28/04/2005

Trent’anni di incubi per uomo e donna in una notte di pioggia
Realtà e/o fiction
Rita Di Giovacchino

Un incontro casuale in un motel nei pressi di Barberino di Mugello, vicino Firenze, tra un uomo e una donna soli in una notte di pioggia. Ottimo inizio per un romanzo rosa, o per un thriller , se non fosse l’inconsueta cornice che racchiude le ultime tappe di una storia che ci insegue da trent’anni con i suoi incubi di orrore. La sconosciuta del motel è infatti la protagonista dell’ultimo spezzone della Bibbia di tutte le inchieste giudiziarie, quella sul Mostro di Firenze. E’ Francesca Spagnoli, la bellissima moglie del medico perugino Francesco Narducci, ultimo presunto mandante, che racconta la sua verità in una drammatica intervista svoltasi come in peregrinazione sul luogo dei delitti. E’ questa la trama del libro di Diego Cugia (nella foto), Un amore all’Inferno . Il medico, come sappiamo, scomparve nelle acque del Trasimeno tra il 9 e il 10 ottobre 1985, per ricomparire cinque giorni dopo sotto le mentite spoglie di un cadavere gonfio d’acqua, talmente tumefatto e nero da non sembrare più lui. E infatti non era lui, anche se fu sbrigativamente riconosciuto da un amico di famiglia. Ma è proprio il mistero del “doppio cadavere” ad alimentare quest’ultima tranche di indagini. La ex moglie fruga nei suoi ricordi per scoprire se l’uomo che amava era davvero il “mostro perbene” che ordinò la catena di delitti. Nel farlo, sfida un potente clan familiare accusato di aver ordito la messinscena. Quello riesumato anni dopo nella morgue di Pavia era un cadavere perfetto, corificato come una statua di cuoio, con ancora i capelli biondi. Un cadavere che non poteva essere rimasto cinque giorni in acqua. Tra realtà e fiction il libro si legge in un soffio.