Italiani clandestini

“Immigrati, per favore, non lasciateci soli con gli italiani” è una scritta comparsa su un muro di Genova, un crocifisso di satira che andrebbe appeso nelle scuole accanto a quello tradizionale.

“Immigrati, per favore, non lasciateci soli con gli italiani” è un’esortazione curativa, uno di quei rimedi popolari di una volta, particolarmente indicato per lenire le nostre coscienze infiammate. 

L’immigrazione regolare e clandestina sembra avere davvero trasfigurato le nostre città. In certi quartieri non si parla neanche italiano e i negozi espongono insegne misteriose. Le moltitudini di cingalesi e filippini, africani e rumeni, implodono con una bomba atomica di diversità nella percezione del nostro “piccolo mondo antico”. Persino i monumenti, in questo scenario multietnico e nella babele di lingue e di riti, sembrano schizzati fuori dalla nostra geografia dell’anima. Siamo come mariti o mogli all’antica, carabinieri del matrimonio nei secoli fedeli, costretti da un divorzio a una famiglia allargata. Noi italiani assomigliamo alle vittime psichiatriche di una rara sindrome di smemoratezza: un giorno ti risvegli in una città straniera e non sai come e perché sei finito lì. Il fatto che questa città sia la “nostra” esaspera lo spaesamento e l’invito rabbioso ai “visitors”: tornatevene a casa “vostra”.

“Immigrati, per favore, non lasciateci soli con gli italiani” è una scritta medica che ci aiuta a mettere il dito sulla piaga, quella profonda, la vera. Chi sono gli alieni? Perché lo straniamento più destabilizzante, non è essere costretti a convivere con un cingalese o un arabo, ma con quel “noi” irriconoscibile che in pochi anni siamo diventati. Che uno slavo faccia pipì su un monumento, un rumeno controlli il racket della prostituzione o una zingara ci scippi il portafoglio, è un comportamento assolutamente deprecabile che va punito a norma di legge. Ma se questa sensazione di “spaesamento” scaturisce, invece, da una verità più scomposta? Dalla scoperta di un clandestino nelle stive della nostra stessa coscienza? Di un italiano zingaro, nero, una specie di terrorista arabo casalingo, un “noi” comunque diverso da come ci eravamo sempre rappresentati?

Con un ossidato luogo comune si ripete, che “la televisione è lo specchio del Paese”. Può darsi, ma quale devastante crisi d’identità ci coglie e polverizza se le figure che vediamo agitarsi in quello scatolone colorato, se i loro atteggiamenti, gusti e manie, i loro varietà e persino i telegiornali, non corrispondono quasi in nulla al “noi” che avevamo dentro? A quel grado d’istruzione, educazione, civiltà, a quei canoni condivisi con cui, un tempo, era selezionata la nostra specie? Al nostro modo di sentirci italiani fino a ieri? Se questi, i modelli, sono gli italiani, allora io chi sono? Dove mi spiaggerò? Perché se aderisco ad essi mi sento un mostro, se non vi aderisco mi sento un mostro lo stesso, isolato, smarrito, “spaesato”: extracomunitario nella mia stessa comunità, quartiere, ufficio, casa, famiglia.

“Immigrati, per favore, non lasciateci soli con gli italiani” è una scritta che può aiutarci ad allargare la coscienza, a comprendere come, pur di evitare ogni contatto con l’italiano spaesato che è in noi, ci scateniamo in una caccia al diverso e ci illudiamo che rispedire gli altri nei loro recinti potrà tornare a far fiorire il nostro giardino. Nient’altro che un’illusione, appunto. Perché è soprattutto con quell’italiano che siamo diventati xenofobi senza saperlo. Abbiamo bisogno di una nuova geografia dell’anima, di integrare quel noi clandestino, quell’io senza biglietto e passaporto, quel Bin Laden nella stiva che rischia di far esplodere la nave, non in nome di qualche dio, ma perché li ha smarriti tutti.

Oggi un amico mi raccontava di aver preso un autobus per andare alla stazione. A bordo vi erano solo stranieri, di tutte le lingue e religioni. "Sai bene quanto non sia razzista, ma ti confesso che ho vissuto un imbarazzante straniamento, ero a Roma e mi sembrava Bengasi o New York." Poi qualcosa l’ha colpito molto. Era una famigliola cingalese. Lui, il padre, in giacca, un bell’uomo dai baffi curati, la camicia lisa ma ben stirata, un’aria serena e dignitosa. Con la moglie, lievemente sformata dalla maternità, si lanciavano brune e complici occhiate. "Non sai quanto avrei pagato per capire una parola di quello che si dicevano, per decifrare il lessico così familiare del loro amore". Ciascuno teneva per la mano un bambino e nell’altra un libro. Leggevano in piedi, mantenendosi in armonico equilibrio e non tradendo mai mancanza d’attenzione verso i figli o il mondo circostante. E il mio amico ha concluso: "La verità è che loro sono il nuovo". Credo sia proprio così, anche se (o forse proprio a causa di questo) a me avevano fatto tornare in mente un certo tipo di famigliola italiana degli Anni Sessanta, oggi estinta, una specie che forse aveva trovato modo di riprodursi in cattività, clandestinamente.

