E allora schedateci tutti

La “trovata” di prendere le impronte digitali ai bambini Rom è una maligna furbata politica, intollerabile e imperdonabile. Il ministro degli interni Maroni, manipolando il panico popolare della piccola criminalità, ha soffiato a pieni polmoni sul fuoco del razzismo, un vulcano in attività permanente nei meandri della bestialità umana. Siamo governati da piccoli uomini, ubriacati dal consenso, che in “buona fede” (è questo il sintomo della loro mediocrità) neanche si accorgono che prendere le impronte digitali ai bambini è l’anticamera di Goebbels, senza se e senza ma. E allora schedateci tutti, a partire dai figli di Maroni, di Bossi, di Berlusconi, e giù giù per li rami, finché non sia completata la schedatura del genoma italico. Solo dopo si potrà procedere, rossi di vergogna, a prelevare le impronte digitali di padri e bambini Rom, alcuni dei quali ladri (noi, oltre a eserciti di borseggiatori e rapinatori abbiamo gli evasori fiscali, i più ladri del mondo). Ricordando, però, che i piccoli zingari sono figli di un popolo che non ha mai storto un capello all’umanità, mai fatto una guerra.

Sì, schedateci tutti, voglio firmare anch’io, con le mie impronte digitali, questo umiliante periodo storico italiano, altrimenti potremmo illuderci che stavamo dormendo. Non è così. Al contrario, sono purtroppo quasi matematicamente certo, che se il tribuno premier arringasse televisivamente gli italiani per domandare loro, con un referendum, se sia giusto o meno prendere le impronte digitali ai bambini degli altri, la maggioranza risponderebbe “Sì” come un sol’uomo. E allora? Forse a Pilato non si rispose “Barabba! Barabba!”? L’audience di allora ha giustificato la crocefissione del Cristo? No Maroni, questa non è democrazia partecipativa, è una parola più semplice: infamia. Lei ha suonato l’ “ouverture” di un antico concerto, che conduce invariabilmente a contrassegnare con una stella gialla gli ebrei di oggi, i rom, e domani chiunque non la pensa come il Capo. Quando ho visto levarsi le fiamme dai campi Rom è stato inevitabile ricordare la notte dei cristalli. Anche allora la maggioranza dei tedeschi rideva plaudente al linciaggio del debole e del diverso. Dopo milioni di morti, la Storia ha poi riso del nazismo. Prima di promulgare questa legge, venga il premier in televisione a reti unificate, a spiegare parola per parola che cosa dovrà dire un Rom a suo figlio, quando dovrà apporre le sue piccole dita inchiostrate in una questura italiana. “Perché mi fanno questo?” La Storia è imprevedibile, signori ministri. Un giorno ai vostri bambini potrebbe accadere lo stesso. E non avreste giustificazione alcuna, perché quel vulcano l’avete riattizzato voi. Ma prima, fateci apporre a tutti la firma digitale contro la vostra legge di merda. Prima, però, schedateci tutti.

72 commenti su “E allora schedateci tutti”

  1. Non so Amelie , forse tra poveri esiste una solidarietà maggiore che tra chi se la passa bene e chi se la passa male. O forse se non si era un pò cinici o carogne difficilmente si sarebbe diventati ricchi.Boh…
    Questa cosa mi è arrivata tramite internet..fa riflettere anche se alcuni storceranno il naso visto che girava sotto forma di “catena”..
    Un sant’uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese:
    – Signore,mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l’Inferno.
    Dio condusse il sant’uomo verso due porte. Aprì una delle due e gli
    permise di guardare all’interno. Al centro della stanza, c’era una grandissima tavola rotonda.
    Al centro della tavola, si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant’uomo sentì l’acquolina in bocca.
    Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall’aspetto livido e malato.
    Avevano tutti l’aria affamata. Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
    Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po’, ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio, non potevano accostare il cibo alla bocca.Il sant’uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
    Dio disse:- Hai appena visto l’Inferno.
    Dio e l’uomo si diressero verso la seconda porta.
    Dio l’aprì. la scena che l’uomo vide era identica alla precedente.
    C’era la grande tavola rotonda, il recipiente colmo di cibo delizioso che gli fece ancora venire l’acquolina.
    Le persone intorno alla tavola avevano anch’esse i cucchiai dai lunghi manici.
    Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo.
    Il sant’uomo disse a Dio:- Non capisco!
    – E’ semplice, rispose Dio, dipende solo da un’abilità.
    Essi hanno appreso a nutrirsi gli uni gli altri, mentre gli altri non pensano che a loro stessi.
    Quando Gesù è morto sulla croce, pensava a te.

  2. Uno ben tornato,mi permetto di risponderti poi vado a dormire sono molto stanca,dalla Tv non mi aspetto niente,il treno l’ha perso lei non noi.La colpa è sua.Non posso credere che non succedano cose belle,nel mondo.Non ci voglio credere.Il razzismo stà dilagando,dobbiamo rendercene conto.Noi italia non stiamo andando avanti,stiamo ritornando indietro.Anni fà succedeva la stessa cosa ai meridionali,adesso si ci riversa sui Rom.Poi ognuno pensa di avere la sua soluzione personale,ma il personale non conta senza un gruppo.
    Anche queste bufale di internet tipo quella del cane,servono per spostare i problemi su cose che non sono vere(infatti si chiamano bufale)è kich—–
    Adesso non mi risconosco in nessun programma tv,di nessun canale guardo solo i tg,perche mi piace confrontarli tra di loro,sono uguali ma diversi,hanno tutti una tendenza,avere posti liberi dove potersi esprimere non è facile al giorno d’oggi,si tende a non avere nessuna identità mentre io vorrei averla ancora.(ci ho messo una vita quasi)-
    La storia non serve se nessuno la racconta.
    Specialmente in tv. ormai essere superficiali,è la cosa che piace di più di tutti.Le donne sono ritornate a essere,carne da macello,corpi da uccidere.E quelle famose,sono le peggiori di tutte.—-Per questo non dobbiamo mollare mai.
    denunciare sempre chi non tollera.
    non abbandonarci ad essere pessimisti,
    non metterci in un cantuccio e aspettare il miracolo.
    noi dobbiamo pensare(io non ne ho)ma alle generazioni future,a chi verrà dopo di noi.
    non possiamo lasciare un mondo cosi.
    un Paese cosi.
    uno Stato pietoso-
    senza storia.

    la fantasia no!!
    guai a chi la tocca,
    il mondo non è vecchio
    siamo noi che lo siamo,
    anche da giovani————notte.
    ciao scusa..

