L'Espresso 19 novembre 1998


La trasmissione di chiama"Alcatraz". La conduce su Radio Rai2 un misterioso dj. Che sarà giustiziato il 25 giugno '99. Ma i suoi fan...

di Fabio Sindici


LORI, DA CERNUSCO SUL NAVIGLIO, GLI HA inviato per posta la sua partecipazione di nozze. Con un post scriptum: «Sposerò lui, ma penserò a te». Emanuela, da Ancona, gli telefona in diretta i suoi piani di fuga e lo esorta: «Vedrai che riuscirai anche tu a fuggire. Ci vediamo a Macondo». Ilaria, invece, va su di giri via Internet: «Vorrei bendarmi gli occhi e donarti il mio corpo perché per eccitarmi mi bastano la tua splendida voce e le tue magnifiche parole». Il destinatario di questi messaggi appassionati (ma anche di critiche, minacce, insulti) è Jack Folla, nuovo e arrabbiatissimo personaggio radiofonico. Ovvero, il protagonista di "Alcatraz", programma di musica e intrattenimento al vetriolo su Radiodue (Rai), in onda tutti i giorni, dalle 2,15 alle 3 del pomeriggio,ora in cui buona parte degli italiani è all'inizio della digestione o sta finendo di addentare un panino. Ebbene, Jack manda tutto di traverso. Magari con una mitragliata di "cazzo" e "vaffa...", più musiche d'autore e di tendenza, e la denuncia di quotidiani orrori: le violenze sui minori, l'odissea dei profughi, la droga, i viados... Del resto, che Jack sia un incazzato è comprensibile: perché questo disc jockey in realtà è un detenuto nel braccio della morte di Alcatraz, il famoso carcere di massima sicurezza americano ormai chiuso ma meta di continui pellegrinaggi. «Jack può permettersi di dire quello che vuole perché non ha niente da perdere: il 25 giugno '99 sarà giustiziato sulla sedia elettrica con buona pace dell'audience», spiega Diego Cugia, autore della trasmissione e inventore del personaggio. L'idea di Cugia, un po' estrema per la calma piatta del pomeriggio radiofonico, ha funzionato. In poco più di un mese di vita, "Alcatraz" è diventata una trasmissione di culto: con centinaia di lettere, 50 telefonate a puntata, una valanga elettronica di email, la sigla "Teste da tagliare" ripetuta come un tormentone. E con gli indici di gradimento alle stelle ora arriva anche un disco, "Alcatraz" appunto, edito dalla It di Stefano Micocci e con le musiche originali di Luciano Francisci, più i rap e i blues più cattivi della trasmissione, alcuni pezzi inediti, tutti cantati da Jack Folla. Non basta: ci sarà pure un libro (Rai Eri), con il meglio dei monologhi del carcerato virtuale e delle e-mail dei fan. Se la gode Cugia: «AII'inizio, alla Rai facevano pressioni perché Jack Folla si calmasse; ora insistono per una grazia all'ultimo momento o per farlo restare nel braccio della morte all'infinito. Ma il finale non si cambia». Intanto Jack, il primo Tamagotchi radiofonico, come è stato definito, è anche una beffa mediatica: molti radioascoltatori credono che sia un prigioniero reale e spediscono fax per la sua liberazione; altri stanno al gioco e telefonano a Jack come a un fratello maggiore. Di lui non si conoscono né il vero nome né il volto. Jack è solo un numero: il detenuto 3.957. Ma una volta chiuso il microfono, Jack ridiventa Roberto Pedicini, 36 anni, di professione doppiatore. Sua è la voce di Woody Harrelson in "Assassini nati". Durante il suo one-manshow nella cella 2 metri per 3, Jack scortica un po' tutti. Dai dj più famosi delle radio private («Linus e Albertino non sono neanche giovani, vi fate ammaestrare dagli scarti della mia generazione»), ai santoni dell'etere come Renzo Arbore e Gianni Boncompagni tornati alla consolle con il rinato "Alto gradimento" («I lifting passano, le anagrafi restano»). Fino ai suoi giovani ascoltatori, in media ventenni: «Continuate a ballare in quelle Mauthausen che chiamate discoteche, ma poi non lamentatevi se m'incazzo». «Jack è un cocktail dei grandi miti radiofonici: Lupo solitario, Howard Stern, Lenny Bruce...», dice Cugia. In tre quarti d'ora d'aria, il dj del braccio della morte mescola anche bellissima musica (da Leonard Cohen alla Callas, da Bob Dylan a Lucio Battisti) con versi di Rimbaud e Baudelaire. Se il suo delitto non è stato ancora rivelato (per ora Jack viene accusato di paternalismo), a favore della sua causa ci sono le lettere di tanti carcerati: «Sei il nostro mito», gli scrivono. Lui promette una puntata su Silvia Baraldini, l'italiana rinchiusa da anni in un carcere americano. E annuncia trionfale che la trasmissione avrà due ore di diretta nelle notti di Natale e Capodanno. In attesa di quel 25 giugno 1999...