30 commenti su “Italiani clandestini”

  1. Grazie Diego per aver aperto un altro Thread sul tema dell’immigrazione, ne approfitto per riportare due articoli, uno apparso su “La Repubblica” e l’altro su “Nigrizia”.

    Da “La Repubblica” di venerdì 23 maggio
    Ong bocciano il pacchetto sicurezza: “Solo repressione contro i disperati”

    Parlano i responsabili di diverse organizzazioni che lavorano in tutto il mondo
    per aiutare i più poveri e i più deboli.
    Giudizi duri: “Inefficace e controproducente”

    «Solo repressione contro i disperati»
    Ong bocciano il pacchetto sicurezza

    «Impossibile allungare a 18 mesi la permanenza nei Cpta già oggi invivibili»
    «Il reato di immigrazione clandestina manderà in crisi il sistema carcerario»

    di CARLO CIAVONI

    ROMA – Sono circa duecento le Ong italiane, oltre duemila i volontari che vi lavorano, 3500 gli operatori umanitari impegnati a tempo pieno in circa quattromila progetti di cooperazione in ogni angolo della Terra, per uno sforzo finanziario che supera i 350 milioni di euro ogni anno. Il pacchetto sicurezza varato dal governo l’altro ieri non poteva non suscitare reazioni preoccupate tra chi quotidianamente ha a che fare con la disperazione, le speranze e il desiderio d’integrazione di gente in cerca di soluzioni per una vita decorosa e a riparo da soprusi e violenze.

    I responsabili di Medici Senza Frontiere ricordano il “Rapporto sui Centri di Permanenza Temporanea e Assistenza” con il quale MSF denunciava le condizioni inaccettabili di questi centri, all’interno dei quali si verificavano abusi da parte delle forze dell’ordine, utilizzo incongruo di psicofarmaci, episodi di autolesionismo e, in generale, un’assoluta incapacità di garantire standard minimi di accoglienza. «Oggi – dice Loris De Filippi, responsabile dei progetti di MSF – si teme che queste condizioni, con l’estensione a 18 mesi del periodo massimo di permanenza all’interno dei CPTA, non possano che peggiorare». L’Ong, che lavora in oltre 65 paesi del mondo gestendo circa 380 progetti in diversi contesti, dalle catastrofi naturali, alle guerre civili, alle epidemie, ha recentemente pubblicato il rapporto “Una stagione all’inferno” sulle inaccettabili condizioni di vita e di lavoro degli stranieri impiegati come stagionali nell’agricoltura nel Sud Italia. E non solo.

    Laura Boldrini, porta voce dell’UNHCR – l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati – si dice «molto preoccupata per l’ipotesi di espulsione per chi chiede lo status di rifugiato, dopo il primo diniego da parte della commissione che esamina la prima domanda. Se dovesse passare questo principio, ci sarebbe un peggioramento anche rispetto alla Bossi-Fini. In Italia – aggiunge Boldrini – nel 2007 hanno fatto richiesta d’asilo 14 mila persone, settemila delle quali arrivate via mare. Il 10% ha ottenuto lo status di rifugiato, secondo la convenzione di Ginevra, mentre oltre il 50% ha ottenuto la protezione umanitaria. Dunque, le autorità italiane hanno accertato che più del 60% di chi chiede asilo politico dice la verità, non viene qui ad imbrogliare nessuno. Ecco dove nasce la nostra preoccupazione: nasce dal fatto che se si restringono i termini del ricorso e del riesame, si rischia di cacciare persone che, al contrario, avrebbero tutto il diritto di essere considerati profughi».

    Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid, commenta: «Come si può pensare che i provvedimenti previsti nel “pacchetto sicurezza” abbiano una qualche efficacia? Le persone che si vorrebbero tenere lontane dal nostro paese fuggono nella maggior parte dei casi dalla povertà, quando non da guerra e persecuzioni. Non sarà certo il reato di “immigrazione clandestina” a tenerle lontane. L’Italia deve invece mostrare lungimiranza e fare seriamente la sua parte nel combattere la povertà nel mondo. Ad esempio adeguando le proprie quote di aiuto allo sviluppo ai livelli europei, piuttosto che spendere ancora di più in strutture dalla dubbia efficacia come i Cpt. In quanto Ong che basa la propria azione sul rispetto dei diritti umani – ha aggiunto De Ponte – siamo inoltre preoccupati per quei provvedimenti contenuti nel “pacchetto sicurezza” che mettono in discussione il principio di uguaglianza di fronte alla legge che dovrebbe essere riconosciuto a ogni essere umano, come la possibilità di detenere per lungo tempo uno straniero solo su base amministrativa e senza l’intervento di un giudice».

