IL CIELO CON LE LENTIGGINI

Sei stata il mio primo amore. In questa foto che ci ritrae mentre scendiamo la scalinata di San Pietro al termine della cerimonia, davanti agli sposi, mi stavi dicendo: «Lo vuoi capire che ci siamo sposati o no?». Ma io non ero convinto per niente e ti sorridevo: «No-oo, io sono solo il paggetto e tu la damigella!» (cronache familiari riportano la mia dizione esatta: “pazzetto” e “damizella”). Ero, tra l’altro, reduce da una caduta sciagurata. Dovevo portare gli anelli agli sposi all’altare, posati su un cuscinetto di raso azzurro, ma ero inciampato nel tappeto e le fedi erano rotolate sotto ai banchi nello scompiglio generale. Tutto rosso mi ero rialzato impietrito dalla vergogna. Ma familiari e sposi mi rincuorarono, gli anelli tornarono sul cuscino e potei assolvere al mio arduo compito.

Avevamo 5 anni, Baba, la stessa età. Eri deliziosa e mi piacevi tanto. Bionda, paffutella, con le lentiggini: un incanto. Tranne un punto che mi faceva imbestialire. Dio com’eri testarda! Continuavi a ribadire che gli sposi eravamo noi, e il pazzetto e la damizella quei due adulti che ci arrancavano dietro sulla scalinata più famosa del mondo.

Giorni dopo i miei t’invitarono a casa per una merenda. Ma tu non avevi cambiato opinione. Mi prendesti per mano, uscimmo in balcone, e al riparo da sguardi indiscreti mi desti un lungo bacetto sulle labbra. Subito dopo, mentre a me tremavano le gambe per l’emozione, mi guardasti come in questa foto e mi dicesti: «Adesso ti sei convinto che siamo marito e moglie, o no?». Iniziarono a venirmi i primi dubbi.

Mio papà, che suonava l’ukulele, ci dedicò una canzone. Il nostro amore era già leggenda familiare. Mi ricordo il primo verso: “O Baba dolce dal sorriso incantator…”. Io mi arrabbiavo, diventavo tutto rosso come per il fattaccio degli anelli e scappavo via. Ma quella canzoncina mi è rimasta eternamente nel cuore.

Ci siamo rivisti casualmente alle lezioni di scuola guida. Il maestro ha pronunciato il tuo nome, Barbara Pignatti Morano, mi sono girato di scatto. Eri una “damizella” di diciott’anni, carina, elegante, rara. Ma fui io, stavolta, a doverti ricordare che ci eravamo sposati. Però “O Baba dolce dal sorriso incantator” te la ricordavi anche tu. Ci siamo frequentati per un breve periodo, mi eri cara, un’amica dolce e intelligente. Ieri l’altro mi sei improvvisamente tornata in mente dopo quasi 50 anni, avevo voglia di rivederti, mi chiedevo perché diavolo ci fossimo persi di vista, consapevole di essere stato disattento con gli altri nella vita, sempre in preda, come scriveva Vittorini, ai miei “astratti furori”. Come si usa oggi, ho pedinato il tuo nome su Internet, ma non ho trovato né una foto né altro. Stamattina all’alba ho aperto il giornale e ho letto che non ci sei più. Ma c’è una radio stellare che mi aveva già avvertito l’altro ieri. Su quella stessa sintonia mi raccomando agli angeli che ti cantino con l’ukulele la canzone di papà. Ricordo ancora gli occhi ridenti con cui l’ascoltavi a 5 anni e le lentiggini sulle tue guance che, con il tuo sorriso, salivano al cielo come tante piccole stelle.

6 commenti su “IL CIELO CON LE LENTIGGINI”

  1. Grazie per quello che hai scritto su Baba, anche io, fratello maggiore, mi ricordo di come eravate paggetto e damigella e anche noi in famiglia abbiamo le stesse foto del matrimonio di Mimmele e Manfredi. Ma grazie soprattutto di come l’hai scritto e della poesia dolce che ha circondato il tuo e il nostro ricordo.

  2. Ho letto il bel articolo su Baba,sono un suo cugino e le ero molto affezionato,l’ho trovato molto delicato ed affettuoso,era una persona buona e altruista,ci mancherà molto.Un saluto Roberto della Porta

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