20/06/2003

Jack Folla, il rompiscatole
L´evaso virtuale reso famoso da RadioRai è sparito
Mattia Eccheli

«Il nostro - dice Cugia che oggi al Santa Chiara presenta il suo libro - è un Paese da branco che segue un Capo Padre e detesta i cani sciolti»

Diego Cugia per ben 25 anni collaboratore esterno del canale di stato ha tolto la voce al dj galeotto, Jack Folla, ed ha ripreso a fare ciò che ha sempre fatto e cioè a scrivere libri. La sua ultima fatica letteraria «L´incosciente», edito da Mondadori, sarà presentato questa sera al Santa Chiara a Trento


È scappato o l´hanno fatto scappare? Jack Folla, l´evaso virtuale reso famoso da RadioRai, è sparito dalla circolazione. Dai palinsesti è scomparso ed il suo autore, Diego Cugia, per 25 anni collaboratore esterno del canale di stato, confessa di averlo "ritirato". La condanna per il dj galeotto che parla con la testa ma colpisce al cuore non è tanto quella inflittagli dalla giustizia, quanto, piuttosto, da una nuova morale e da un ritrovato gusto per la censura. E Cugia ha preferito l´autocensura: ha tolto la voce a Jack Folla ed ha ripreso a fare ciò che ha sempre fatto. Scrivere. Scrivere libri, in particolare. Ne ha diversi al suo attivo e la sua ultima fatica letteraria si intitola "L´incosciente". Stasera (Sala video del Centro Santa Chiara alle 20,30) lo presenterà al pubblico trentino che, probabilmente, vorrà sapere di più anche di Jack e del perché è ora muto nel carcere dell´informazione e nella prigionia dell´intrattenimento inconsistente. Anche se, come si scopre sul sito www.diegocugia.com, il caro vecchio Jack ha scritto una cartolina da San Paolo del Brasile… .................

Ha più rimpianti Jack Folla o Diego Cugia?
Siamo gemelli. Jack è estremista, radicale, l´eterno ragazzo, l´anima in fuga, il ribelle. E io sono il fratello maggiore, che gli paga i conti. A volte litighiamo furiosamente, lui mi rinfaccia di essere un borghese, e io ribatto che interpretare il ruolo della ´pecora nera della famiglia´ in Sudamerica è molto figo, quando in quest´Italia che ha messo la stampa e la Rai in letargo, a battere sui tasti del computer le sue avventure, ci rimango io. Ma su una cosa siamo sempre concordi: mai covare rimpianti, mai. Complimenti! Lei ha appena fatto un´intervista a un caso da manuale di individuo affetto da doppia personalità!

Se gli organi di informazione sono meno "incisivi", è colpa degli editori, dei giornalisti o dei consumatori?
Non è colpa, è paura. In Italia c´è un´autocensura che fa rabbrividire. Una volta i giornalisti erano armati di tanti punti interrogativi. Oggi mi sembra di vedere centinaia di fronti chine sui taccuini a trascrivere i punti esclamativi di un uomo solo".

Ha affermato di essere riuscito a mettere d´accordo sia destra sia sinistra: nessuno dei due schieramenti la vuole. Ma il pubblico sì. Significa che le sue esternazioni sono giuste e che la politica è distante dalle persone?
Non ho detto che nessuno mi vuole. Ho detto che rompo le scatole a entrambi, è diverso. Vede, l´italiano non ha solo il difetto di salire sul carro del vincitore, ha l´aggravante di non apprezzare la satira e l´ironia che sono la cartina di tornasole del pluralismo e della libertà di pensiero. Questa "ignoranza" sta peggiorando. Se il nostro popolo apprezzasse l´umorismo involontario di certe dichiarazioni politiche, saremmo salvi. Drammaticamente, invece, le prendono sul serio. Una mattina uno si sveglia e dice: "Prendiamo a cannonate i miserabili", addirittura usa il gergo dei pirati: "abbordiamoli". E chi non è d´accordo, parte con dichiarazioni indignate altrettanto ridicole, perché tragicamente serie. Quando sarebbe bastata una battuta di Totò o di Eduardo, e la gente avrebbe capito, sghignazzato e mandato a casa. E poi c´è anche questo: l´Italia è un paese di lobby che si fanno battaglia, di eserciti di Noi contro eserciti di Loro. Gente che nasce e muore con decine di tessere in tasca. Un Paese da branco che segue un Capo Padre e detesta i cani sciolti. Ma il branco legge un solo libro, il catechismo del branco, e ha il terrore della satira, perché non capisce come possa permettersi di sfidare il Capo Padre.

Se è vero che l´informazioni è meno libera e che Berlusconi ha il monopolio del settore, perché proprio Mondadori per pubblicare "L´incosciente"?
E allora con quale coerenza, oggi, firmare un programma per la Rai? O scrivere per l´Einaudi di Berlusconi? O tifare per il Milan? O comprare il purè di patate nel supermercato del Capo Padre? Per i puristi dovrei scrivere sui muri o stampare in ciclostile. Io ho scelto la più grande casa editrice italiana, lo era prima di Berlusconi, lo sarà anche dopo. È la gente che mi paga comprando i miei libri. Ogni lettore mi dà circa un euro, la mia percentuale di diritti d´autore per copia. E le copie vendute, in Italia, sono molto poche. La domanda, semmai, sarebbe: "Lei accetta che la censurino pur di scrivere per la più grande casa editrice italiana?" Risposta: neanche per idea. Piuttosto scrivo sul dorso della mano, e poi cerco di salutare più gente possibile.

"L´incosciente" non è solo un titolo. È una profezia? Una riflessione? Una minaccia? O un modo di vivere?
È l´unica alternativa praticabile in un Paese che finge di essere cosciente, ma si è inconsapevolmente addormentato