    Damiano Rizzi, presidente di Soleterre: «È per lo meno controproducente affrontare l’immigrazione considerando solo la dimensione repressiva e della devianza delle persone che arrivano da altri paese. I dati oggettivi dicono che queste persone sono una risorsa per la società italiana. Ne sono un esempio le 400 mila badandi che chiedono di essere regolarizzate. Aggiungo un altro dato, tanto per fare un altro esempio: senza le rimesse della comunità salvadoregna, la povertà di quel paese sarebbe aggravata di sette volte».

    Carlo Garbagnati, vice presidente di Emergency, mostra invece scetticismo sulla possibilità che il ‘pacchettò trovi applicazione così com’è. «Tutti gli interessati hanno capito – ha detto Garbagnati – che è assai improbabile l’applicazione concreta di alcuni proncipi espressi nelle misure del governo. Se non altro perché coinvolge le badanti, pilastri irrinunciabili dell’organizzazione quotidiana per centinaia di migliaia di famiglie, senza contare poi il problema gravissimo della capienza delle carceri italiane. Ma al di là della concreta difficoltà, c’è un ragionamento di merito che va fatto, una valutazione sul principio secondo il quale il problema della sicurezza faccia corto circuito con l’immigrazione. Con una semplificazione ulteriore, per cui i principali responsabili di questo deficit di sicurezza siano gli zingari. Insomma, ci sono sintomi preoccupanti».

    Un paese che ha bisogno di stranieri ma che non li vuole integrare. Che dimentica il suo passato da migrante. Che si dice cattolico ma che non vuole seguire l’esempio di Cristo. L’appello di padre Alex Zanotelli.

    È agghiacciante quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi in questo nostro paese.
    I campi Rom di Ponticelli (Na) in fiamme, il nuovo pacchetto di sicurezza del ministro Maroni, il montante razzismo e la pervasiva xenofobia, la caccia al diverso, la fobia della sicurezza, la nascita delle ronde notturne… offrono un’agghiacciante fotografia dell’Italia 2008.

    «Mi vergogno di essere italiano e cristiano», fu la mia reazione, da poco rientrato in Italia da Korogocho, all’approvazione della legge Bossi-Fini (2002). Questi sei anni hanno visto un notevole peggioramento del razzismo e della xenofobia nella società italiana, cavalcati dalla Lega (la vera vincitrice delle elezioni 2008 e incarnati oggi nel governo Berlusconi. (Posso dire questo perché sono stato altrettanto duro con il governo Prodi e con i sindaci di sinistra, da Cofferati a Dominici…). Oggi doppiamente mi vergogno di essere italiano e cristiano.
    Mi vergogno di appartenere a una società sempre più razzista verso l’altro, il diverso, la gente di colore e soprattutto il mussulmano, che è diventato oggi il nemico per eccellenza.
    Mi vergogno di appartenere a un paese il cui governo ha varato un pacchetto-sicurezza dove clandestino è uguale a criminale. Ritengo che non sia un crimine migrare, ma che invece criminale è un sistema economico-finanziario mondiale (l’11% della popolazione mondiale consuma l’88% delle risorse) che forza la gente a fuggire dalla propria terra per sopravvivere.
    L’Onu prevede che entro il 2050 avremo per i cambiamenti climatici un miliardo di “rifugiati climatici”. I ricchi inquinano, i poveri pagano. Dove andranno? Stiamo criminalizzando i poveri?
    Mi vergogno di appartenere a un paese che ha assoluto bisogno degli immigrati per funzionare, ma che poi li rifiuta, li emargina, li umilia con un linguaggio leghista da far inorridire.
    Mi vergogno di appartenere a un paese che dà la caccia ai Rom, come fossero la feccia della società. Questa è la strada che ci porta dritti all’Olocausto (ricordiamoci che molti dei cremati nei lager nazisti erano Rom!). Abbiamo fatto dei Rom il nuovo capro espiatorio.
    Mi vergogno di appartenere a un popolo che non si ricorda che è stato fino a ieri un popolo di migranti (“Quando gli albanesi eravamo noi”): si tratta di oltre sessanta milioni di italiani che vivono oggi all’estero. I nostri migranti sono stati trattati male un po’ ovunque e hanno dovuto lottare per i loro diritti. Perché ora trattiamo allo stesso modo gli immigrati in mezzo a noi? Cos’è che ci ha fatto perdere la memoria in tempi così brevi? Il benessere?
    Come possiamo criminalizzare il clandestino in mezzo a noi? Come possiamo accettare che migliaia di persone muoiano nel tentativo di attraversare il Mediterraneo per arrivare nel nostro “Paradiso”? È la nuova tratta degli schiavi che lascia una lunga scia di cadaveri dal cuore dell’Africa all’Europa.
    Mi vergogno di appartenere a un paese che si dice cristiano, ma che di cristiano ha ben poco. I cristiani sono i seguaci di Gesù di Nazareth, povero, crocifisso “fuori dalle mura”, che si è identificato con gli affamati, i carcerati, gli stranieri. «Quello che avrete fatto a uno di questi miei fratelli più piccoli lo avrete fatto a me».
    Come possiamo dirci cristiani, mentre dalla nostra bocca escono parole di odio e disprezzo verso gli immigrati e i Rom? Come possiamo gloriarci di fare le adozioni a distanza, mentre ci rifiutiamo di fare le “adozioni da vicino”?
    Come è possibile avere comunità cristiane che non si ribellano contro queste tendenze razziste e xenofobe? E quand’è che i pastori prenderanno posizione forte contro tutto questo, proprio perché tendenze necrofile?
    Come missionario, da una vita impegnato a fianco degli impoveriti della terra, oggi che opero su Napoli, sento che devo schierarmi dalla parte degli emarginati, degli immigrati, dei Rom contro ogni tendenza razzista della società e del nostro governo.
    Rimanere in silenzio oggi vuol dire essere responsabili dei disastri di domani.
    Vorrei ricordare le parole del pastore Martin Niemoeller della Chiesa confessante sotto Hitler:
    «Quando le SS sono venute ad arrestare i sindacalisti, non ho protestato perché non ero un sindacalista. Quando sono venute ad arrestare i Rom, non ho protestato perché non ero un Rom. Quando sono venute ad arrestare gli Ebrei non ho protestato perché non ero un Ebreo. Quando, alla fine, sono venute ad arrestare me, non c’era più nessuno a protestare».
    Non possiamo stare zitti: dobbiamo parlare, gridare, urlare. È in ballo il futuro del nostro paese. Soprattutto è in ballo il futuro dell’umanità. Anzi, della vita stessa.
    Diamoci da fare perché vinca la vita!

