08/04/2002
Una notte a New Alcatraz con Jack Folla
Oltre quattromila persone provenienti da tutta Italia al raduno romano del dj latitante di Radiodue. I fan non vogliono la chiusura del programma a fine maggio e pensano a un giornale su modello del Foglio
Da Il Giornale (Michele Anselmi)

Jack Folla assediato, letteralmente, dalla "sua" folla. Da alcune settimane aveva chiesto via radio, invitando alla festa: "Non portate soldi, portate l'anima. È finalmente arrivata la notte per esibirla con centinaia di fratelli sconosciuti". L'hanno preso in parola, i "follanti". Sabato sera dovevano entrare tutti al Margò, locale romano da 1.300 posti: invece sono rimasti fuori in 3.000, a bloccare la strada sotto lo sguardo prima stupito e poi benevolo della polizia. "Mi prendo io tutte le colpe. Abbiamo fatto una cazzata. Ma io non sono nè un organizzatore, nè un politico", s'è affacciato verso le 21.30 su Viale regina Margherita, sgolandosi da un microfono d'emergenza, il carismatico Diego Cugia.

Il quarantottenne creatore del famoso dj latitante che ogni giorno, su Radiodue alle 13.40, rovescia via etere i suoi pensieri sull'"arroganza di chi ha deviato i nostri sogni confinandoli negli scaffali dei supermercati", delirava un po': sia per la febbre a 39 che lo tormentava sia per la ribollente situazione frutto di conti sbagliati. Di fronte a lui un'allegra "adunata sediziosa" - l'ha chiamata così - di fan: giovani con kefiah e orecchino, belle ragazze con fascia in fronte e jeans scampanati, quarantenni girotondisti in velluto, ma non solo. Venivano da Genova, Bolzano, Palermo, Taranto, Ancona: quasi tutti con lo zaino.

Da Novara una bambina di dieci anni, Adriana, ha preso la parola sulle spalle di un signore: non si rassegnava all'idea di restare fuori, benchè avesse Cugia al suo fianco. Da Milano un ventenne in stile Woodstock ha invitato alla calma: "Inutile fare questa cazzo di protesta. Io ci credo a jack Folla, porca puttana!". Lì accanto una donna albanese che fabbrica candele in un'azienda artigianale per un milione al mese cercava esausta una sedia: con la figlia diciottenne erano partite da Tricase, giù vicino Lecce.

Incalzati e sorpresi dagli eventi, Diego Cugia e i suoi soci Andrea Purgatori e Stefano Micocci (assente giustificato Roberto Pedicini, "The voice", ingaggiato da Fiorello") non sapevano più bene che fare. Dentro, il locale pieno all'inverosimile. Fuori, la folla rumoreggiante. Loro tre in mezzo, a quel punto capaci solo di ringraziare per l'affetto e di scusarsi per i disagi.

Più tardi, verso le 11 di sera, s'è riusciti a trovare un posto capace di accogliere gli "hermanos", per dirla con Folla: una piazza dentro Villa Borghese, dove a migliaia sono sciamati a piedi, per ricominciare da capo la festa e ascoltare il loro guru fino alle 3 di notte.

È da tre stagioni che Jack Folla, nella finzione letteraria un detenuto evaso dal carcere di New Alcatraz alla vigilia dell'esecuzione, intrattiene coi suoi ascoltatori un dialogo radiofonico che ha del sorprendente, anche lui per chi non la pensa come lui. Criticato dal manifesto, elogiato dal Borghese, ospitato da l'Unità Jack Folla non sai bene come prenderlo, tanto che il critico Aldo Grasso si è chiesto: anarchico o furbacchione? Sul risvolto di copertina del nuovo libro Jack l'uomo della Folla (Rai-Eri e Mondadori, 12 euro e 40) si legge: "L'ex detenuto numero 3.957 è tornato per ricordarci le verità che fanno male, le notizie taciute, la memoria tradita di un Paese senza faccia, di un'Italia di zombie mascherata da uomini nuovi". L'anima nera, manco a dirlo, è Berlusconi. Ma da D'Alema a Platinette, da Kofi Annan al "pacifismo trilleriano", da Scajola che toglie le scorte ad Andreotti testimonial del gorgonzola, non c'è giorno che Folla, incarnandosi nella voce rotonda, un po' hard boiled, di Pedicini (doppia Kevin Spacey), non distribuisca democraticamente la sua quota di controinformazione.

La parolad'ordine recita: "Se l'idea di società che abbiamo dentro è un po' meno ignobile, un po' più solidale e felice di quella che stiamo scontando attualmente, non è nostro diritto pretenderla, ma è nostro dovere praticarla e attuarla, come se fosse quella, e non questa, l'Italia in cui viviamo". Musica alle orecchie dei "fratelli" (ufficialmente 343mila, ma secondo gli autori attorno al milione) che si sintonizzano a ora di pranzo, inviando messaggi telefonici, e-mail, lettere.

A formare questo popolo, spiega Cugia, sono perlopiù "sedici-ventenni che non si sentono nè sinistra nè di destra: bradi, spersi, in ricerca, vittime di uno smarrimento che mi coinvolge moltissimo". Ma ci sono anche carabinieri in pensione, preti, soldati, casalinghe cinquantenni...

Ed è a questa Italia trasversale e antagonista che Jack Folla si rivolge: perchè "una volta cominciato a dire ciò che tu credi sia la verità poi si autoalimenta". Tanto da ipotizzare la nascita di un quotidiano, che potrebbe chiamarsi Folla o Alcatraz. Una specie di Foglio con più notizie, anticipa Purgatori, il segugio del Muro di gomma, ma a patto che i giornalisti mantengano il 51 per cento del pacchetto. Un modo per proseguire in altre fome la "missione" di Jack Folla.

Già perchè il 30 maggio la trasmissione chiude i battenti. E se i "follanti" scongiurano Cugia di non farlo, invocando un altro ciclo, lui, l'aristocratico autore, sembra deciso: "Non voglio che diventi una macchietta. Ha detto tutto quello che doveva dire. Gli si faccia una festa. Inchino. Sipario. Amen. Adesso ci sono un milione di Jack Folla in giro".

Sarà.