  3. x Rulando

    ma perché non leggi con un briciolo d’attenzione prima di commentare, e SOPRATTUTTO prima di sparare le tue sentenze?
    almeno eviti d’infangare te stesso e gli altri.

    il post della LAV (a cui ho scritto il 27-6) mi da ragione PURTROPPO…e NON torto, quindi a me sarebbe “convenuto” postarlo semmai, e finora non l’avevo fatto SOLO perché sinceramente NON m’andava di ritirar fuori una storia di cui s’era parlato già troppo e “a casa” di qualcun altro per giunta, il PAZIENTISSIMO Diego alias MENTE.

    tu e Roxana (che NON potrei MAI confondere con Tiziana, FIDATI…e faresti bene ad andarti a rileggere per quale motivo oggi l’avevo nominata insieme ad Albe) SOSTENEVATE che la storia del cane fatto crepare di fame e di sete alla biennale centroamericana dell’anno passato, fosse solo una cazzata internettica.

    Il messaggio della LAV e il comunicato dell’OIPA -che se permetti sono fonti ASSAI PIù ATTENDIBILI di “Paolo-attivissimo”- SOSTENGONO CHE IL CANE è REALMENTE MORTO DI FAME E DI SETE PER COLPA DI UN ESSERE IMMONDO CHE L’ANNO SCORSO HA TENTATO DI SPACCIARE LA TORTURA PER ARTE,MA FINALMENTE è STATO BANDITO DALLA BIENNALE DEL CENTRO AMERICA. E sappi che NON è successo per fortuna e nemmeno per caso, MA PER IL CLAMORE CHE C’è STATO.

    Da: LAV – Sede Nazionale
    A: arcobalenocangiante@libero.it Cc:
    Oggetto: Re: un’informazione Ricevuto il: 01/07/08 15:13

    Gentile Romana,

    le inviamo un comunicato pervenutoci circa un mese fa dal quale si
    evince che, per fortuna, smentisce la notizia della mostra di quest’anno
    fatta da questo “pseudo” artista.

    Cordialmente

    LAV

    BIENNALE COSTARICA BANDISCE VARGAS, LO PSEUDOARTISTA DEL CANE
    5 mag 08
    Informazione dall’Oipa.

    5 maggio 2008 – Ci sono giunti aggiornamenti in merito alla vicenda di
    Guillermo Vargas, lo “peudoartista” del Costa Rica che aveva messo in mostra
    un cane randagio e denutrito, legato in un angolo di una galleria d’arte in
    Nicaragua, senza cibo e senza acqua e l’aveva lasciato morire di stenti.
    L’OIPA ha ricevuto conferma da contatti locali che gli organizzatori
    della Biennale hanno acconsentito di bandire l’artista dalla galleria.
    Inoltre gli organizzatori hanno dichiarato che includeranno nuove regole per
    i partecipanti alla Biennale: sarà vietato maltrattare gli animali.
    L’OIPA plaude la decisione della Biennale per la decisione di
    introdurre nuove regole per impedire che simili eventi spiacevoli possano
    ripetersi. Il nostro auspicio ora è che la Biennale 2008 sarà un momento per
    mostrare l’arte e il bello. I nostri migliori auguri vanno agli artisti che
    saranno presenti e che hanno appoggiato pienamente la causa animalista e le
    nostre richieste

  4. A proposito di Rai3 ho letto sul giornale che è stato chiuso il programma Screensaver di Federico Taddia forse per il bilancio mah!
    Mi dispiace non so se vi è capitato di vederlo, ma era interessante perchè erano dei corti fatti da studenti delle scuole.
    Era bello vedere il mondo con gli occhi dei ragazzi…….

    Bush aveva scritto che Sir pimp è un incompetente che è riuscito a farsi eleggere solo per la sua posizione privilegiata e che l’Italia è un paese di corrotti…..
    Poi ha dovuto smentire e chiedere scusa.
    Scusa di cosà?Una volta che dice la verità!

    Ciao Diego come stai?
    Ciao a tutti voi naviganti un abbraccio

    Riccardo

  5. Ciao Riccardo , quella che racconti è stata una cosa che ha fatto sorridere anche me.
    Per una volta che Berlusconi ha saputo cosa pensano davvero di lui all’estero hanno poi ritrattato. Strano visto che tra lui e l’amministrazione Usa pare ci sia sempre stata massima sintonia..haahahah!!
    Si era un programma carino però sai se gli ascolti non lo sorreggono poi è facile vengano tagliati questi programmi.In fondo le reti private si reggono con la pubblicità.
    Come dici? Era su rai3? Paghiamo un canone per non essere soggetti alle leggi del mercato e poter valorizzare anche quei programmi senza tette e culi? Ah!…non me lo spiego…

  6. Rom, qua se c’è una che si sta gettando del fango addosso, sei proprio tu!
    Ammetto di aver capito male. Non avevo compreso (forse ero un pò stanco) che la prefazione della LAV e il comunicato dell’OIPA ti sono pervenuti tramite una sola mail, ma ciò non toglie nulla al contenuto dei miei post e di quello che sta scritto nel blog di Paolo Attivissimo…
    Pur riconoscendo l’autorevolezza della LAV e dell’OIPA, quest’ultima si è limitata a comunicare che l’artista è stato bandito dalla galleria, ma non ha riportato una e dico UNA sola prova che quel cane sia stato realmente lasciato morire si fame e sete…
    Essa afferma di aver ricevuto conferma da contatti locali che gli organizzatori
    della Biennale hanno acconsentito di bandire l’artista dalla galleria.
    Ora, sperando che Diego acconsenta, posto per intero l’indagine svolta dal “cacciatore di bufale”, sperando così di chiarire le idee a chi in precedenza non aveva aperto il link del suo blog e FORSE anche a te, anche se, visto come la “fettasalamite” ti attanaglia, ne dubito molto…

    Antibufala: un artista affama un cane fino a farlo morire

    L’articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.

    NOTA: Quest’indagine non afferma che la storia è una bufala. Leggete l’articolo fino in fondo prima di giudicare. Grazie.

    Circola da alcune settimane un appello che racconta una storia terribile: un artista latinoamericano, Guillermo Habacuc Vargas, avrebbe fatto morire di fame un cane all’interno di un museo e questo, per lui, sarebbe stata una forma d’arte. Ma le mie indagini, fin qui, tracciano un quadro tutt’altro che certo, ben diverso da quello apparentemente certo descritto da molta stampa.