    Questa è la mia reazione davanti agli ultimi avvenimenti nel nostro paese.
    Se la condividi, aggiungi la tua firma, inviando una e-mail a: online@nigrizia.it

    http://www.dongiorgio.it/pagine/scelta.php?id=185

  2. Grazie Jack per il tema scottante,
    penso che ormai il terrore, fomentato anche da stampa e televisioni contro il diverso, sia al suo apice.Il diverso viene visto come una minaccia, e anche se è un buon uomo da fastidio persino l’odore dei suoi vestiti, magari saturi di cibi speziati.In ogni cittadino straniero troviamo l’elemento sprezzante: se però è australiano, canadese, argentino no, quelli van bene….son solo poche le nazioni che ci danno fastidio, Africani, Cinesi, e popoli dell’Est.Quindi grazie Jack per aprire ancora una volta una parentesi inportante.Solo una cosa, oggi sono nero e quindi me la prendo un po’ per ogni cosa; Rulando ha postato due articoli, peraltro ottimi: l’unica cosa credo sia importante capire il TUO pensiero Rulando, e non continuare a fare copia e incolla dei papiri; lascia piuttosto il link se lo ritieni necessario.Il tuo pensiero qui è quello che vale, il pensiero di ognuno di noi, che ci troviamo su questa isola.Scusate se ho trasceso.
    Luca

  3. personalmente non ho mai avuto problemi con immigrati, casomai con italiani…
    penso che il grado di civilta’ non dipenda da un popolo o da una nazione ma da ogni singolo cittadino.
    Per cui faccio anche mia la scritta sul muro di una citta’ portuale:
    ‘immigrati, per favore, non lasciatemi sola con gli italiani’.
    Come amo cultura, arte, bellezza nella diversita’, altrettanto detesto campanilismo, provincialismo e tutto cio’ che limita la visione cosmopolita del mondo.

  4. Jack
    ti ha detto giusto il tuo amico,è vero al mattino sugli autobus c’è pieno di stranieri che vanno a lavorare,quasi tutte donne,e lavorano a servizio,del popolo italiano,non siamo poveri,come crediamo.siamo ricchi,e abbiamo bisogno di questa gente,perche noi siamo un popolo vecchio.Ho tante amiche Cilene,Indiane ,Slovacche,tutte a servizio,magari tengono in vita un anziano dimenticato dai figli o dai parenti,loro pagano e basta,a volte hanno i mariti,a spasso,è la donna che mantiene in piedi la famiglia.I ruoli si sono invertiti.Poi Genova è proprio un ammasso di civiltà che si scontra,non ci sono più i negozietti tipici della liguria,(tipo le friggittorie,di stoccafisso,e frittelle,è
    sparito tutto sembra di essere all’estero.
    Mi ricordo che tantissimi anni fà:andai in Germania con mio fratello,e amici in macchina,quando le frontiere erano chiuse,
    al posto di frontiera ci chiesero la carta d’identità a tutti:la battuta fu. Ah.Italianien.ih ih Mafia.
    Subito non feci tanto caso sai quando si è giovani si è un po superficiali,adesso dico,vedi che nomea che avevamo e abbiamo?
    L’anno non me lo ricordo davvero,devo vedere le foto,meglio di no,potrei alla fine vedere un camaleonte al mio posto in foto.e con questo potermi dire che sono Jurassica!!Come dice quel tesoro di mio nipote.
    ——————————-

  5. Luchello, non ti capisco proprio.
    Qua dentro il mio pensiero, sui più disparati argomenti, l’ho sempre espresso (ovviamente nei casi in cui ho ritenuto opportuno farlo) e anche quando copioincollo “papiri”, come dici tu, QUASI SEMPRE aggiungo ciò che penso a proposito di quello che è stato scritto. In questo caso condividendo il pensiero di Zanotelli e le preoccupazioni delle ONG non mi sento (per ora) di aggiungere altro…

