20/09/2001
Il ritorno di Jack Folla. Non in tv
Diego Cugia, dopo un anno di silenzio di nuovo su Radiodue
Da Puntocom

"Jack Folla c'è" e torna tra noi. Virtuale ma reale. "Meglio, multimediale", dice Diego Cugia di Sant'Orsola, l'uomo che gli ha dato anima e corpo e gli ha restituito la libertà di pensiero e parola. Dopo un anno di silenzio, Jack Folla, il dj rinchiuso nel braccio della morte di Alcatraz (un successo radiofonico del 1999 e un mezzo fallimento televisivo nel 2000, tra par condicio e censure), ritorna contemporaneamente in radio, su Internet e in libreria. Un'operazione mediatica ad ampio raggio. La prima puntata di "Jack Folla c'è" andrà in onda lunedì 24 settembre dalle 13,45 alle 14,35 su Radiodue Rai. Ogni giorno, inoltre, "Jack Folla c'è" parlerà alle 7 in punto del mattino, nell'orario di massimo ascolto, intervistato in diretta dallo stesso Cugia per 5-6 minuti: "Sarà una finestra, un'anticipazione sul programma dell'ora di pranzo", spiega l'autore. Collaboratori ai testi, Andrea Purgatori, il giornalista dell'inchiesta su Ustica, del "Muro di gomma" e di tanta fiction di successo, e Stefano Micocci. Ma il programma sarà scritto e diretto personalmente da Cugia. "Mi auguro che tutto vada bene", incrocia le dita. Si narra che il contenuto sia esplosivo. I pessimisti si aspettano lo "stop" alla terza puntata: Jack Folla parla del Governo, del premier e dei suoi ministri, della destra che comanda e dell'opposizione che non s'oppone. Cult e stracult insieme. Cugia, come mai Jack Folla torna in radio e non in tv? Il 2000 brucia ancora? La televisione può attendere. E' troppo attratta dai "grandi fratelli" per accorgersi di un singolo, e più umano, fratello. Jack esiste perché è molto meno virtuale di tanti pupazzi televisivi apparentemente "reali", e perché, come molti fratelli in carne ed ossa, Jack è in fuga da una realtà sfasciata, che non convince, che sembra un'amara fantasia. Quale sarà il profilo del programma e di cosa parlerà Jack Folla? Sempre aggressivo? Il programma è il diario in diretta di un italiano latitante. Un quarantenne che s'interroga on line sulla febbre dei valori e sugli inquietanti vuoti di memoria di cui siamo capaci, per non vedere per evitare dubbi e autocritiche, per essere sempre pronti a scattare in braccio al vincitore. Un esempio? Chi si ricorda che Pio Laghi, quand'era nunzio apostolico in Argentina giocava a tennis con l'ammiraglio Massera invece d i spendere il suo carisma per ritrovare i "desaparecidos"? Quest'uomo, oggi, è un cardinale. Di esempi simili ce ne sono mille. A parlarne - adesso che tira aria di guerra - si rischierà il linciaggio. Questo è ancora un paese in cui l'opportunità del momento si àncora a tutto pur di non declinare serenamente la verità storica. Qual è l'obiettivo di Jack Folla? Lui non guarda in faccia nessuno, se stesso per primo. Il suo obiettivo è sempre stato quello di esprimersi liberamente, anche a costo di dire puttanate, ma senza mai tacere, per calcolo, quello che altri commentatori non osano dire. Ama Cuba, per esempio, come un bambino sua madre. Bene, nelle prime puntate Jack Folla parlerà di Fidel Castro in un modo che puoi aspettartelo solo da un Vittorio Feltri su "Libero" e che sconcerterà non poco i suoi fedelissimi. Qualcuno sospetterà che Jack si allinei su posizioni "di governo". E si sbaglia, perché nel pezzo successivo, magari, attacca Berlusconi frontalmente. Jack è semplicemente libero, e paga il prezzo di ricredersi. Non ha parrocchie, tessere, bandiere. Per questo avrà vita difficile. Si parlerà del rischio imminente di una guerra? Come si schiererà JF? Dopo l'orrore di Manhattan credeva finalmente giunto il momento in cui il mondo avrebbe gridato "pace", e invece... Perché in tv "Alcatraz" ha fallito? In televisione, Jack è stato quasi più forte che alla radio. Schierarlo in prima serata era una pura provocazione culturale. Nella sua ovvia collocazione più notturna è stato un crescendo. Nelle ultime puntate aveva 13-14 punti di share. Ma la questione è un'altra: ha dimostrato che chi dice che la radio non si può trasformare in televisione è uno sciocco. Dipende tutto dalla fantasia: o l'hai o non l'hai. Chi guardava Jack in televisione erano ragazzini e quarantenni che la detestano. Due milioni di italiani che accendevano solo se c'era Alcatraz. Questo dato non era, purtroppo, comodo. Ma sono certo che, fra due o tre anni, la tv dovrà per forza aprirsi a tipi di comunicazione diretta come questi. A meno che una grande benda non ci cali definitivamente sugli occhi. Cosa s'aspetta JF-Cugia da questo quadro politico? Teme il bavaglio? O, come sempre, non ha nulla da perdere? Sia io che Jack abbiamo molto da perdere. Non poter andare in onda. Non poter trasmettere la nostra carica di emozioni, di senso di giustizia, di ideali, di valori, e anche di rabbia. Cosa mi aspetto dalla politica? Che sappia reggere l'asprezza della critica, lo schiaffo di un'opinione diversa dalla sua, e che magari, talvolta, le sorga qualche dubbio. Vedo tanti capetti in giro, che esibiscono certezze da far spavento. Jack è un uomo provato, pieno di dubbi, solo. E invece di pensare alla bistecca pensa contromano. Che venga "suicidato" sarebbe un errore troppo pacchiano. No, lo lasceranno perdere semmai, finché la candelina si spegne. Anche nella vita reale si procede così con gli uomini difficili: li si isola. Ma Jack Folla non corre questo pericolo. Il suo non è un pubblico. E' un piccolo esercito. Migliaia e migliaia di persone che chiedono solo di potersi emozionare ancora. ALBERTO FERRIGOLO