IL MESSAGGERO 17 ottobre 1998

 


di FABRIZIO ZAMPA

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ROMA - Se già conoscete Alcatraz, il programma cult di questi giorni, sapete perfettamente di cosa stiamo parlando. Nel caso contrario è d'obbligo presentarvi Jack Folla. Sui quarant'anni, italoamericano, voce disincantata, calda, incazzata e suadente, aspetta l'esecuzione in una cella 2x3 del braccio della morte di un carcere di massima sicurezza, e ogni giorno alle 14.10 si collega in diretta con Radiodue per proporre musica (ottima) e soprattutto per parlare. Non avendo più nulla da perdere Jack può permettersi di dire tutto ciò che vuole. E lo fa con un linguaggio crudo e senza lesinare le parolacce: parla di vita e di morte, di politica e di amore, di musica e di pubblicità, del denaro, del consumismo e della televisione che ci hanno reso schiavi, e attacca tutti con rabbia, dolcezza, odio, nostalgia, cinismo. Ma a sentirlo parlare sembra uno di noi e dice quel lo che moltissimi di noi vorrebbero dire: potrebbe essere un padre, un fratello maggiore, un amico: un esempio da seguire o da rifiutare.

«Benvenuto ad Alcatraz, fratello. Sono Jack Folla, matricola 3957, e oggi mancano 8 mesi, 7 giorni, 22 ore, 38 minuti e 46 secondi al momento della verità... La felicità è adesso, è la radio della nostra vita. Ecco un vecchio proverbio indiano: è inutile svegliarsi all'alba, il tuo destino si sveglia sempre mezz'ora prima di te...». Così viaggia Jack, che oltre a cantare la sigla del programma, Teste da tagliare, e a inventare rap in trasmissione, da consumato Dj recupera tanta musica doc da proporre tra le sue scomode chiacchierate. Inutile dirvi che Alcatraz, che sta coinvolgendo l'Italia in maniera incredibile, è solo fiction, un grande gioco virtuale.

L'autore è Diego Cugia, che ha alle spalle libri e programmi radiotelevisivi, e Jack è un attore (niente nomi ma una traccia: è colui che doppia Christopher Lambert in Nirvana é Bruce Willis in Trappola infernale) che non improvvisa, come sembra, ma ogni giorno viene rifornito di pagine e pagine di testi. Insomma è un programma fatto come tutti gli altri, anche se completamente diverso dagli altri, eppure gran parte del pubblico crede che Jack sia un personaggio reale. «AIcatraz ha una risposta enorme - dice Cugia. - Arrivano migliaia di lettere, telefonate, e-mail, e il 70 per cento è convinto che sia tutto vero, cosa che non succedeva dai tempi del famoso scherzo di Orson Welles. E' incredibile, però qualcuno progetta addirittura manifestazioni come per Silvia Baraldini. E molti capiscono che è un gioco, però ci entrano lo stesso: mio cugino sa tutto, eppure ogni giorno mi chiede di parlare con Jack.

Com'è nata l'idea? «Probabilmente dall'angoscia, da una crisi generazionale. Ho 45 anni e avevo voglia di parlare con quelli della mia generazione, e soprattutto delle generazioni successive. Forse perché sono padre da poco forse perché ascolto spesso le radio libere e sento il vuoto, mi sono detto: è possibile che la Rai debba imitare le radio libere e non possa volare alto?»

«Stiamo meditando - dice Giancarlo Santalmassi, direttore di Radiorai - di replicarlo la notte, perché molti alle 14 non riescono a ascoltarlo. Alcatraz funziona perché Jack dice quello che pensiamo in tanti, compresi i nostri figli di vent'anni. Il suo segreto? Non tenersi dentro niente, neanche le cazzate. Come tutte le cose forti spacca, c'è chi lo ama e chi lo odia, ma affascina i giovani perché punta su una questione di libertà personale, di vita o di morte. E l'ho voluto alle 14 nella speranza di far capire a tutti che il pomeriggio di Radiodue è cambiato radicalmente».

Tra un mese e uscirà l'album di Alcatraz, canzoni e rap con testi di Cugia, musiche di Luciano Francisci e, ovviamente, la voce di Jack in persona. Nell'attesa meditate su alcuni dei mille messaggi inviati al sito dell'autore, www.diegocugia.com
. «Grazie di cuore per essere la coscienza, il grillo parlante di una generazione perduta».
«Jack è il più grosso figlio di puttana che abbia conosciuto. Preferisco odiarlo che amarlo, però ha maledettamente ragione: siamo dei pezzenti E i morti che camminano siamo noi, non lui».
«Non mollare, Jack, finché ci sei tu ci siamo anche noi».
«E' bello sentirti dire le stesse cose che pensiamo da quando abbiamo deciso di lasciar perdere la ricerca del culo più vantaggioso da leccare».
«Ascoltarti è come averti sul mio corpo, solo così sento pompare ardentemente i nostri cuori».
«Jack, grida anche per me che non ho il coraggio, urla il mio inferno».
«Ciao fratello, sono il 32154, anch'io nel braccio. Sei diventato un mito qui in cortile. Sei forte fratello, continua a vomitare acido sopra tutti quelli che ti capitano a tiro. Let's fly away from here».