    Ciao

  6. Voglio essere sull’autobus insieme a bianchi, neri e di tutti i colori, indossare una camicia lisa, ma pulita e stirata, reggere tra le mani un libro e guardare amorevolmente gli occhi di chi ho di fronte.
    Voglio che l’autobus faccia cento giri di mondo e milioni di fermate per far salire e scendere papà, mamme, bambini che parlano lingue sconosciute, dialetti musicali e mi insegnino a sentire pensieri e profumi che non conoscevo.
    Voglio essere ricca ricca da morire per regalare il pane a chi non ce l’ha, e sono certa che nessuno lo prenderà come un’elemosina ma mi regalerà la ricchezza incalcolabile di un sorriso senza prezzo.

  7. Spero che vinca Obama
    per dare un segnale nuovo
    a tutti:The change.:-)
    Stasera ho visto in tv
    a una signora di Napoli, poverina
    gli hanno chiesto:Secondo
    lei dove si dovrebbe portare
    la spazzatura di Napoli?
    e lei ha risposto:che mi
    interessa a me?
    una del posto:è incredibile.
    Sapesse a noi signora
    Gomorra,
    io vivo dal’altra parte
    dell’universo.
    ————————-
    the italy made

  8. Ricordo che un paio di anni fa un bel po’ di immigrati dovettero fare la coda di notte per arrivare primi all’ufficio postale e prendere un modulo per la regolarizzazione.

    (tra parentesi: seppi poi che la coda avrebbero dovuta farla i loro ‘padroni’, come succederebbe nel mondo libero, ma a quanto pare in italia i padroni non fanno la coda.)

    Insomma, in quei giorni vidi della gente in coda organizzarsi con biglietti e numeri, come dal salumiere, per arrivare civilmente al benedetto sportello.

    Ma guarda ‘sti stranieri, osano pure organizzarsi tra loro, fanno le code alla norvegese, ignorando la cultura locale e l’autorita’. E’ proprio vero che non vogliono integrarsi.

    A volte penso che per questo paese ci vorrebbe una bella iniezione di sangue nuovo. Magari cingalese o altro, ma sangue nuovo, che non abbia molto DNA in comune con l’italiano medio, quello che “l’ICI e’ un sopruso” ma intanto trova normalissimo pagare 40 euro al mese per sky. Quello per cui e’ normale se un politico vende e affitta veline in cambio di senatori.

    Sangue nuovo, che spazzi via la cultura del servo e del padrone in cui state affogando tutti.

  9. Sono daccordo con Fabrizio.
    Colpì anche me la civiltà dimostrata
    in quell’occasione. Il nostro “galateo”
    avrebbe rispolverato figure tipo l’omino della fila che impersonava Totò in un vecchio film (SIAMO UOMINI O CAPORALI?)
    o tanti piccoli
    gesti di furbizia e inciviltà che siamo bravissimi a far scontare al prossimo.
    Questi immigrati sono davvero brutta gente.
    Si devono praticare le usanze del posto!
    Cosa sono tutte queste lezioni di umanità!
    Se vivi in Italia…italianizzati!
    Cribbio!

  10. Non so voi,io stasera ho il tedio,oggi ha
    piovuto sabbia del deserto quasi,sembrava di essere ai tropici;Ho un orecchio rivolto alla tv uno occhio al pc,un piede sul corpo del gatto,che mi sembra l’unico cristiano rimasto al mondo,ma si puo ascoltare certe cose?Ballarò…..stanno parlando di educazione morale:non sò che dire,ma cosa abbiamo ancora?che grigiore….bisogno di sapere da altri cosa sia uno straniero?
    uno straniero
    è un tu
    diverso
    pero piu colorato.
    ——————-
    notte—

  11. Buongiorno a tutti\e.
    Spero sia un giorno di sole per
    ognuno di voi.
    Che strano effetto vedere sbandierare
    il contenuto dei temi dei bambini
    di Ponticelli come se dentro questi ci fosse
    l’assoluzione per tutto quanto sta per succedere. Quel “vedete? l’innocenza ha parlato!” suona un pò retorico e tanto “paraculo”(se mi passate il francesismo). Non è che dovremmo impensierirci sul fatto piuttosto che i bambini
    che stiamo tirando su sono come i replicanti di Blade Runner,nel senso che “hanno già visto cose che noi umani…” ?
    La notizia qual’era? Che i bambini ,anime candide, assolvono già quello che alcuni di noi avranno difficoltà a digerire.
    Mi fa uno strano effeto tutto questo.
    Quanto tutto sia strumentalizzabile pur di creare consenso.
    In campagna elettorale buona parte dei partiti politici,anche quelli più estremi,
    invocavano il rispetto della nostra matrice cristiana,si ergevano a paladini della cristianità e a strenui sostenitori del Papa.
    Poi il Papa che svolge i suoi compiti da Papa,fa il suo appello al rispetto,all’accoglienza e alla solidarietà…ed alla velocità della luce da massima autorità morale viene declassato a semplice vecchio rincoglionito.
    Sono molte le cose che non mi tornano.
    Sono molte le notizie date (o non date)che mi fanno
    preoccupare che da noi non c’è una libera informazione ma solo comunicati e propaganda per i partiti che a turno sono al governo.

