12/10/2001 Così violentate l'isola dell'anima l'intervento di Jack Folla, il «latitante» più famoso della Rai, contro il piano urbanistico della Maddalena Da La Nuova Sardegna di Jack Folla Quando ero ragazzino, la Sardegna ancora non c'era. La Sardegna che conoscete voi, Porto Rotondo, Porto Cervo, quella che vi hanno costruito su misura, per raccontarvi qualcosa che la mia isola dell'anima non è mai stata. Briatore non è sardo. Il «Billionaire» non è un ballo sardo, ma una discoteca per credersi vip in una Sardegna che si finge Sardegna, come dei poveri pazzi si credono Napoleone. La differenza è che in Costa Smeralda i pazzi non sono poveri ma ricchi, i sardi generalmente no. Tranne Renato Soru, che però in Costa Smeralda non ci mette piede. Quando sono evaso anche dall'Habana, la prima terra italiana su cui ho piantato i piedi come bandierine è stata la mia isola dell'anima. Mi sono fatto in moto - un sei e cinquanta BMW del '73 - anche tutta la costa vippalda dei «Billionaire». Era Maggio. Non c'erano né poliziotti né miliardari. Tutto era immobile tranne il mare. Che ho riconosciuto. Il mare dell'anima. A tredici anni avevo un Aspes. La prima Aspes da cross che sia circolata in Italia. Sì, Giacomo Folla, classe 57, faceva le gare di motocross. Ed era così scimunito, così follemente spericolato, che le case motociclistiche, come la Aspes, gli rifilavano i modelli da provare. Quella moto aveva una marmitta lacerante. E la Sardegna era un grido di silenzio. L'Aga Khan ancora non aveva detto: «La voglio». Briatore non aveva ancora detto: «È mia». Io correvo sulla vecchia statale di Olbia e mi inerpicai fra i cespugli di mirto e di more, balzando sulle rocce come un canguro, finché, dall'alto, vidi quello che oggi chiamate Costa Smeralda. E non era la stessa cosa. Il mare sì, o quasi. Da ragazzino amavo l'Aspes più del mare. Ma zittii quella marmitta lacerante, come davanti alla donna della vita che sta per dirti «ti amo» per la prima volta. In un silenzio terso. O a un padre che muore. In un disfatto respiro. Perché c'era lei, davanti a me, fratelli: quella femmina selvaggia della Sardegna. Non metri cubi, non casermoni né villette che, per non dar nell'occhio, sembrano cotolette alla milanese, non barbecue, panfili e ragazzini col gameboy. Non c'era Valeria Marini. C'era la natura sanguigna. E ve lo giuro, la Sardegna era eccitante, morbida, sensuale, profumata, nuda, tragica, incontaminata, sola. Tempo fa qualcuna di voi mi ha chiesto via e-mail: «Jack, ma non ti andrebbe un figlio?». Quando sono tornato, a maggio, in moto, su quella stessa altura, ho pensato: «Se qui sul sellino avessi mio figlio, non potrei mostrargli la madre che io vidi. La femmina che amai alla sua età. Non avrei potuto dirgli: «Ehi, piccolo. Stai guardando quello che vidi io. Stai assistendo allo stesso miracolo, ragazzo. Una terra che si muove nel silenzio, sotto il sole, come una donna tra le lenzuola: «...Jack! Non fare il ragazzo dell'isola Gluck». Guardate che non è nostalgia, fratelli. È rabbia. Perché nella mia isola dell'anima avevo altre femmine... Ma non lo dicevo a nessuno. Che nomi che hanno. Che schianti di femmine. Spargi. Budelli. Santa Maria. Caprera. Non li voglio i paparazzi di quelle riviste come «Chi» con i loro «in», i loro «out», il chistaconchi, il chicihalabarcapiùlunga. Non la voglio una Spargi finta spalmata su quella vera. Una Budelli di cemento sulla terra nuda, profumata, riarsa. Perché so che non respirerà. Sicuro, sarà tutto bello, divertente, più pulito e più affollato. Ma lei morirà. E mio figlio non nascerà. Perché sarebbe un dolore troppo grande per lui sapere cosa c'era sotto quella tomba di cemento e non poterlo vedere mai. C'era sua madre. Sono troppo