    Ecco il testo dell’appello in una delle sue varianti più diffuse:

    Guillermo Habacuc Vargas ha organizzato una mostra espondendo cio’ che di migliore il suo genio potesse partorire: UN CANE LEGATO AD UNA CORDA, DESINATO A PERIRE DI FAME DINANZI AI CURIOSI OSSERVATORI, ESPERTI DI PSEUDO-ARTE. L’Idea geniale, brillante, rivoluzionaria e’ stata addirittura premiata con un invito all’artista in questione a partecipare alla Biennale Centroamericana del 2008 come rappresentante del suo paese. BOICOTTA LA PRESENZA DI GULLIERMO HABACUC ALL’EVENTO, CONTRO LA DISUMANITA’ CHE SI SPACCIA PER ARTE. L’ARTE NECESSITA DI STRUMENTI MIGLIORI http://www.petitiononline.com/13031953/

    Il link citato porta al testo di una petizione che descrive gli eventi in spagnolo e ha raccolto, al momento in cui scrivo, oltre 210.000 adesioni (va ricordato che queste petizioni online non hanno alcun valore legale e le adesioni non possono essere considerate “firme” in senso stretto).

    La petizione, a sua volta, linka un articolo del giornale costaricano La Naciòn, datato settembre 2007: ma l’articolo dice semplicemente che l’artista accusato dalla petizione è stato selezionato per rappresentare il Costarica alla mostra Bienal Centroamericana Honduras 2008. Del cane lasciato morire d’inedia non c’è traccia nell’articolo.

    L’atrocità sarebbe avvenuta, secondo l’appello, durante la mostra Bienal Costarricense de Artes Visuales (Bienarte) 2007, in seguito alla quale Guillermo Habacuc Vargas è stato selezionato per la Bienal Centroamericana. A supporto di quest’affermazione viene fornito un link a un blog che linka un altro blog, che a sua volta afferma quanto segue e mostra alcune immagini del cane:

    Según supe el perro murió al día siguiente por falta de comida. Durante la inauguración supe que el perro fue perseguido por la tarde entre las casas de aluminio y cartón de un barrio de Managua con nombre de santo que Habacuc que no pudo precisar en el momento. 5 niños de los que ayudaron en la captura recibieron bonos de 10 córdobas por su colaboración. Durante la exhibición algunas personas pidieron la libertad del perrito, a lo que él artista se rehuso. El nombre del perro era (fue) Natividad, y se le dejo morir de hambre a la vista de todos, como si la muerte de un pobre perro fuera un show mediático desvergonzado en el que nadie hace nada más que aplaudir o mirar desconcertado.

    Definitivamente somos lo que leimos: puras croquetas.

    En el lugar que el perro estuvo expuesto solo queda un cable de metal y una cuerda. El perro estaba sumamente enfermo, renqueaba y no quería comer de todos modos, así que en un entorno natural hubiera muerto de todos modos; pero así son todos los pobres perros: tarde o temprano se mueren o los mueren.

    Ecco la traduzione, fornita da Simone “Drop Alive”:

    Mi risulta che il cane sia morto di inedia il giorno seguente. Sono venuto a sapere durante l’inaugurazione che il cane era stato catturato alla sera tra le baracche di un quartiere di Managua che prende il nome da un santo, ma Habacuc non mi ha saputo precisare quale in quel momento. Cinque dei bambini che hanno collaborato alla cattura hanno ricevuto una somma di dieci cordobas in premio. Nel corso dell’esibizione alcune persone hanno chiesto che il cagnetto venisse liberato, ma l’artista l’ha proibito. Il nome dell’animale era Natividad, ed è stato lasciato morire di fame sotto gli occhi di tutti, come se la morte di un povero cane costituisse un vergognoso spettacolo mediatico in cui nessuno fa nulla se non applaudire o fissare sconcertato.

    In definitiva siamo ciò che leggiamo: pure crocchette.

    Nel luogo in cui era esposto il cane rimangono soltanto un cavo metallico e una corda. Il cane era gravemente malato, zoppicava e non voleva comunque mangiare, quindi sarebbe morto comunque anche in un ambiente naturale. Ma tutti i poveri cani sono così, presto o tardi muoiono oppure vengono uccisi.

    Qui si esauriscono le “prove” portate dall’appello: un “mi risulta che sia morto”. Di testimonianze dirette, finora, non c’è traccia.

    Il sito antibufala Snopes.com, nella sua indagine, linka un articolo di ottobre 2007 del quotidiano nicaraguense La Prensa, secondo il quale il direttore della galleria, Juanita Bermúdez, afferma che il cane invece è stato nutrito durante le pause di chiusura e poi è scappato:

    Gran polémica ha causado en la región el trabajo del artista costarricense Guillermo Vargas, conocido como Habacuc, denominado Exposición No. 1. La exposición fue presentada el pasado agosto en Galería Códice, en Managua.

    Como parte de la exposición el artista ató en una esquina de la sala a un perro callejero flaco, enfermo y con hambre, que capturó en un barrio pobre de la capital y que, según el diario costarricense La Nación, murió de hambre esa noche.

    También se incluía como parte de la obra la frase “Eres lo que lees”, escrita en una pared con alimento para perro, así como una versión del himno sandinista al revés, además de un incensario en el que se quemaron 175 piedras de crack y una onza de marihuana.

    Vargas dijo a La Nación que su obra se trataba de un homenaje a Natividad Canda y no quiso decir si se alimentó al perro o no y se rehusó a asegurar o desmentir la muerte del can.

    Según él, lo importante era mostrar la hipocresía de la gente y ver cómo un perro se convierte en el foco de atención cuando está en una galería y no cuando está en la calle.

    Liliam Schnog, presidenta de la Asociación Humanitaria para la Protección Animal en Costa Rica, informó al mismo diario no comprender cómo se dejó morir de hambre a un animal, si a la par había una frase hecha con comida.

    LAS REACCIONES

    En Costa Rica las reacciones no se hicieron esperar. Se abrieron blogs (páginas de opinión en internet) donde personas rechazaban la idea y a otros les parecía bastante creativa, porque lograba comunicar un mensaje.

    Alicia Zamora, artista plástica nicaragüense, considera que la obra es válida en cuanto genera una reflexión en el espectador, que está mal acostumbrado a un arte meramente decorativo.

    “Habacuc me parece un artista de mucho respeto, en tanto propone obras que generan y despiertan una reflexión en la gente; estamos acostumbrados a obras donde el artista y la reflexión de lo social queda invisible”, dijo Zamora.

    Juanita Bermúdez, directora de Galería Códice, afirma que como persona seria no permitiría el maltrato al animal. La directora afirmó que el perro comió en reiteradas ocasiones y que no murió, si no que se fugó durante la madrugada.

