26/04/2002
L'anarchia di Jack Folla
Dopo "Alcatraz" il nuovo libro di Diego Cugia
Da La Repubblica (Luciana Sica)

Il personaggio più amato della radio, Jack Folla, non convincerà magari i troppo politicizzati, e infatti a suo tempo è stato ruvidamente attaccato dal "Manifesto", ed è probabile che certi signori sussiegosi, eternamente razionali e freddi, tendano ad ignorarlo come un fenomeno di poco conto, fors'anche plebeo. E' un fatto però che piace da impazzire a un pubblico molto più ampio, fatto di giovanissimi innanzitutto, ma anche di tanti ex ragazzi inquieti, non del tutto arresi alla dittatura del nulla. Persone in fondo normali, che coltivano l'abitudine di pensare e non si sottraggono al gusto dell'emozione: una di quelle cose che rischiano proprio di diventare indecenti e nutrono invece l'anarchica indignazione di Jack. Questo pubblico trasversale si può anche contare, sono mezzo milione i fan o anche i seguaci di questo strano sacerdote della libertà, che rifiuta però l'aura del messia: un personaggio insofferente a tutte le etichette che parla come un uomo qualunque, ma non qualunquista e neppure buonsensaio, se può permettersi di sparare sulle nomine Rai come sui pasticci della sinistra, se può dare voce alla paura della solitudine o anche al desiderio, tanto sottaciuto quanto terribilmente comune, d'innamorarsi ancora una volta.
Jack Folla, incrocio di tanti miti radiofonici da Lenny Bruce a Lupo Solitario, ormai non è più solo il condannato a morte, il detenuto evaso da Alcatraz che da un rifugio misterioso astrologa sul mondo. Il suo personaggio si è in qualche modo evoluto, e oggi rappresenta la figura di un "clandestino" più tenero che rabbioso, la metafora di uno straniero in patria, o anche di un latitante dell'anima...Jack Folla è l'alter ego, il "doppio ribelle" del suo singolare inventore: Diego Cugia, quarantotto anni portati con appeal, autore di romanzi e di sceneggiati, uomo "contro" molto amato e altrettanto detestato, personaggio stravagante anticonformista e solitario.
Dietro le quinte, nella costruzione quotidiana di Jack, a lavorare c'è gente di qualità: un giornalista-sceneggiatore di razza come Andrea Purgatori, Stefano Micocci che cura le musiche del programma, la splendida voce di Roberto Pedicini (doppiatore di Marco nell'ultimo film di Almodovar, "Hable con ella"). Ma se un fenomeno radiofonico diventa anche un caso editoriale per lo meno dovrebbe incuriosire. L'ultimo libro pubblicato da Cugia, "Jack l'uomo della Folla" (Mondadori, pagg. 250, 12,40 euro) è infatti tra i titoli di narrativa italiana più venduti, un successo da quarantamila copie che ha convinto la sua casa editrice a ristampare negli Oscar l'"Alcatraz" di un paio di anni fa. E qui Jack si presenta così:<<Un uomo solo che guarda il muro/ è un uomo solo./ Ma due uomini che guardano il muro/ è il principio di un'evasione>>.
Leggendo Cugia, si coglie la passione di comunicare con un linguaggio a tratti burbero e sopra le righe, ma sempre immediato, trasparente, intellettualmente onesto; si avverte la capacità di entrare in sintonia con i bisogni di un pubblico "diverso", nauseato dai chiacchiericci mediatici, incline a identificarsi con le debolezze, i dubbi, le esaltazioni, le incazzature di questo Jack deciso a non tacere, che impavidamente rifiuta di far parte del branco, e proprio non sopporta chi ha smesso di sognare.
Troppo romantico? Cugia, piaccia o meno, crede in quello che fa, e forse ha un che di imbarazzante il coraggio o la follia di uscire allo scoperto con tutto il bagaglio d'irrequietezza che altri preferiscono sigillare in qualche soffitta dell'anima. Lui è almeno uno che osa, magari anche il ridicolo, laddove altri si accomodano in recinti linguistici spesso poco abitati dalla fantasia: più collaudati, ma assai meno inventivi.