    Caserme chiuse nuovi centri d’accoglienza ,di verifica ed espulsione?
    Modello Guantanamo?
    Che tenerezza che mi fa sentire queste proposte. Sono molto ingenue.
    Se andiamo in nazioni più grandi della nostra
    ci si accorge che noi la vera immigrazione non l’abbiamo vista mai e che siamo molto lontani dalle società multirazziali e globalizzate che si vedono in giro.
    Aprirsi alla globalizzazione è un “pacchetto” da accettare in blocco o no. E’ sciocco pensare di poter scegliere cosa prendere e cosa no stando arroccati sopra un colle.

  12. capricciola,

    Ho scritto ‘state’ perche’ vivo all’estero. Ma anche perche’ non vedo piu’ niente in quel paese che si possa rispecchiare in me. Non trovo niente in comune con la faccia, i movimenti, i pensieri, le parole della gente che incontro ogni volta che torno. Il mondo in cui sono cresciuto e’ sparito per sempre, i valori in cui sono cresciuto non sono piu’ i valori della maggioranza.

    Quando ero bambino (diciamo negli anni ’70) la mia maestra ci insegnava il Vangelo e facevamo il presepe, si cantava ‘Astro del ciel pargol divin mite agnello redentor’. Erano anni bui, dominati da quei cattivoni del PCI di Berlinguer. Le mamme ci portavano a messa e i papa’ erano comunisti. Eppure nessuno si lamentava del fatto che a scuola si insegnasse la religione. Evidentemente la società era sufficientemente matura per capire che alcune “cose” che ti insegnano non sono indottrinamento, e fanno parte della tua vita (ma lo capisci dopo). Fatto sta che poi diventai un marxista-leninista.

    Oggi qualche papà protesta se una maestra porta in classe una bandiera arcobaleno e parla della guerra in Iraq. Maestra FAZIOSA.

    La storia non sempre va avanti. Ieri sul Corriere scriveva Pasolini, oggi Alberoni.
    Ciao

  13. Tutti i giorni quasi 3 ore di mezzi pubblici.
    Bus e metro.
    Tutti i giorni quasi alle stesse ore, per l’andata e il ritorno.
    E tutti i giorni quasi le stesse facce.
    Aralia e Chamil , dello Sri Lanka.
    Stanno provando ad insegnarmi il cingalese
    intanto che mi parlano della loro terra straordinaria.
    Olimpia, badante Moldava .
    Spalle larghe e un gran sorriso.
    Qui ha scoperto che si può essere liberi dentro.
    Aidha, che significa “colei che parte ma ritorna”
    Aidha è musulmana.
    Quando parla muove le mani come se stesse danzando.
    Aidha ha perso un figlio di 6 anni.
    E il suo dolore ha preso una forma dolce,
    quasi come se tutta la calma del mondo la attraversasse.
    3 ore tutti i giorni.
    Un viaggio insieme e dentro al resto del mondo.

    Ho chiesto loro di non lasciarmi sola con gli italiani

    Zee

  14. Mi ricordo quando gli italiani si lamentavano perche’ , emigrando in Svizzera
    e in Germania, erano discriminati. dall’inizio dell’ era industriale, arrivando
    fino ad oggi, sono almeno venti milioni
    gli italiani che sono emigrati all’estero
    per cercare un lavoro, e ora molte persone
    vorrebbero vietare agli stranieri di
    entrare in Italia. Degli stranieri che
    vengono espulsi e presi in consegna dalla
    Libia, decine sono morti di stenti o
    di malattie, abbandonati a loro stessi,
    magari nel deserto. mi vergogno non
    dell’Italia ma di una parte degli italiani.

  15. Non solo questo clima di intolleranza verso il “diverso” sta dilagando sempre di più, ma sta anche facendo breccia nella mente di quelle coscienze che sono ancora in via di formazione. Mi riferisco a quelle dei bambini…
    Ciò che afferma il Card. Crescenzio Sepe qui di seguito purtroppo ne è la “prova provata”…

    Card. Sepe: Un segnale ”spaventoso” i temi dei bambini di Ponticelli sui rom.

    Un segnale ”spaventoso”, conseguenza della ”demagogia” e dell’estremismo ideologico che riesce a colpire i bambini”: parlando con i giornalisti a margine della presentazione del libro ”Il caso zingari” curato dalla comunita’ di Sant’Egidio ed edito da Leonardo International, l’arcivescovo di Napoli, card. Crescenzio Sepe, ha descritto cosi’ i contenuti dei temi di alcuni ragazzi napoletani, che hanno scritto che ”abbiamo fatto bene a cacciare via” i Rom dal campo di Ponticelli.