    “Es una obra que deja un mensaje social, definitivamente es arte conceptual y a la gente le cuesta todavía trabajo digerir este tipo de obras”, expresó la directora.

    Bermúdez también dijo que la obra de Habacuc es bastante enigmática y poco explícita, pero que en lugar de maltratarlo, el artista dignificó al perro al llevarlo como arte a una exposición de su obra, para representar una realidad social.

    Non solo. Silvio mi segnala questo comunicato della Galeria Codice, a firma del direttore, riportato anche nelle lettere dei lettori a La Prensa:

    Uno de los trabajos expuestos consistió en presentar a un perro famélico que Habacuc recogió de la calle, y durante la exposición aparecía amarrado con una cuerda de nylon, que a su vez estaba sujeta a otra cuerda que pendía de dos clavos en una esquina de la Galería. Habucuc nombró al perro “Natividad” en homenaje al nicaragüense Natividad Canda (24 años) quien murió devorado por dos perros Rottweiler en un taller de San José, Costa Rica, la madrugada del jueves 10 de noviembre de 2005. El perro permaneció en el local tres días, a partir de las 5 de la tarde del miércoles 15 de agosto. Estuvo suelto todo el tiempo en el patio interior, excepto las 3 horas que duró la muestra, fue alimentado regularmente con comida de perro que el mismo Habucuc trajo. Sorpresivamente, al amanecer del viernes 17, el perro se escapó pasando por las verjas de hierro de la entrada principal del inmueble, mientras el vigilante nocturno quien acababa de alimentarlo limpiaba la acera exterior del mismo.

    In altre parole, il cane sarebbe rimasto nella mostra per tre giorni, ma la mostra durava tre ore ogni giorno, e soltanto durante quelle tre ore veniva legato e non nutrito. Al di fuori di quest’orario, veniva alimentato regolarmente con cibo per cani fornito da Habacuc stesso. Il cane sarebbe poi scappato.

    Silvio nota inoltre che “Habacuc era un profeta del vecchio testamento famoso perché rimproverava a Dio di vedere la violenza sulla terra e non fare nulla per fermarla.” Un nome particolarmente calzante, visto che lo scopo dell'”artista” era attirare l’attenzione sul fatto che, come dice a chi gli scrive indignato, nella sua città decine di migliaia di cani randagi muoiono di stenti ogni anno e nessuno ci fa caso, ma basta metterne uno in una mostra per suscitare la furia ipocrita dell’opinione pubblica:

    ‘Hello everyone. My name is Guillermo Habacuc Vargas. I am 50 years old and an artist. Recently, I have been critisized for my work titled ‘Eres lo que lees’, which features a dog named Nativity. The purpose of the work was not to cause any type of infliction on the poor, innocent creature, but rather to illustrate a point. In my home city of San Jose, Costa Rica, tens of thousands of stray dogs starve and die of illness each year in the streets and no one pays them a second thought. Now, if you publicly display one of these starving creatures, such as the case with Nativity, it creates a backlash that brings out a big of hypocrisy in all of us. Nativity was a very sick creature and would have died in the streets anyway.’

    Va notato che Vargas stesso dice che lo scopo dell’opera non era causare sofferenze alla povera creatura innocente, ma dimostrare questo concetto di ipocrisia. Ringrazio Silvia per avermi girato la risposta di Vargas.

    Riassumendo:

    abbiamo un blogger anonimo che ha dato la stura alla vicenda scrivendo che a lui/lei risulta che il cane sia morto. Che fine abbia fatto la bestiola, però non si sa: su questo non c’è nessuna testimonianza diretta, di prima mano.
    abbiamo il direttore della galleria d’arte che dice che il cane è stato nutrito, ma non durante le tre ore giornaliere della mostra, e che poi è scappato, e su queste dichiarazioni pone la propria firma;
    abbiamo l’artista in questione che non conferma e non smentisce la morte del cane; dice che non era sua intenzione causargli sofferenza.
    abbiamo una vicenda che fa leva su tutti i sentimenti giusti per ottenere la vastissima eco mediatica alla quale aspirano tanti “artisti”.

    Con questo quadro di dati, la spiegazione più probabile (ma non certa) è che il cane non sia stato maltrattato come descrive l’appello, ma che l’artista abbia fatto una provocazione male interpretata e non si sia reso conto delle possibili conseguenze mediatiche della provocazione.

    Come ben sappiamo, qualsiasi storia di maltrattamento di animali, vera o falsa, fa perdere il lume della ragione a tanta gente e risveglia nei giornalisti la voglia di scoop che riempie intere pagine con poca fatica. La voglia di credere al luogo comune dell’artista moderno incomprensibile e insensibile, combinata col fatto che gli avvenimenti hanno avuto luogo in un paese lontano e “primitivo”, ha fatto il resto.

    In sintesi, la storia funziona perché gioca sui nostri luoghi comuni: gli artisti moderni sono indecifrabili e farebbero qualsiasi cosa in nome della cosiddetta “arte”; i visitatori di queste mostre sono snob insensibili; i paesi latinoamericani sono rozzi e primitivi; la gente è crudele con gli animali e nessuno fa nulla per fermarli.

  7. un Saluto affettuoso a quasi tutti, sono in “partenza”(si fa per dire;o)) x qualche giorno.
    e un abbraccio ad Albe (che è l’unico che mi ha difeso), a Uno, a Tiziana, a Saddor, a Riccardo Brero, a Ivy e al suo cucciolo in crescita, a Luchello…..e cazzo non mi ricordo tutti i nomi che vorrei.
    un VAFFA a chi se lo MERITA (anche da parte di x@nadù e pippicalzelunghe giacché siamo une e trine, più che altro stRINATE;o) e … che dire? ciao;o)

    PPPPPPPPS:
    x rulando e x l’ULTIMA volta, ma non solo perché domattina anzi tra 3 ore datosi che sono le 3 e mezza, parto per un paio di giorni, ma perché sei FAZIOSO fino all’INCONCEPIBILE.
    vatti a leggere il mio post di oggi, (NON a rileggere, perché tu non l’hai letto MAI: “saltelli” tra le parole convinto che la tua intellighenzia possa fare il resto, come l’AMICA tua che GIUSTAmente si firmò “l’Avvelenata” e che, come te, fa parte di quelli che anziché leggere, guardano le figure…d’altra parte ognuno fa quel che può……..) e VEDRAI che l’OIPA ne parla ECCOME della morte di quel cane, anzi tie’, ti appiccico (purtroppo non dove vorrei) il “pezzo” di comunicato che t’interessa:

    “Informazione dall’Oipa.

