30/05/2002
Jack Folla è stanco
Oggi l'ultima puntata della popolare trasmissione di Diego Cugia:
Da La Repubblica (di Carlo Moretti)

tace la voce di Alcatraz
di CARLO MORETTI


ROMA - "Ho riversato tutto me stesso nel personaggio di Jack Folla e oggi, dopo quattro anni, mi sento come svuotato. Ho sempre parlato di me, delle mie paure, dei miei sogni e anche dei miei drammi, compresi gli episodi di impotenza, o le molestie sessuali da un prete pedofilo, che hanno segnato la mia vita. La gente ha colto la verità dietro la finzione, ci ha seguito per questo. Se oggi ho deciso di mettere fine alla storia di Jack non è per vigliaccheria, né per un tradimento, è solo per un gesto d'amore". Diego Cugia si confessa ai fan della trasmissione di RadioRai 2 "Jack Folla c'è", che già si sentono orfani, in lutto per la perdita di chi considerano come un fratello maggiore. E loro lo inseguono, gli portano regali, lettere, un signore è venuto in bicicletta da Foligno, una ragazza porta in dono un albatro di creta ("Stia attento, è fragile..."), lo circondano d'affetto.

Nella prima edizione, nel '98, Jack l'albatro doveva morire sulla sedia elettrica ad Alcatraz, ma all'ultima puntata riuscì a fuggire e continuò a trasmettere i suoi programmi da latitante, prima a Cuba, poi di nuovo in Italia. Ora "muore" perché l'autore staccherà la spina al microfono. Oggi (alle 13 e 40) andrà in onda l'ultima puntata di uno dei programmi più amati dagli ascoltatori della radio e tra i più osteggiati da viale Mazzini. Un flusso di coscienza da cui sono scaturite invettive e sogni, un fiume di parole e musica che ha suscitato interrogazioni parlamentari e interventi della commissione di vigilanza Rai ma che non ha mai perso la sua fisionomia, neanche quando i vertici della rete minacciavano di sopprimere la trasmissione o pretendevano letture e censure preventive.

Anche contro la volontà degli autori (Diego Cugia e Stefano Micocci, ai quali per questa terza edizione si è aggiunto Andrea Purgatori), il personaggio di Jack Folla è diventato un mito per decine di migliaia di ragazzi e ragazze, ma anche per tante persone di mezza età, come testimoniano i tre incontri pubblici svoltisi negli ultimi due mesi, il più frequentato dei quali, all'ex Mattatoio di Roma, ha fatto registrare la presenza record di 10 mila persone e una vera e propria ovazione per Cugia quando è salito a parlare sul palco.

Allora Cugia, Jack Folla alla fine muore comunque...
"Non muore, è un addio e gli addii non si annunziano, si compiono. È la loro violenza, la violenza del silenzio che segue, ad essere inevitabile come quando si muore. Jack smette di dire i suoi no perché è stanco, nell'ultimo periodo oltre alla denuncia ha cercato anche di trovare dei possibili sì. Continuare non avrebbe senso, significherebbe cadere nella fiction, innalzare un monumento, e di Jack si può dire tutto tranne che sia un personaggio falso".

Con l'annuncio della fine del programma, si sta ripetendo il fenomeno della prima edizione, quando la Rai venne sommersa da fax e telefonate contro l'esecuzione di Jack, che in tanti considerano un mito...
"Questa è esattamente la cosa che volevamo evitare, la mitizzazione del personaggio, la realizzazione di un monumento. So bene che in tanti hanno amato Jack fino a riconoscersi in lui, che il programma si è trasformato spesso in una "radio-terapia" di gruppo, ma Jack è l'albatro che vola in alto, e io non ho mai desiderato che gli ascoltatori che lo amano lo seguissero supinamente come faceva la fila di oche che seguiva Lorenz. Questo sarebbe il vero tradimento, come, per quanto mi riguarda personalmente, credere nel potere del contropotere che questa trasmissione ha rappresentato".

Cos'ha significato per lei questa esperienza?
"Dal punto di vista umano moltissimo, per il rapporto che si è instaurato con il pubblico. Da quello professionale ho compreso fino in fondo i meccanismi di una "comunicazione epidermica", ho imparato a separare la fiction dalle notizie".
(30 maggio 2002)