29/04/2007

«L' Italia, un Paese di mediocri» Funari si scatena con le prediche
«Apocalypse Show», monologhi in stile Celentano. Attacco a Costanzo
Volpe Maria

MILANO - Il titolo non era casuale. L' idea portante dello spettacolo è la fine del mondo. Ieri sera è partito «Apocalypse Show» su Raiuno. È tornato Gianfranco Funari. E lo abbiamo ritrovato (quasi) uguale, «dopo 11 anni di esilio tv»: istrione, egocentrico. Per il ritorno ha scelto Diego Cugia come autore. Quello che ai tempi di «Alcatraz» era cattivo davvero, poi lo è diventato per contratto. Ha firmato lo show di Celentano e gli echi celentaneschi ieri sera erano del tutto evidenti: monologhi, discorsi sul disastro ambientale, ghiacciai che si sciolgono, atolli che stanno per essere sommersi dall' Oceano. E naturalmente «prediche». Funari, sul trono: «È tornata la televisione, la televisione sono io». Capelli candidi, barba bianca, movenze da profeta. Poi il grave annuncio, il coup de théatre: «Amici e nemici carissimi sabato 26 maggio alle 23.30 ci sarà la fine del mondo, e se non lo sapevate lo sapete adesso perché l' ha detto la televisione. Facciamo il conto alla rovescia, accendiamo l' orologio: mancano 28 giorni, 1 ora, 56 minuti»
Dunque l' apocalisse di Funari ha una data precisa, che coincide con l' ultima puntata dello show. Uno show che ha la struttura di tutti gli ultimi grandi appuntamenti di Ballandi: musica, band dal vivo, ospiti (ieri sera Lucio Dalla e Irene Grandi), una donna (in questo caso Esther Ortega, già chiamata a far da spalla a Morandi) e un comico (in questo caso Fabio De Luigi, talento esploso negli ultimi anni).
I momenti si alternano: sullo sfondo il grande orologio che rende assai originale la scenografia e ricorda che la fine del mondo arriverà presto. Il gioco consiste nel pensare che cosa fare nelle cinque settimane che ci restano da vivere. Si può pure mandare un sms al programma per dire cosa vogliamo salvare dall' apocalisse. Torna Funari con il suo bastone, il suo gessato blu, la sua cadenza romanaccia. Ancora oggi, o lo si adora o lo si detesta. Sembrano passati secoli dal suo popolarissimo «A bocca aperta». Ora è un vecchio saggio. Sempre originale però. Va a baciare sua moglie Morena, seduta in prima fila. Ma non bacia Fabrizio Del Noce «perché lei direttore si fa baciare da tutti e io so' gelosissimo».
Si fa serio, per la «predica» contro i mediocri. «Guardatemi, sono molto vecchio, stanco e provato: ma finché avrò una sola idea originale sarò libero. Questo paese invece non ha più idee, le odia. L' Italia è il paese dei mediocri che hanno invaso tutto: politica, tv, giornali». Nulla di nuovo, sotto il sole...Nemmeno quando dichiara: «Un giorno ci sarà una sola tv, un solo programma, un solo tg. Anzi sta già accadendo. Non seguite il branco...» E via così..
È decisamente meglio l' intervista che Funari fa a se stesso, («perché doveva esserci Cossiga, ma prima la Rai ha detto no e lui sì, poi la Rai ha detto sì e lui no»). A sorpresa, tra un' apocalisse e una fine del mondo, l' istrione torna alle cose umane, alle viscere. Gianfranco chiede a Funari: «Qual è la cosa che te fa incazzà di più?». Risposta: «Non il fascismo, la guerra, la fame. Non perdonerò mai al destino di essere nato nello stesso secolo di Maurizio Costanzo». Per un attimo è tornato il Gianfranco popolare e sanguigno.