    5 maggio 2008 – Ci sono giunti aggiornamenti in merito alla vicenda di
    Guillermo Vargas, lo “peudoartista” del Costa Rica che aveva messo in mostra
    un cane randagio e denutrito, legato in un angolo di una galleria d’arte in
    Nicaragua, SENZA CIBO E SENZA ACQUA E L’AVEVA LASCIATO MORIRE DI STENTI.
    L’OIPA ha ricevuto conferma da contatti locali che gli organizzatori
    della Biennale hanno acconsentito di bandire l’artista dalla galleria.
    Inoltre gli organizzatori hanno dichiarato che includeranno nuove regole per
    i partecipanti alla Biennale: sarà vietato maltrattare gli animali.
    L’OIPA plaude la decisione della Biennale per la decisione di
    introdurre nuove regole per impedire che simili eventi spiacevoli possano
    ripetersi. Il nostro auspicio ora è che la Biennale 2008 sarà un momento per
    mostrare l’arte e il bello. I nostri migliori auguri vanno agli artisti che
    saranno presenti e che hanno appoggiato pienamente la causa animalista e le
    nostre richieste.”

    ps
    ma come ti permetti di dire a me che m’infango da sola, che NON leggo e ho il salame sugli occhi quando per l’ENNESIMA volta sei TU che NON leggi e CONTINUI pure a sparare MEGACAZZATE?

    fai una cosa, giacché PERSISTI a NON leggere, almeno NON spappolarmi MAI più i coglioni, tanto NON SPRECHERò MAI più il mio tempo a leggerti, perché NON m’interessa Né chi “ci fa” e tantomeno chi “ci è”.
    ps
    ma lo sai che secondo me sei l’anima GEMELLA di roxana?
    vi faccio TANTI auguri.

  8. ariPS

    e, INCREDIBILE ma VERO, vorresti pure le “prove” dall’OIPA sulla MORTE del cagnetto……..ma perché non ti basta che l’OIPA lo abbia DICHIARATO????????
    8 punti interrogativi perché “8” sta per INFINITO, come il RISPETTO, l’@MICIZIA e il BBBBBBBBENE che provo per Diego @lias MENTE, che ho già salutato in altra sede ma riSALUTO anche qui e @BBRACCIO con TUTTA l’@nima e il cuore.
    rom, pippicalzelunghe, x@nadù o meglio xanafu;o)

  9. Ciao a tutti
    Tre giorni fa è stata data dai telegiornali una notizia molto grave sul riciclaggio e la rimessa in vendita di formaggi scaduti,con escrementi di topo,pezzi di plastica delle confezioni,pezzi di macchinari e condizioni igieniche pessime.
    Già il giorno dopo non ho più trovato la notizia neanche sui giornali…..
    Qualcuno di voi ne sa qualcosa?

    Riguardo alla manifestazione di ieri ma nn avevano detto che non ci dovevano essere bandiere di partito?
    Polemiche e volgarità.

    Ciao a tutti
    Ciao Diego

  10. Rom, vedo che con te è impossibile ragionare, l’OIPA si fida ciecamente di voci, di supposizioni e questo è francamente inaccettabile…
    Ciò che afferma l’OIPA è Vangelo? Mah…

  11. Riccardo, se vai nella sezione news di Google trovi diversi articoli a riguardo. Di seguito riporto quello apparso su “Repubblica”

    La truffa dei banditi della tavola
    rivendevano formaggio avariato
    di PAOLO BERIZZI

    CREMONA – Nel formaggio avariato e putrefatto c’era di tutto. Vermi, escrementi di topi, residui di plastica tritata, pezzi di ferro. Muffe, inchiostro. Era merce che doveva essere smaltita, destinata ad uso zootecnico. E invece i banditi della tavola la riciclavano. La lavoravano come prodotto “buono”, di prima qualità.

    Quegli scarti, nella filiera della contraffazione, (ri) diventavano fette per toast, formaggio fuso, formaggio grattugiato, mozzarelle, provola, stracchino, gorgonzola. Materia “genuina” – nelle celle frigorifere c’erano fettine datate 1980! – ripulita, mischiata e pronta per le nostre tavole. Venduta in Italia e in Europa. In alcuni casi, rivenduta a quelle stesse aziende – multinazionali, marchi importanti, grosse centrali del latte – che anziché smaltire regolarmente i prodotti ormai immangiabili li piazzavano, – senza spendere un centesimo ma guadagnandoci – a quattro imprese con sede a Cremona, Novara, Biella e Woringen (Germania).

    Tutte riconducibili a un imprenditore siciliano. Era lui il punto di riferimento di marchi come: Galbani, Granarolo, Cademartori, Brescialat, Medeghini, Igor, Centrale del Latte di Firenze. E ancora: Frescolat, Euroformaggi, Mauri, Prealpi, e altre multinazionali europee, in particolare austriache, tedesche e inglesi. E’ quello che si legge nell’ordinanza del pm cremonese Francesco Messina. Un giro da decine di milioni di euro. Una bomba ecologica per la salute dei consumatori.

    Le indagini – ancora aperte – iniziano due anni fa. A novembre del 2006 gli uomini della Guardia di Finanza di Cremona fermano un tir a Castelleone: dal cassone esce un odore nauseabondo. C’è del formaggio semilavorato, in evidente stato di putrefazione. Il carico è partito dalla Tradel di Casalbuttano ed è diretto alla Megal di Vicolungo (Novara). Le due aziende sono di Domenico Russo, 46 anni, originario di Partinico e residente a Oleggio. E’ lui l’uomo chiave attorno al quale ruota l’inchiesta. E’ lui il dominus di una triangolazione che comprende, oltre a Tradel e Megal, un terzo stabilimento con sede a Massazza, Biella, e una filiale tedesca. Tradel raccoglie, sconfeziona e inizia la lavorazione. Megal miscela e confeziona. A Casalbuttano i finanzieri trovano roba che a vederla fa venire i conati. Prodotti caseari coperti da muffe, scaduti, decomposti e, peggio ancora, con tracce di escrementi di roditori. Ci sono residui – visibili a occhio nudo – degli involucri degli imballi macinati. Dunque plastica. Persino schegge di ferro fuoriuscite dai macchinari. La vera specialità della azienda è il “recupero” di mozzarelle ritirate dal mercato e stoccate per settimane sulle ribalte delle ditte fornitrici, di croste di gorgonzola, di sottilette composte con burro adulterato, di formaggi provenienti da black out elettrici di un anno prima. “Una cosa disgustosa – racconta Mauro Santonastaso, comandante delle fiamme gialle di Cremona -. Ancor più disgustoso – aggiunge il capitano Agostino Brigante – , è il sistema commerciale che abbiamo scoperto”.

