Il Messaggero 09-05-1999
di FABRIZIO ZAMPA
ROMA - Fra sei giorni lo uc-
cidono. Sabato alle :00.01
cioè un minuto dopo la mezza-
notte di venerdl 14 maggio
1999, nel carcere di: massima
sicurezza di New Alcatraz, Co-
lorado, Jack Folla, matricola
3597, salirà sulla sedia elettri-
ca. Si concluderà cosi un'av-
ventura cominciata nel settem-
bre scorso che ha coinvolto
centinaia di migliaia di ascol-
tatori che dal lunedi al vener-
dì non si sono mai persi su
Radiodue le
chiacchierate
di Jack su vi-
ta, morte, po-
litica, amore,
musica, pub-
blicità, dena-
ro, consumi-
smo e televi-
sione che ci
hanno reso
schiavi. I
suoi attacchi
a tutto e a
tutti sono pieni
LETTERA AL MESSAGGERO

Cara Roma, sei il mio sogno di libertà

Carissimo Messaggero
l'ultima lettera di questo romano d'Ameri-
ca nel braccio della morte e per te. Scriverti
è parlare con Roma, la città che le mie tenta-
zioni e la mia rabbia giovanile attraversaro-
no con un'onda di fuoco da Fosso del Prato-
ne ai Parioli. Non il fuoco delle armi ma
quello delle nostre emozioni scadute, degli
ideali barattati per una poltrona, delle istitu-
zioni deviate da una morale deviata. Ma an-
che per colpa nostra, dei nostri quarant'anni
deviati. Avevamo vent'anni, dovevamo con-
tinuare ad averli. Lo ripeto al mio giornale a
sei giorni dalla sedia elettrica: sono colpevo-
le, ma non del reato ascrittomi. Io sono col
pevole di aver ucciso me stesso. Fino a ieri,
nella mia due per tre di cemento armato, mi
ritenevo un condannato felice.
No, Roma mia, troppo tardi ho scoperto
che non era vero, e me l'ha insegnato la gen-
te, quella semplice, che scrive lettere ai con-
dannati a morte come ai divi della radio e
della tv. Questi volti della folla non attende-
vano altro che rispecchiarsi in un altro con-
dannato, uno che badasse alle emozioni e

 

non solo all'audience, all'individuo e
non solo al mercato. Sai, è bastato po-
co per ricominciare a sperare che, for-
se, non tutto era perduto e potevamo ri-
tornare ad essere il popolo dei balconi
delle Piazze e delle bandiere, e raddrizzare i
nostri destini deviati. Ma con la speranza
caro Messaggero, è sopraggiunta l'infelicità.
Quella di non poter essere presente a questo
sogno. E allora mi è montata un'astratta rab-
bia e il furore di rivederti, Roma, magari da
piazza San Giovanni, al tramonto, per poi
scoprire, tutti insieme, che forse non è anco-
ra troppo tardi per cambiarti. Perché siete
stati voi a insegnare a questo condannato a
morte che eravate molto meno liberi di me.
La mia memoria sei tu, Roma. Ormai non
penso ad altro che ad evadere per poterti ri-
vedere. In un domani felice. Hasta siempre.

Penitenziario di New Alcatraz, Colorado
Jack Folla, matricola 3957

"Un uomo solo che guarda un muro
è un uomo solo.
Due uomini che guardano il muro
è il principio di un'evasione. "

sia perché mancano sei giorni
sia perché le dure regole dello
show business sono quelle che
sono. Finirà davvero cosí?
Beh, le speranze sono zero an-
che se tanti film (e così la real-
tà) c'insegnano a credere nei
miracoli: un rinvio, la scoper-
ta del vero colpevole, una
commutazione della pena un
ripensamento delle cosiddette
autorità. In ogni cella della
morte, per esempio? ci sono
tre telefoni, uno riservato alla
chiamata del governatore nel
caso in cui decida di concede-
re la grazia. Si farà vivo, ve-
nerdì notte, questo dannato
governatore del Colorado?
Un'altra possibilità sarebbe
un'evasione, e ad Alcatraz è
già successo ma una sola vol-
ta: 1'11 giugno 1962 Frank
Morris e i fratelli Anglin riu-
scirono scappare, come ci è
stato raccontato dal film con
Clint Eastwood (Fuga da Alca-
traz: I'avete visto?) che Don
Siegel girò nel 1979. Allora,
Jack starà scavando un tunnel
in segreto, magari versando
nel cesso, giorno per giorno, le
manciate e manciate di terra
grattata con le unghie e con
un cucchiaio rubato alla men-
sa? Decisamente improbabile,
anche se la sua voglia di liber-
tà traspare dalle ultime righe
della lettera (la trovate qui so-
pra) che fratello Jack, romano
di nascita, ha indirizzato ai let-
tori del Messaggero.
Sarebbe bello restare con la
speranza di riascoltare l'amico
Folla senza doversi rifugiare
nei ricordi, nei brani del cd in-
ciso da Jack e saporito di rap
(fra i titoli: I mediocri girano
liberi, Destini deviati, Teste da
tagliare, su musiche di Lucia-
no Francisci) o alla lettura dei
capitoli di Alcatraz, un dj nel
braccio della morte, il bel li-
bro scritto dall'autore del pro-
gramma Diego Cugia la cui
prima edizione è già esaurita
in una settimana. Ma purtrop-
po dovremo rassegnarci. Pro-
prio come in qualsiasi thriller
che si rispetti. O no?
di rabbia, dolcezza,odio, nostal-
gia, cinismo,ma a sentirlo Jack
sembra uno di noi:uno che dice
con crudezza e senza mezzi
terrnini :ciò che moltissimi di
noi vorrebbero dire. E intorno
a lui, anche se Alcatraz è solo
fiction e solo un grande gioco
virtuale (la voce profonda e
smaliziata è di Roberto Pedici-
ni, doppiatore di Bruce Willis,
Kenneth Branagh e Jirn Car-
rey e vincitore di un Nastro
d'argento per The Truman
I fans sperano nella "grazia" o nella pena commutata.

E nell'evasione

Show, è esploso un fenomeno
senza precedenti: si è forrnato
un autentico esercito di gente
che considera Jack una perso-
na reale, gli manda migliaia
di fax, e-mail, lettere, gli tele-
fona in diretta proprio come
telefonerebbe a un fratello.
«E' da un pò che ti ascolto,
Jack, ma la tua voce mi sem-
bra di conoscerla da una vita.
E' la stessa che ogni notte mi
sussurra di vedere le cose da
un altro punto di vista, di sve-
gliarmi dal torpore che coman-
da le mie azioni, i miei pensie-
ri, le mie parole».«Hai un'ani-
ma meravigliosa, Jack, lucida,
spietata, ironica, dolce, dispe-
rata, piena d'amore». «Ehi fra-
tello Jack, ti odio perché dici
la verità, perchè sei il primo
che nella merda della vuota
comunicazione dici che ci han-
no fregato, anzi che ci siamo
fregati da soli e nessuno ci po
trà mai aiutare». «Il pensiero
ha le ali, nessuno può fermare
il suo volo: così scrisse un filo-
sofo arabo mille anni fa. Vola
per noi, albatro. Non possono
ucciderti». Sono alcuni dei
messaggi inviati a Jack, e la di-
cono lunga sull'impatto che Al-
catraz ha avuto sul pubblico:
quello stesso pubblico che più
volte, in vista dell'esecuzione,
si è offerto di organizzare ma-
nifestazioni in piazza proprio
come per Silvia Baraldini.
Tutto ciò sta per svanire,