Il Borghese - 05-11-1998
 

di Franco Garnero 

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Tutto è cominciato con Lupo Solitario, il mitico D.J. di American Graffitii il film di George Lucas che rievocava, nel 1973, l'America degli anni Cinquanta. Lupo Solitario era un animale notturno, che sapeva coniugare parole e musica, riflessioni e buoni consigli, senza diventare per questo un antipatico Grillo Parlante. E proprio con quel film che nasce la mitologia del D.J., ma, se è abbastanza facile lanciare messaggi all'umanità alle due di notte, ben altra impresa è riuscirci alle due del pomeriggio, proprio come sta facendo, con crescente successo, Diego Cugia, il creatore di Jack Folla, protagonista di «Alcatraz, un D.J. nel braccio della morte», in onda tutti i giorni dalle 14,15 alle 15,00 su Radiodue.

«La prima fascia pomeridiana», spiega Cugia, «è da sempre la più debole per RadioRai, perché i ragazzi tornano da scuola e scelgono di sintonizzarsi sulle cosiddette radio libere. A viale Mazzini, allora, mi hanno chiesto di creare un programma forte, che facesse concorrenza senza però fare il verso alle private. Ho pensato quindi di mettere a frutto la mia esperienza di scrittore di radiodrammi e così è nato Jack Folla, un intellettuale da strada, colto e incolto, esuberante e intimista, tenero e perverso che, avendo i giorni contati perché la sua esecuzione è fissata per il 25 giugno prossimo, si permette di dire tutto quello che gli italiani non hanno il coraggio di dire».

I messaggi sono violenti, colpiscono i luoghi comuni: «Le donne sono come i Sioux, noi maschi le abbiamo chiuse nelle riserve»; «I soldi sono l'unica parola che vi fa ancora avere delle erezioni»; «Gli spacciatori sono la nuova classe dirigente»; «Non esiste una ricetta per cucinare le donne»; «Non fate leggere la Bibbia ai vostri figli, ve li ritrovereste a Fregene depressi perché non sono riusciti a camminare sulle acque»; «Anche la camorra è diventata buonista: adesso fa pirateria discografica applicando sui compact disc l'etichetta Scusateci siamo disoccupati. Così domani un assassino scriverà col sangue sul corpo della vittima: Perdonatemi, mi stava tanto antipatica».

Se il tam tam del gradimento e degli indici di ascolto risuona robusto intorno ad «Alcatraz», c'è anche chi non gradisce il linguaggio esplicito e le provocazioni. I primi ad adirarsi sono stati quelli del Manifesto, il quotidiano più «conservatore» d'Italia, che non digerisce la fame di libertà che sostiene il programma e soprattutto un «negro» profferito da Jack Folla al posto del politically correct «nero». L'articolista del giornale comunista Manifesto porta un attacco frontale, irridendo le origini nobili di Cugia (suo bisnonno è stato ministro della Guerra e della Marina nel regno sabaudo al tempo di Cavour), ed evocando addirittura il fantasma di Goebbels. Jack Folla replica a stretto giro di posta: «Non tollero l'antirazzismo ipocrita che si nasconde dietro le parole». Con buona pace del quotidiano di Valentino Parlato - che una volta di più dimostra di vivere a mille anni luce dal Paese reale - «Alcatraz» decolla e diventa un caso. Molti credono che Jack Folla esista veramente, che sia rinchiuso per davvero nel braccio della morte della prigione di Alcatraz in attesa dell'esecuzione, e che parli all'Italia grazie a un ponte radio. Alcuni chiedono di poter manifestare in piazza la loro solidarietà, come già è avvenuto nel caso di Silvia Baraldini, altre, soprattutto ascoltatrici soggiogate dalla voce sensuale di Jack, si offrono come «vittime sacrificali» per portare la loro solidarietà fisica in cella. «Che Jack Folla sia creduto come assolutamente reale non può che farmi piacere, naturalmente» commenta Cugia, «tuttavia, a chi ci chiama per protestare contro la pena di morte, noi forniamo i nomi di condannati autentici. Un ulteriore segno della fortuna del mio personaggio l'ho avuta giorni fa, quando anche mia moglie mi ha detto che le piacerebbe tanto poter parlare un po' con Jack». Ma chi è veramente Jack Folla? Chi è l'attore che dà corpo e impareggiabile sonorità alle parole di Diego Cugia? In Rai tutti cercano di mantenere il segreto per rendere più credibile la finzione, ma noi abbiamo scoperto che è Roberto Pedicini, uno dei più famosi doppiatori italiani, la voce di Mozart in Amadeus e di Christopher Lambert in Nirvana. E come fa Pedicini a replicare con tanta sicurezza, e perfettamente calato nel personaggio, alle telefonate degli spettatori che vogliono parlare con Jack? Proprio come Ambra di Non è la Rai, il bravo attore porta un auricolare con cui Cugia detta le risposte. Insomma, dopo un lungo periodo di letargo, RadioRai rischia di diventare la prima radio libera italiana.