    Non possono ancora immaginare, gli investigatori, che quello stabilimento dove si miscela prodotto avariato con altro prodotto pronto è lo snodo di una vera e propria filiera europea del riciclaggio. Mettono sotto controllo i telefoni. Scoprono che i pirati della contraffazione sono “coperti” dal servizio di prevenzione veterinaria dell’Asl di Cremona (omessa vigilanza, ispezioni preannunciate; denunciati e sospesi il direttore, Riccardo Crotti, e due tecnici).

    Dalle intercettazioni emerge la totale assenza di scrupoli da parte degli indagati: “La merce che stiamo lavorando, come tu sai, è totalmente scaduta… “, dice Luciano Bosio, il responsabile dello stabilimento della Tradel, al suo capo (Domenico Russo). Che gli risponde: “Saranno cazzi suoi… ” (delle aziende fornitrici, in questo caso Brescialat e Centrale del Latte di Firenze, ndr). Il formaggio comprato e messo in lavorazione è definito – senza mezzi termini – “merda”. Ma non importa, “… perché se la merce ha dei difetti. .. io poi aggiusto, pulisco, metto a posto… questo rimane un discorso fra me e te… ” (Russo a un imprenditore campano, si tratta la vendita di sottilette “scadute un anno e mezzo prima”). Nell’ordinanza (decine le persone indagate e denunciate: rappresentanti legali, responsabili degli stabilimenti, impiegati, altre se ne aggiungeranno presto) compaiono i nomi delle aziende per le quali il pm Francesco Messina configura “precise responsabilità”.

    Perché, “a vario titolo e al fine di trarre un ingiusto profitto patrimoniale, hanno concorso nella adulterazione e nella contraffazione di sostanze alimentari lattiero-casearie rendendole pericolose per la salute pubblica”. Il marchio maggiormente coinvolto – spiegano gli investigatori – è Galbani, controllato dal gruppo Lactalis Italia che controlla anche Big srl. “Sono loro i principali fornitori della Tradel. Anche clienti”, si legge nell’ordinanza. Per i magistrati il sistema di riciclaggio della merce si basa proprio sui legami commerciali tra le aziende fornitrici e la Tradel. Con consistenti vantaggi reciproci. Un business enorme: 11 mila tonnellate di merce lavorata in due anni. Finita sugli scaffali dei discount e dei negozi di tutta Europa. Tremila le tonnellate vendute in nero. E gli operai e gli impiegati? Erano consapevoli. Lo hanno messo a verbale. Domanda a un’amministrativa: “Ha mai riferito a qualcuno che la merce era scaduta o con i vermi?”. Risposta: “No, tutti lo sapevano”.

    http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/cronaca/formaggi-truffa/formaggi-truffa/formaggi-truffa.html

  12. P.S.
    A proposito della manifestazione di ieri:
    Non capisco perchè dire che il capo dello stato è un Morfeo che sonnecchia e incazzarsi perchè ha dato un primo via libera al vergognoso e ANTICOSTITUZIONALE Lodo Alfano, provochi indignazione…
    Grillo ha perfettamente ragione, anche quando afferma che Napolitano mentre la polizia a Chiaiano (che è parte di Napoli, la sua città) caricava i manifestanti inermi (senza risparmiare donne e anziani), se ne stava tranquillo e beato a Capri a sentire musica con gli inquisiti Bassolino e Sandra Lonardo (la moglie di Mastella)…
    La Guzzanti invece ha sbagliato ad andare decisamente “fuori tema” criticando il Papa, perchè in un paese come il nostro, molto servile nei confronti del Vaticano, si è attirata critiche feroci da governo, opposizione e quasi tutti i media nostrani ed ha avuto il demerito di spostare l’attenzione dai temi fondanti della manifestazione stessa.

  13. voglio bene e stimo troppo Paolo Attivissimo, che mi ha virtualmente accompagnato in questi lunghi anni di rete, senza scopo di lucro, in nome della controinformazione e della libera corretta informazione antibufala, e conosco assai i meccanismi di trasmissione del passaparola in internet e dei media o veline istituzionali e governative, privi di fonti sino ad autoconvincersi e convincere che una notizia sia vera, per avere dubbi su uno e sull’altro.
    Amo gli animali, ho un micio, detesto chi li abbandona, o chi li tortura sopprime o li lascia marcire nei canili.
    Ma soprattutto odio ogni integralismo che procura cecita’.
    E chiedere scusa a Diego in tal caso e’ come entrare in una moschea senza levarsi le scarpe per poi pronunciare un pardon di occidentale maniera.
    bye

  14. Segnale autostradale dopo il casello
    di Napoli: SUD.
    La realtà supera qualunque immaginazione e siamo lo specchio di ciò che saremo.
    Prima di tutto la paura, paura di perdere il lavoro, di tornare ad ataviche povertà, di esprimere qualunque pensiero testimonianza di autonomie non gradite, e paura per i propri figli e il loro futuro se non nel posto giusto al momento giusto grazie agli amici.
    E quindi prima dei rom attenzione al giusto agire, all’adatto pensare: la collusione senza appartenere a nessuna organizzazione, l’azione segno di adesione silenziosa.
    Non è il ventre molle di pochi, è l’essere ed il pensare dei molti da chi governa nelle istituzioni locali ai molti indignati di turno. La deriva era già iniziata, pochi hanno voluto vedere

  15. Chi ha il compito in Italia di difendere la Costituzione e i nostri simboli più sacri?
    Credo che spetti al Presidente della Repubblica, sostenuto dai cittadini di buona volontà. Mi chiedo come sia potuto succedere che Bossi e company prima hanno sputato e denigrato la bandiera italiana (in Svizzera), chiamato al raduno centinaia di uomini armati in caso avessero perso le elezioni e poi, con nonchalance hanno giurato di servire l’Italia, senza che a nessuno (il garante del rispetto alle Istituzioni che bramo)si sognasse di chiedergli almeno una ritrattazione. Oppure come si è potuto permettere a presunti Onorevoli (che parolona per quacquaracquà del genere)di comportarsi in Parlamento come nel più squallido dei mercati, trattando senza alcun rispetto persone di tutto rilievo come alcuni Senatori,lanciando giudizi offensivi verso la loro ragguardevole età per il solo motivo che votavano con l’opposizione. Ho visto questi “Onorevoli” sputarsi addosso, darsi a cazzotti, strafogarsi di mortadella, senza che tutto questo abbia suscitato la benchè minima reazione. Queste sacre Istituzioni sono dunque alla mercè di gente così misera. Possibile che non ci sia un modo di costringerli a mostrare un po’ più di rispetto per quello che sono stati chiamati a servire? Nelle scuole elementari e medie all’inizio dell’anno scolastico si distribuiscono agli alunni dei vademecum nel quale sono segnate tutte le azioni che si debbono fare e quelle che è vietato compiere. Finora si è creduto che, vista l’età avanzata delle persone che siedono su quegli scranni, fosse superfluo un provvedimento del genere. Alla luce dei fatti che si son visti accadere negli ultimi anni, credo si dovrebbe ripensarci.