    ”E’ lo stesso fenomeno – ha aggiunto – che aveva portato in alcuni temi a fare l’esaltazione della camorra”. Per il cardinale, non si tratta di ”bambini, ma di adulti cresciuti improvvisamente”. L’arcivescovo del capoluogo campano non riesce a spiegarsi ancora i raid contro i campi nomadi: ”Le periferie sono piu’ sensibili all’apertura all’altro, ma allo stesso tempo hanno mostrato una fortissima chiusura”. All’origine della violenza, secondo Sepe, c’e’ la ”strumentalizzazione di forze che hanno pescato nel torbido”, insieme alla ”coincidenza con forze camorristiche”. L’arcivescovo ha fatto anche riferimento alla ”contraddizione” tra la forza di ”aggregazione nazionale” presente nel Paese e i rischi ”di campanilismo e regionalismo”. Per risolvere il problema, secondo il cardinale e’ necessario affermare una ”identita’ aperta, rispettosa dell’identita’ dell’altro”, pronta al ”riconoscimento di quelli che sono i diritti e i doveri e all’integrazione del territorio”.

    http://www.canisciolti.info/news_dettaglio.php?id=14300

  16. L’intolleranza ed il razzismo sono il livello più basso a cui può portare l’ignoranza.
    Anche per questo mi sento uno straniero in patria

    ciao hermanos

  17. C’è un’altra novità qui ad Alessandria:Vogliono istituire le “ronde padane”.
    Secondo me assomigliano molto alle squadracce fasciste cosa ne pensate hermanos?
    Io credo che prima o poi si verificheranno scontri tra ronde padane ed extracomunitari anche se i padani dicono che non vogliono creare tensione.
    Ma a che punto siamo arrivati!Stanno tutti dimenticando la storia!O forse non la conoscono proprio.Così di sera mi toccherà vedere dei gretti padani vestiti di verde che giano per la città per controllare che tutto fili liscio come l’olio…….si di ricino!
    Allora sì che mi sentirò sicuro!

    ciao hermanos

  18. Non so.
    Tutti plaudono ai gesti dei nuovi “arditi” .. però se guardo bene
    chi sono quelli che da me si ergono a
    nuovi paladini della legalità sono gli stessi
    che sarebbero pronti a spaccarmi la faccia
    per una questione di precedenza in strada o
    per un rigore negato. Dargli un “distintivo” da vigilantes significa responsabilizzarli o dirgli..ora sei nel giusto,và e mena?
    Da egoista , preferisco sapere le teste calde limitate in uno stadio o nel suo perimetro un giorno alla settimana (anche perchè pare gli sia concesso!) che per strada di notte.

  19. La penso e l’ho sempre pensata così anch’io caro Riccardo.
    Non so se hai sentito e/o letto cosa dice di noi Amnensty International nel suo rapporto annuale…

  20. Già, sembra proprio che ci dovremmo convioncere che in fin dei conti la “giustizia del fai da te” è una cosa buona e giusta …

    Ogni giorno si aggiunge una nuova goccia per farci passare la cosa come del tutto normale.

    Ad esempio oggi c’è l’intervista a quel cretino che ci fa sapere di “non essere uno di destra, ma che anzi, ha tatuato l’immagine del CHE da qualche parte, il suo soprannome è “ernesto” e come goccia finale è nato neintepopodimeno che … il 1° maggio!
    Mi sembrano dei dati perlomeno fondamentali!

    Giusto ricordare che era già stato condannato per violenza.

    Questa persona è un gran cretino, violento e probabilmente non di destra, ma per favore, non venitemi a dire che è di sinistra.

    Rappresenta la mediocrità, l’ignoranza e la voglia di violenza fine a sè stessa.

  21. Buona sera Tiziana ,
    secondo me la stupidità non ha colore ne partito. Giorgio Perlasca insegna. Tutti pensano di avere un credo ma è poi di fronte alle scelte concrete che si capisce chi si è davvero.

  22. é la memoria storica che ci fotte.
    Questo è il mio primo intervento sul blog di Diego, dopo aver divorato i suoi libri scopro con piacere che lo spirito di Alcatraz non si è perso nell’etere o nelle pagine ingiallite di un libro. ma è vivo e pulsa nella rete.
    E allora Alcatraz sia, dicevo che è la memoria storica che ci fotte, ebbene, se i politicanti col culo al caldo spulciassero un’attimo quei libri di storia che tengono nelle loro librerie solo per far bella figura durante le interviste di mamma tv, se andassero a fondo scoprirebbero che alla fine, la strada della discriminazione che hanno imboccato e che ci stanno imboccando ci porterà ad un muro invalicabile, un muro sul quale si scontreranno tutte le nostre certezze global-occidentali.
    e allora non ci sarà più niente da fare, noi non potremo rialzarci più, e il tanto odiato straniero che potrebbe darci una mano, non sarà ormai che un nemico che noi stessi abbiamo creato, con leggi anti-immigrazione e con la più forte di tutte le discriminazioni:
    l’impossibilità di integrazione.

