09/04/2002
Non nascerà il partito di Jack Folla
Delusi, arrabbiati, disperati: questi i seguaci dell'evaso da Alcatraz che a maggio sparirà
Da l'Unità (Gabriella Gallozzi)

Ne erano attesi 200, ne sono arrivati 5000. E stavolta, almeno, non c'è stata la solita polemica sulle cifre. Anche perchè non si trattava nè di girotondi, nè di manifestazioni per la difesa dell'articolo 18, nè di cortei di solidarietà con la Palestina. Quello dell'altra sera a Roma, infatti, è stato un raduno di fans provenienti da tutta Italia. Compatti, senza provocatori e defezioni polemiche. Tutti lì riuniti nel segno di un unico leader: Jack Folla.

Sì proprio il più famoso "evaso" dell'etere, nato dalla penna di Diego Cugia. Il "predicatore" di Radiodue - è lì tutti i giorni dalle 13.40 -, l'uomo "folla", che spara le sue invettive contro l'omologazione culturale, contro il "pensiero unico", contro "i professionisti del Risiko, contro gli ipocriti e la lobotomia di massa". Il condannato nel braccio della morte di Alcatraz che, in tre anni di trasmissioni, è fuggito dal carcere, ha riparato a Cuba - da lì ha rivelato il suo volto in tv - ed ora rientrato in patria, si è rifugiato in uno scantinato della periferia di Roma. Diventando, così, un vero e proprio fenomeno di costume come ha dimostrato l'altra sera bloccando le strade della Capitale vicine al locale dove aveva dato appuntamento al suo popolo. E rimanendo bloccato lui stesso tra la sua folla, dirottata alla fine fortunosamente nella più spaziosa villa Borghese.

Jack, il leader

Da "ribelle" dell'etere, da "non vip", da "non leader", da "fratello maggiore che aiuta nel cammino quotidiano a trovare la propria strada", come spiega lo stesso Cugia, Jack, insomma, si è trasformato nel suo esatto "contrario": in capo carismatico di un variegato popolo composto da giovani, giovanissimi, pensionati, casalinghe, cani sciolti. Motivo per cui il suo creatore ha deciso di mettere un punto: troppa responsabilità?

Quella del 29 maggio sarà l'ultima trasmissione di Jack Folla. Così almeno garantisce Diego Cugia, che però sottolinea di "non voler disperdere l'esperienza fatta". Magari esportandola sul piccolo schermo o chissà, c'è pure chi parla di un giornale per la "folla" di Jack Folla.

"Dopo tre anni - sostiene Cugia - davvero mi sembrerebbe un tradimento proseguire con lui. Il settanta per cento delle cose che racconta sono frutto della mia esperienza personale. Sono storie autobiografiche - il resto viene dal contributo di Andrea Purgatori e Stefano Micocci -. Dietro alla sua voce da cinema c'è uno scrittore che si è messo in gioco, raccontando dalla morte in ospedale della madre, agli episodi di pedofilia subiti. Storie vissute, insomma. Mettere in bocca a Jack dei racconti inventati sarebbe un tradimento".

Per Cugia, infatti, il successo del suo personaggio è tutto legato "all'onestà intellettuale che lo anima. A quel disagio che io per primo provo in questa Italia omologata e che mi ha spinto ad inventare Jack, facendomi ritrovare così insieme a tanti altri". Così tanti, che neanche lui se l'aspettava. Ma nei confronti dei quali lo scrittore si sente quasi di aver portato a termine una "missione", come lui stesso sottolinea. "Quella del fratello maggiore e non del padre autoritario. Non del guru o del leader, ma di colui che ti accompagna in un cammino, in una presa di coscienza. Che ti aiuta ad uscire dal branco, magari spingendoti a leggere libri che i giovani neanche conoscono".

Il popolo di Jack

"Tanti mi hanno detto - prosegue - ma perchè non formi un partito? Per carità, questo è proprio il segnale che Jack deve smettere. Altrimenti rinnegherebbe se stesso. E il suo pubblico". Un pubblico, tiene a precisare Cugia, "non etichettabile. Variegato, sicuramente indignato e antigovernativo". Antigovernativo anche ai tempi del centro-sinistra, confida l'autore. "Ma oggi ancora di più con Berlusconi". Le centinaia di persone che quotidianamente contattano il loro Jack - via mail, attraverso il sito o con lettere - conferma lo scrittore, è, per esempio, "un pubblico schieratissimo contro il conflitto di interessi del presidente del consiglio. Questo è un tema che ricorre molto di frequente e che provoca molta indignazione tra la gente".

Gente, anzi popolo, quello di Jack che lui stesso dice di sentire "oggi più politico". Anche se è difficile definirlo di destra o di sinistra. Seppure Cugia lo vede più schierato da questa ultima parte. Eppure, racconta, "quando prima delle elezioni Jack Folla ha scritto in prima pagina su l'Unità, ho ricevuto molte critiche". Come a dire, insomma, che la sua folla non vuole etichette.

Contro le etichette

Come il suo "inventore", per altro. Che a proposito del suo programma rifiuta quella di "controinformazione". Preferendo, invece, quella di "comunicazione sotto pelle". "In un mondo dei media in cui ci sono solo opinioni - prosegue Cugia - noi cerchiamo di scavare per dare le notizie, normalmente sepolte dai commenti". E la formula è quella dell'emozione, garantisce. "Io non mi sento un guru, un comunicatore - prosegue - ma una persona in grado di emozionare. Perchè io stesso mi emoziono scrivendo certe cose".
L'emozione, insomma, è la chiave di volta. "C'è bisogno di emozioni. E c'è anche bisogno di piangere. Davanti a questa enorme tragedia di morti e di guerre che stiamo vivendo - dice ancora - c'è bisogno, perchè no, anche di piangere".

Di fronte al dramma in Medioriente, per esempio, Cugia dice che Jack è "sicuramente filopalestinese. Ma anche contro i pacifisti trallallero". Sullo sciopero generale, assicura di aver dato un suo contributo. E via dicendo. O meglio via scrivendo, visto che Jack Folla alimenta anche la sua notorietà attraverso i libri che raccolgono il "Folla pensiero". L'ultimo, per esempio, Jack, l'uomo della Folla, è uscito in questi giorni. Ed altri hanno accompagnato il suo percorso radiofonico in passato. Sempre con grande successo di "folla".