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di Roberto Davide Papini
Pochi giorni ancora per uscire per sempre dalla pri- gione di questa vita, oltre- assare gli spessi muri della mediocrità e dell'ipocrisia. Per il condannato a morte 3957 di Alcatraz, il 15 maggio sarà il giorno dell'esecuzione. All'alba, I'italoamericano Jack Folla, un Dj nel braccio della morte smetterà di inonda- re l'etere con i suoi messaggi da Radiodue (dalle 14.15 alle IS, in replica dopo la mezza- notte) contro tutto e contro tut- ti contro la tv che si parla ad- dosso, il sistema «che tiene in vita la gente solo perché deve comprare», contro la mediocri- tà soprattutto. Maledetta me- diocrltà. «Abbiamo lasciato il mondo ai mediocri», urla Jack Folla al pubblico di primo po- meriggio della Rai, che lo ama in maniera incredibile, quasi assurda visto che questo perso- naggio nato dalla fantasia di Diego Cugia riceve centinaia di messaggi di fan adoranti, di- sperati al pensiero della sua condanna a morte, estasiati dal- le parole crude e taglienti che Jack dedica a loro, chiamando- li "fratelli". Non tutti però, piangeranno per questa morte "virtuale" in diretta radiofoni- ca del personaggio. «Ehi Jack, mi fa piacere che muori alla fi- |
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dal consumismo e dalla televi- sione, educata all'indifferenza e al cinismo, abbrutita dal de- naro e ammaestrata dai D.J. delle radio libere. Alcatraz è la loro condanna a morte». Per svegliare le coscienze, pe-rò, lei usa un linguaggio mol- to crudo, insolito per la Rai, e non lesina critiche al modo di fare radio e televisione in Italia. Critiche pesanti. Nes- suno si è lamentato? «Nessuno? All'inizio sono sta- to sommerso di lettere di prote- sta, interne alla Rai e da parte del pubblico. Giletti ha minac- ciato una querela. Questa è una trasmissione che dà fasti- dio» Eppure, continua ad andare avanti, anche perché ha rad- doppiato gli ascolti di Radio- due in una fascia non pro- priamente brillante. «Sì, non mi salveranno dalla condanna a morte, ma gli ascoltatori hanno salvato il |
programma, perché i messaggi di entusiasmo e gradimento so- no stati superiori alle proteste. E con loro, anche il direttore Santalmassi. Devo dire che ha difeso il programma a spada tratta». Ma cosa rimprovera alla tv? «I presentatori si parlano ad- dosso, con discorsi cifrati Se ne fregano del pubblico e la gente se ne accorge, lo sente. Ecco perché Jack Folla è pia- ciuto perché si è denudato in pubblico, ha aperto un dialogo vero e soprattutto ha ascoltato. Una persona mi ha detto: "Questa è la prima radio che ascolta prima di parlare". Un bel complimento, no?» |
Ma cosa accomuna Jack Fol- la al suo pubblico, numeroso e appartenente a varie fasce d'età? «La gioia di non essere omolo- gati, ma anche, per gli oltre quarantenni come me la fru- strazione per i sogni non realiz- zati, per quegli ideali che ave- vamo da ragazzi». Adesso, però, questa identifi- cazione tra Jack Folla e i suoi fan (colpi di scena a par- te) sta per fnire. Come pas- serà le ultime ore il condan- nato 3957? «Leggendo Proust e ascoltan- do la musica di Leonard Cohen». E dedicando la sua ultima ora d'aria radiofonica al suo pub- blico. |
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ne. Ti ascolto sempre, ma dici troppe parolacce e anche se non morissi condannato andre- sti comunque all'inferno», gli scrive un ascoltatore che si fir- ma "Aspirina". E forse, non piangerà proprio nessuno, per- ché l'autore annuncia un col- po di scena che renderà noto solo alla vigilia dell'esecuzio- ne: un rinvio? Un'evasione o chissà cos'altro? Jack, comunque continua a lan- ciare i suoi messaggi alternan- doli a brani di quella «grande musica che è scomparsa dalla radio»: da Leonard Cohen a Edith Piaf, da Francesco Guc- cini ai Rolling Stones. «Forte questo, ma chi è?», gli chiede un giovanissimo ascol- tatore dopo aver sentito "Ima- gine" di John Lennon. Virtua- le, eppure vissuto come tre- mendamente reale, tanto che al telefono c'è chi piange con il condannato, chi racconta il |
suo cammino di uscita dalla droga ("Grazie a te, ce la sto facendo, Jack, lo faccio per te e per mia figlia"), e chi confes- sa di aver visto "la luce" grazie ai messaggi di Jack. Una bella responsabilità per FollalCu- gia, travolto dai messaggi su Internet (40mila contatti in set- te mesi e mezzo), anche per- ché all'inizio del prograrnma (in settembre) il 70% degli ascoltatori era convinto che esistesse davvero un italoame- ricano di nome Jack Folla nel braccio della morte di Alca- traz. «Jack le sue responsabilità se le prende tutte, non sfugge a niente. Questo non è un gio- co», risponde Folla/Cugia. Ma cosa vuole dire al suo pubblico con questi messag- gi? «Voglio svegliare la mia gene- razione e quella dei più giova- ni generazioni addomesticate |
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«Jack, aiutaci a sconfiggere la guerra» | ||||||||||||||||||||||
Poesie struggenti, frasi d'amore, di rabbia, di odio, di disp~erazione, messaggi con- tro la pená di morte, contro la guerra. Il popolo di "Alcatraz" accom- pagna il cammino del perso- naggio Jack Folla verso il pati- bolo radiofonico sommergen- dolo di parole: al telefono, per lettera, su Intemet. «Non smettere di essere spie- tato» li scrive Paolo F. e così |
Marco che invita Jack ad an- dare «avanti come un tratto- re». . «Mi hai fatto sentire come quando da piccolo ho scoper- to che Babbo Natale non esi- steva. Ho smesso di sognare e di credere negli adulti. Forse sei come Babbo Natale, forse fai sognare. Vai avanti» è il messaggio di Stefano. «Folgorata dalla tua voce...ho perso la mia. Vorrei non esse- |
re banale, ma sei talmente uni- co che mi riesce quasi impos- sibile», dice Serena. Deborah, invece, sibila tutta la sua rabbia: «Ti odio con tut- ta me stessa per avermi risve- gliata dal torpore nel quale ve- geto da 28 anni. L'odio è un sentimento assai eccitante e vero. Io nei mio limbo ci sta- vo bene, non dovevo preoccu- parmi di pensare...e ora tu mi- vieni a urlare nelle orecchie |
che esiste un mondo per il qua- le lottare. Beh, Jack... l'infer- no è caldo... ci incontreremo là. Continua...». E Massimiliano, pensando all'ultimo giorno del perso- naggio promette: «Alla fine saremo tutti lì, nella tua cella a cantare la canzone che ci hai insegnato... vola più alto, alba- tro». Nelle foto: L'isola di Alca- traz e, qui accanto, Diego Cugia |