  23. il futuro è precluso agli italiani
    l’europa è tutta un grande catarro
    il futuro è l’africa la sua gente
    l’asia
    ll volto dell’europa è in decomposizione
    nascosta sotto la pelle stirata dal botulino

    i nuovi arrivati sono solo una minima parte dell’ondata che si prepara. Soltanto aiutare le persone a poter rinunciare alla partenza potrebbe servire a qualcosa.

    se l’alternativa è tra partire o morire di stenti perchè mai uno dovrebbe rinunciare a tentare di salvarsi?

  24. Si Tiziana ha ragione quell’imbecille di Roma non lo si può collocare politicamente,è solo un imbecille che si sarà tatuato il Che perchè è di moda (sic)o perchè l’aveva Maradona non perchè per lui avesse un qualche significato.
    Cesare è vero se uno non ha niente da perdere perchè non dovrebbe rischiare la vita per stare meglio penso anch’io che i popoli poveri andrebbero aiutati nel loro paese dai paesi cosidetti evoluti
    ciao hermanos

  25. Rulando, mi riferivo ai fatti avvenuti a Roma in zona Pigneto e le dichiarazioni di Dario Chianelli.

    Ciao. 🙂

  26. Grazie Tiziana…

    Stanotte per caso mi sono imbattuto in una rassegna stampa e sai cosa è riuscito ad affermare “Il Giornale”?
    [..]E adesso? Adesso che si è scoperto che a guidare il «raid nazifascista» del Pigneto era un tizio con il ritratto di Che Guevara tatuato sul braccio, uno orgogliosamente di sinistra, che cosa dovremmo fare?[…]

    http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=265174

    Questi pennivendoli e questi editori hanno proprio la faccia come il culo!

    P.S.
    Bleah…
    Azzero subito la cronologia, i cookies e i file temporanei di internet, del giornale (meglio la g piccola) non deve rimanere niente nel mio PC!

  27. Ciao Jack, mi chiamo giuseppe. Ho sentito due giorni fa per radio una bella storia che riguarda proprio il tema di cui hai parlato.
    Gli italiani e l’immigrazione.
    E’ una di quelle storie che ricordano tanto quelle di ZOMBIE, che ascoltavo sempre e che mi facevano sognare. Per fortuna, una volta tanto, la storia e’ reale: e’ cronaca.
    Se dovesse avere un titolo, si chiamerebbe IL DEBITO.

    Su un quotidiano toscano e’ apparso l’annuncio
    “affittasi trilocale zona residenziale. Affitto solo a romeni”.
    Incuriositi, due giornalisti sono andati ad intervistarlo. Credevano che volesse affittarlo in nero, magari a cittadini non in regola, a prezzi fuori mercato e guadagnarci il piu’ possibile. Ma non era cosi’, lo voleva affttare a prezzi di mercato.
    Anzi, stava aspettando una famiglia di romeni per stilare il contratto di locazione.

    Allora i giornalisti:
    – Ma scusi, perche’ lo vuole affittare solo a romeni?

    La sua risposta:
    – E’ una lunga storia, iniziata 52 anni fa. Io sono nato a Caracas. Mio padre era emigrato in Venezuela, con mia mamma, in cerca di lavoro. Allora la vita era durissima per gli emigranti. Tra tutti gli emigranti, gli italiani erano considerati tra i piu’ miseri.
    Non avevano nemmeno un casa dove vivere: alloggiavano in una baracca insieme ad altri emigranti.
    Mia madre rimase incinta. Lo disse a mio padre. Insieme convennero che non si poteva crescere un figlio in una baracca, insieme a tutti gli altri operai. Cosi’ mia madre inizio’ a cercare una casa tutta per loro. Non importava se era umile o lontana, loro volevano una casa loro, ma nessuno gliela voleva affittare: nessuno affittava agli italiani.
    Disperati, realizzarono che l’unica cosa sensata che potevano fare era tornare alla baracca insieme a tutti gli altri, ed interrompere la gravidanza.
    Mia madre avrebbe rinunciato alla maternita’. Era disperata, quando vide un cartello
    “affitto appartamento – affitto solo a italiani”
    Avevano trovato la loro casa, che e’ la casa dove io nacqui qualche mese dopo.
    Se non ci fosse stato quel cartello, io non sarei mai nato.

    Avevo un debito con il destino, e mi sembrava giusto ripagarlo.

    Ero in macchina quando ho sentito questa storia, e mi ha ipnotizzato. Sono due giorni che non riesco a togliermela dalla testa. Non ricordo il nome del 52-enne toscano che ha messo l’annuncio. Lo vorrei ringraziare, per quello che ha fatto. Forse puo’ insegnare qualcosa a qualcuno. Forse no.
    Grazie Toscano!

    besos
    Giuseppe

  28. Gran bella storia Giuseppe! Peccato che non abbia risalto a livello nazionale, dato che a mio parere potrebbe essere davvero di lezione per tanti che vedono nello straniero, nell'”altro” e nel “diverso” un mostro da ricacciare a casa (si fa per dire!) sua…

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