romantico? Sì, lo so, perché? Retorico? Ve l'ho detto, la Sardegna è la mia anima. E può essere l'anima di tutti, se non la si possiede. Lo so, sindaco dei Ds, che adesso mi detesti. Hai le tue ragioni, ma io le mie. E stavolta vorrei vincere, per i nostri figli, la nostra eternità... Jack Folla c'è e Caprera c'è, Budelli c'è, Razzoli, Santa Maria, Caprera ci sono. Ma anche il PUC, c'è. Il Piano Urbanistico Comunale che le vuole trasformare nella riviera romagnola. Il PUC è pronto per essere approvato. Cinque chilometri di costa intatta stanno per essere colpiti da 12 missili di cemento armato, 12 alberghi carichi di stelle, 4 o 5 per uno, ma sono quelle della Guida Michelin. Le stelle sarde, temo, dovranno girarsi ancora una volta. O precipitare, fiammanti di vergogna, nel nulla. Basterebbe il nome scelto dai progettisti per arrossire: La Città dei Bagnanti. C'è il parco naturale più bello del mondo e me la chiamano città. Ma ve l'immaginate il rientro a Roma dalle ferie? «Quest'estate io sono andato a Stromboli, e lei?». Alla Città dei Bagnanti. «Perché, a Roma ha piovuto?». La gente è pazza... 1.700.000 metri cubi, hermanos, per sbaraccare l'Arcipelago della Maddalena, candidato al riconoscimento dell'Unesco come «Patrimonio dell'Umanità». E gli squaletti del PUC non mangiano ritagli di cartoline, addentano voracissimi La Maddalena al cuore: la spiaggia di Monti d'Arena, quella di Bassa Trinità. Si mangiano tutto e non sputano niente, perché - il PUC lo tace - le piccole spiagge, le insenature dell'anima di questa Sardegna da salvare, diventeranno private. Private del «Billionaire». Terra di Naomi, della Shiffer e dei padroncini del vapore. Con i loro puffi palestrati, le puffette abbronzate e ammaestrate, l'inquinamento e l'acqua, la povera acqua che non c'è già adesso, per chi resiste a La Maddalena, per chi si accontenta com'è. Domanda: Esimio, eccellentissimo PUC, Le hanno mai fatto notare che l'Arcipelago della mia sarda anima divelta anche da lei, possiede già fortificazioni, fari, aree portuali, e batterie militari in disuso? Sì? Hanno un loro fascino demodé, non trova? Sì? E allora schiaffaceli lì dentro i tuoi albergoni, PUC, nelle casematte, nelle fortificazioni, nei fari abbandonati, oltretutto «la moda guerra» tira un casino. Chimatela spiaggia di Okinawa, chiamatela Pearl Harbor, che mi fotte, basta che non ci mettete i piedi sull'anima, non se ne può più. Non è un'anima, è un'autostrada! A proposito di Pearl Harbor: ma li avete allertati i futuri gaudiosi residenti nella vostra depressiva Città dei Bagnanti? Lo sanno che a due passi, sull'isola di Santo Stefano, è dislocata una delle più agguerrite basi militari americane? Con 4.000 marines in assetto di guerra? La più grande base di sommergibili nucleari del Mediterraneo? No, questo nei depliants non è previsto, capisco. Due paroline sulla radioattività, Signor Presidente Ciampi? Toc toc. Quirinale? Potreste trasmettere al Presidente Ciampi questo urgente messaggio di un'anima sarda? Il titolo è: ra-dio-atti-vi-tà. Santa Maddalena, Città dei Bagnanti, PUC. Lui capirà. Ditegli anche quest'altro: «obiettivo sensibile». Perché la base Usa lo è. Di questi tempi io non ci costruirei una città sopra. «Jack? Ma che dicono i maddalenini?». A loro va bene, è okay, fratelli. La liretta è la liretta. Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno, amen. Sì, questo è un Paese che sta vagando strano, ma io non lo lascio passeggiare comunque, mio fratello alcolizzato, sopra al Vesuvio in eruzione. Presidente Ciampi, la Sardegna la ama, lo so. Ami la Sardegna come so che lei la ama. Le salvi quest'ultimo brandello d'anima antica. Non è Jack Folla a chiederglielo. Ma l'Italia dei nostri figli. JACK FOLLA |