desiderio del con­dannato. Siamo al 2002, e Jack è più vivo che mai. E’ sta­to persino assoldato da Adriano Celentano per Franca­mente me ne infischio, ma i rapporti fra i due si sono pre­sto guastati: Celentano non è poi cosi eversivo come ap­pare. Jack Folla è un'invenzione di Diego Cugia di Sant'Orsola (1953), giornalista e autore di programmi radiotelevisivi. Ha firmato varietà come Mocambo Bar, Tomo Subito, Viva la radio, La domenica delle Meraviglie. Ma il nome di Cugia si lega soprattutto ai suoi radio­drammi: Il mercante di fiori e Domino, avventure baroc­che, piene di profumi d’oriente e cattiva letteratura rige­nerata dal mezzo radiofonico. Jack ha anche conosciuto gli onori del video, con Alcatraz, anche se ha preferito farsi rappresentare da Francesca Neri. Segno che i suoi discorsi non devono suscitare troppa paura, invaghiti come sono dall'ossessione di essere utili, di risvegliare le coscienze dei delusi, di cantarle chiare. Jack si occupa di tutto, dell'euroconvertitore come di Platinette. «Euroconvertitore: poteva essere utile, ma quando gli dei mettono la firma sui miracoli... (legge un articolo dal Mattino di Napoli che intervista il parroco di Scauri, don Simone di Vito, che ha rimandato a Berlusconi l’euroconvertitore perché conte­nente pubblicità occulta a Forza Italia, perché la bandiera italiana ha la forma del logo di partito ... ) “Lei tratta gli italia­ni da analfabeti" (Jack cita la lettera del prete), "i regali non si fanno coi soldi de­gli altri”. Guarda un po' se un anarchico delinquente deve pensarla come un par­roco di campagna! Il cavaliere è uno ca­pace di vendere il ghiaccio agli eschime­si... coraggio don Simo', ammo' a passa' a nuttata». Quanto a Platinette, Jack le rivolge un duro attacco per un'intervista dove la soubrettona sosteneva di essere stata l'unica a difendere la Fallaci da Jo­vanotti. La chiama «ragazzo triste» e non si risparmia né i doppi sensi né l'affondo: «L’orgoglio italiano in mano a Platinet­te... (si rivolge all'interessata). Hai sco­perto che la vita è pragmatismo, che si nasce piromani e si finisce pompieri... Buon lavoro signora opinionista! E finia­mola con tutte queste precisazioni; an­diamo a truccarci tutti e chi se ne fre­ga ... ».
Per quanto Jack si dia da fare per attac­care Berlusconi, ha collezionato un sin­golare primato: è stato duramente attac­cato dal Manifesto e difeso accoratamen­te dal Borghese. Capita quando, più che rovesciare il mondo, si ama arabescare un mondo alla rovescia. Ecco il Manife­sto: «Parodia dell'eroe hard boiled co­medy, l'aggressivo dj è un "uomo qualunque”, uno che fa il duro chandleriano dicendo: Pezzo di merda, io cerco la verità della tua ombra bastarda" e spara frasi fatte; concetti da maggioranza silenziosa, è un buonsensaio, mentre aspira a oltraggiare l'orecchio del borghese». Ri­batte il Borghese: «L'articolista del giornale comunista Manifesto porta un attacco frontale, irridendo le origini nobili di Cugia (suo bisnonno è stato ministro della Guerra e della Marina nel regno sabaudo al tempo di Ca­vour), ed evocando addirittura il fantasma di Goebbels. Jack Folla replica a stretto giro di posta: "Non tollero l'antirazzismo ipocrita che si nasconde dietro le parole".
Con buona pace del quotidiano di Valentino Parlato - che una volta di più dimostra di vivere a mille anni luce dal Paese reale - Alcatraz decolla e diventa un caso».
Jack Folla scrive anche sull’Unità: «Fratelli questa notte ho dormito solo un'ora. Un'ora sola che non avrei volu­to dormire. Perché in sogno è venuto a trovarrni un as­sassino. E mi ha detto: "Vieni Jack. Entra dentro il cer­vello del mostro. Fatti un giro, piccolo occidentale, nella visione della situazione dal punto di vista di Osama. Co­raggio, ragazzo cristiano”. E mi ha sparato uno dei suoi video promozionali nell'anima. Quelli col suo ditino giu­dicatore che dondola come un cappio: "Sono Osama bin Laden. Si, sono Osama, e voglio spiegarvi un paio di co­sette su di me..."». «L’anarchico delinquente», come ama definirsi Jack, tra contratti in esclusiva, diritti, repliche, incassa dalla Rai un abbondante mezzo miliardo all’anno e pubblica per i tipi di Mondatori, la casa editrice di Berlusconi.