    Questo per dire che ogni intemperanza deve essere valutata considerando in quale luogo avviene e dalla carica di chi la compie.
    Prima di condannare Grillo o la Guzzanti (sarei incazzata pure io dopo come è stata censurata per il suo programma e per come le hanno dato addosso tutti) vorrei vedere perseguite le incontinenze compiute nel Palazzo. Poi, se sarà possibile, potremo dedicarci ad insegnare l’educazione anche ai comici della piazza.

  16. Grazie Rulando per la solita precisione nell’approfondire le notizie,comunque la notizia nei canali di informazione “normali”, TG e giornali, è sparita il giorno dopo.Questo è un pò preoccupante…..

    Ciao Rulando
    Buona vita a tutti
    Riccardo

  17. Ivy, collegandomi al tuo intervento posto qui l’articolo apparso oggi su “Voglio scendere” (l’angolo di “Chiarelettere” sul quale scrivono Travaglio, Gomez e Corrias).

    Piazza Navona e le cose che non si possono dire

    l’Unità, 10 luglio 2008
    Lettera aperta al direttore

    Caro direttore,
    quando tutta la stampa (Unità compresa), tutte le tv e persino alcuni protagonisti dicono la stessa cosa, e cioè che l’altroieri in Piazza Navona due comici (Beppe Grillo e Sabina Guzzanti) e un giornalista (il sottoscritto) avrebbero “insultato” e addirittura “vilipeso” il capo dello Stato italiano e quello vaticano, la prima reazione è inevitabile: mi sono perso qualcosa? Mi sono distratto e non ho sentito alcune cose – le più gravi – dette da Beppe, da Sabina e da me stesso? Poi ho controllato direttamente sui video, tutti disponibili su you tube e sui siti di vari giornali, e sono spiacente di comunicarti che nulla di ciò che è stato scritto e detto da tv e giornali (Unità compresa) è realmente accaduto: nessuno ha insultato né vilipeso Giorgio Napolitano né Benedetto XVI. Nessuno ha “rovinato una bella piazza”. E’ stata, come tu hai potuto constatare de visu, una manifestazione di grande successo, sia per la folla, sia per la qualità degli interventi (escluso ovviamente il mio).

    Per la prima volta si sono fuse in una cinque piazze che finora si erano soltanto sfiorate: quella di Di Pietro, quella di molti elettori del Pd, quella della sinistra cosiddetta radicale, quella dei girotondi e quella dei grillini, non sempre sovrapponibili. E un minimo di rigetto era da mettere in conto. Ma è stata una bella piazza plurale, sia sotto che sopra il palco: idee, linguaggi, culture, sensibilità, mestieri diversi, uniti da un solo obiettivo. Cacciare il Caimano. Le prese di distanza e i distinguo interni, per non parlare delle polemiche esterne, sono un prodotto autoreferenziale del Palazzo (chi fa politica deve tener conto degli alleati, delle opportunità, degli elettori, di cui per fortuna gli artisti e i giornalisti, essendo “impolitici”, possono tranquillamente infischiarsi). La gente invece ha applaudito Grillo e Sabina come Colombo (anche quando ha chiesto consensi per Napolitano), Di Pietro, Flores e gli altri oratori, ma anche i politici delle più varie provenienze venuti a manifestare silenziosamente. Applausi contraddittorii, visto che gli applauditi dicevano cose diverse? Non credo proprio. Era chiaro a tutti che il bersaglio era il regime berlusconiano con le sue leggi canaglia, compresi ovviamente quanti non gli si oppongono.

    Come mai allora questa percezione non è emersa, nemmeno nei commenti delle persone più vicine, come per esempio te e Furio? Io temo che viviamo tutti nel Truman Show inaugurato 15 anni fa da Al Tappone, che ci ha imposto paletti (anche mentali) sempre più assurdi e ci ha costretti, senza nemmeno rendercene conto, a rinunciare ogni giorno a un pezzettino della nostra libertà. Per cui oggi troviamo eccessivo, o addirittura intollerabile, ciò che qualche anno fa era normale e lo è tuttora nel resto del mondo libero (dove tra l’altro, a parte lo Zimbabwe, non c’è nulla di simile al governo Al Tappone). In Italia l’elenco delle cose che non si possono dire si allunga di giorno in giorno. Negli Stati Uniti, qualche anno fa, uscì senz’alcuno scandalo un libro di Michael Moore dal titolo “Stupid White Man” (pubblicato in Italia da Mondadori…), tutto dedicato alle non eccelse qualità intellettive del presidente Bush. Da dieci anni l’ex presidente Clinton non riesce a uscire da quella che è stata chiamata la “sala orale”. In Francia, la tv pubblica ha trasmesso un programma satirico in cui un attore, parodiando il film “Pulp Fiction” in “Peuple fiction”, irrompe nello studio del presidente Chirac, lo processa sommariamente per le sue innumerevoli menzogne, e poi lo fredda col mitra. A nessuno è mai venuto in mente di parlare di “antibushismo”, di “anticlintonismo”, di “antichirachismo”, di “insulti alla Casa Bianca” o di “vilipendio all’Eliseo”. Tanto più alta è la poltrona su cui siede il politico, tanto più ampio è il diritto di critica e di satira e anche di attacco personale.

    Quelli che son risuonati l’altroieri in piazza Navona non erano “insulti”. Erano critiche. Grillo, insolitamente moderato e perfino affettuoso, ha detto che “a Napolitano gli voglio bene, ma sonnecchia come Morfeo e firma tutto”, compreso il via libera al lodo Alfano che crea una “banda dei quattro” con licenza di delinquere. Ha sostenuto che Pertini, Scalfaro e Ciampi non l’avrebbero mai firmato (sui primi due ha ragione: non su Ciampi, che firmò il lodo Schifani). E ha ricordato che l’altro giorno, mentre Napoli boccheggia sotto la monnezza, il presidente era a Capri a festeggiare il compleanno con la signora Mastella, reduce dagli arresti domiciliari, e Bassolino, rinviato a giudizio per truffa alla regione che egli stesso presiede. Tutti dati di fatto che possono essere variamente commentati: non insulti o vilipendi.

