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di FABRIZIO ZAMPA _____________________ ROMA - Se già conoscete Alcatraz, il programma cult di questi giorni, sapete perfettamente di cosa stiamo parlando. Nel caso contrario è d'obbligo presentarvi Jack Folla. Sui quarant'anni, italoamericano, voce disincantata, calda, incazzata e suadente, aspetta l'esecuzione in una cella 2x3 del braccio della morte di un carcere di massima sicurezza, e ogni giorno alle 14.10 si collega in diretta con Radiodue per proporre musica (ottima) e soprattutto per parlare. Non avendo più nulla da perdere Jack può permettersi di dire tutto ciò che vuole. E lo fa con un linguaggio crudo e senza lesinare le parolacce: parla di vita e di morte, di politica e di amore, di musica e di pubblicità, del denaro, del consumismo e della televisione che ci hanno reso schiavi, e attacca tutti con rabbia, dolcezza, odio, nostalgia, cinismo. Ma a sentirlo parlare sembra uno di noi e dice quel lo che moltissimi di noi vorrebbero dire: potrebbe essere un padre, un fratello maggiore, un amico: un esempio da seguire o da rifiutare. «Benvenuto ad Alcatraz, fratello. Sono Jack Folla, matricola 3957, e oggi mancano 8 mesi, 7 giorni, 22 ore, 38 minuti e 46 secondi al momento della verità... La felicità è adesso, è la radio della nostra vita. Ecco un vecchio proverbio indiano: è inutile svegliarsi all'alba, il tuo destino si sveglia sempre mezz'ora prima di te...». Così viaggia Jack, che oltre a cantare la sigla del programma, Teste da tagliare, e a inventare rap in trasmissione, da consumato Dj recupera tanta musica doc da proporre tra le sue scomode chiacchierate. Inutile dirvi che Alcatraz, che sta coinvolgendo l'Italia in maniera incredibile, è solo fiction, un grande gioco virtuale. L'autore è Diego Cugia, che ha alle spalle libri e programmi radiotelevisivi, e Jack è un attore (niente nomi ma una traccia: è colui che doppia Christopher Lambert in Nirvana é Bruce Willis in Trappola infernale) che non improvvisa, come sembra, ma ogni giorno viene rifornito di pagine e pagine di testi. Insomma è un programma fatto come tutti gli altri, anche se completamente diverso dagli altri, eppure gran parte del pubblico crede che Jack sia un personaggio reale. «AIcatraz ha una risposta enorme - dice Cugia. - Arrivano migliaia di lettere, telefonate, e-mail, e il 70 per cento è convinto che sia tutto vero, cosa che non succedeva dai tempi del famoso scherzo di Orson Welles. E' incredibile, però qualcuno progetta addirittura manifestazioni come per Silvia Baraldini. E molti capiscono che è un gioco, però ci entrano lo stesso: mio cugino sa tutto, eppure ogni giorno mi chiede di parlare con Jack. Com'è nata l'idea? «Probabilmente dall'angoscia, da una crisi generazionale. Ho 45 anni e avevo voglia di parlare con quelli della mia generazione, e soprattutto delle generazioni successive. Forse perché sono padre da poco forse perché ascolto spesso le radio libere e sento il vuoto, mi sono detto: è possibile che la Rai debba imitare le radio libere e non possa volare alto?» «Stiamo meditando - dice Giancarlo Santalmassi, direttore di Radiorai - di replicarlo la notte, perché molti alle 14 non riescono a ascoltarlo. Alcatraz funziona perché Jack dice quello che pensiamo in tanti, compresi i nostri figli di vent'anni. Il suo segreto? Non tenersi dentro niente, neanche le cazzate. Come tutte le cose forti spacca, c'è chi lo ama e chi lo odia, ma affascina i giovani perché punta su una questione di libertà personale, di vita o di morte. E l'ho voluto alle 14 nella speranza di far capire a tutti che il pomeriggio di Radiodue è cambiato radicalmente». Tra un mese e uscirà l'album di Alcatraz, canzoni e rap con testi
di Cugia, musiche di Luciano Francisci e, ovviamente, la voce di Jack in
persona. Nell'attesa meditate su alcuni dei mille messaggi inviati al sito
dell'autore, www.diegocugia.com |