    Io, in tre parole tre, ho descritto la vergognosa legge Berlusconi che istituisce un’ ”aggravante razziale” e dunque incostituzionale, punendo – per lo stesso reato – gli immigrati irregolari più severamente degli italiani, e mi sono rammaricato del fatto che il Quirinale l’abbia firmata promulgando il decreto sicurezza. Nessun insulto: critica. Veltroni sostiene che io avrei “insultato” anche lui, e che “non è la prima volta”. Lo invito a rivedersi il mio intervento: nessun insulto, un paio di citazioni appena: per il resto la cronistoria puntuale dell’ennesima resurrezione di Al Tappone dalle sue ceneri grazie a chi – come dice Furio Colombo – “confonde il dialogo con i suoi monologhi”. Sono altri dati di fatto, che possono esser variamente valutati, ma non è né insulto né vilipendio. O forse il Colle ha respinto al mittente qualche legge incostituzionale, e non me ne sono accorto? Sono o non sono libero di pensare e di dire che preferivo Scalfaro e i suoi no al Cavaliere? Oppure la libertà di parola, conquistata al prezzo del sangue dai nostri padri, s’è ridotta a libertà di applauso? Forse qualcuno dimentica che quella c’è anche nelle dittature. E’ la libertà di critica che contraddistingue le democrazie. Se poi a esercitarla su temi quali la laicità, gli infortuni sul lavoro, l’ambiente, la malafinanza, la malapolitica, il precariato, la legalità, la libertà d’informazione sono più i comici che i politici, questa non è certo colpa dei comici.

    Poi c’è Sabina. Che ha fatto, di tanto grave, Sabina? Ha usato fino in fondo il privilegio della satira, che le consente di chiamare le cose con il loro nome senza le tartuferie e le ipocrisie del politically correct, del politichese e del giornalese: ha tradotto in italiano, con le parole più appropriate, quel che emerge da decine di cronache di giornale sulle presunte telefonate di una signorina dedita ad antichissime attività con l’attuale premier, che poi l’ha promossa ministra. Enrico Fierro ha raccolto l’altro giorno, sull’Unità, i pissi-pissi-bao-bao con cui i giornali di ogni orientamento, da Repubblica al Corriere, dal Riformatorio financo al Giornale, han raccontato quelle presunte chiamate (con la “m”). Ci voleva un quotidiano argentino, il “Clarin”, per usare il termine che comunemente descrive queste cose in Italia: “pompini”, naturalmente di Stato.

    Quello di Sabina è stato un capolavoro di invettiva satirica, urticante e spiazzante come dev’essere un’invettiva satirica, senza mediazioni artistiche né perifrasi. Gli ignorantelli di ritorno che gridano “vergogna” non possono sapere che già nell’antica Atene, Aristofane era solito far interrompere le sue commedie con una “paràbasi”, cioè con un’invettiva del corifeo che avanzava verso il pubblico e parlava a nome del commediografo, dicendo la sua sui problemi della città. Anche questa è satira (a meno che qualcuno non la confonda ancora con le barzellette). Si dirà: ma Sabina ha pure mandato il papa all’inferno. Posso garantire che, diversamente da me, lei all’inferno non crede. Quella era un’incursione artistica in un genere letterario inaugurato, se non ricordo male, da Dante Alighieri. Il quale spedì anticipatamente all’inferno il pontefice di allora, Bonifacio VIII, che non gli piaceva più o meno per le stesse ragioni per cui questo papa non piace a lei e a molti: le continue intromissioni del Vaticano nella politica. Anche Dante era girotondino?

    Il fatto è che un vasto e variopinto fronte politico-giornalistico aveva preparato i commenti alla manifestazione ancor prima che iniziasse: demonizzatori, giustizialisti, estremisti, forcaioli, nemici delle istituzioni, e ovviamente alleati occulti del Cavaliere. Qualunque cosa fosse accaduta, avrebbero scritto quel che hanno scritto. Lo sapevamo, e abbiamo deciso di non cedere al ricatto, parlando liberamente a chi era venuto per ascoltarci, non per usarci come pedine dei soliti giochetti. Poi, per fortuna, a ristabilire la verità sono arrivati i commenti schiumanti di Al Tappone e di tutto il centrodestra: tutti inferociti perchè la manifestazione spazza via le tentazioni di un’opposizione più morbida o addirittura di un inciucio sul lodo Alfano (ancora martedì sera, a Primo Piano, due direttori della sinistra “che vince”, Polito e Sansonetti, proclamavano in stereo: “Chi se ne frega del lodo Alfano”). La prova migliore del fatto che la manifestazione contro il Caimano e le sue leggi-canaglia è perfettamente riuscita.

    http://www.voglioscendere.ilcannocchiale.it/

  18. RULANDO MIO
    prima che starnazzi come un’anitrella

    prima di illuderti che io ti abbia censurato

    vorrei ricordarti che questo è il blog

    di diego e di chi è venuto a visitare il sito di un autore. Se devi continuamente postare

    articoli interi di altri, fai questo copia e incolla in un tuo blog, un altro, o dove vuoi.

    Capisco qualche riga di citazione, ma questo no. Non mi piace. Non è neppure corretto nei confronti dei miei colleghi. Inoltre esiste il copyright dei giornali sui quali pubblicano. Scrivi la tua opinione, Rulando, non incollare quella dell’altra gente per fare pubblicità a idee che potrebbero anche non essere condivise con lo stesso euforico entusiasmo da me e dagli altri. Le tue e quelle di chiunque, invece, originali, sono e saranno sempre accolte. Ciao, grazie. Diego

  19. Caro Diego, se mi hai osservato attentamente avrai notato che quasi mai mi limito a “copiaincollare” articoli altrui (peraltro citandone sempre la fonte) senza aggiungervi qualcosa di mio, prima o dopo l’articolo stesso…
    Il problema del copyright NON ESISTE, in quanto i miei copia-incolla rispettano tutte le normative vigenti, ad esempio l’ultimo che ho fatto non è stato preso dal sito de “L’Unità”, ma dal Blog “Chiarelettere” nel quale vige il “copyleft”.
    Lo stesso dicasi per il blog di Paolo Attivissimo o per gli articoli estrapolati dal sito di “Carta” e così via…
    In ogni caso, se è questo che vuoi, vedrò di riportare solo degli stralci o le parti più significative degli articoli che ritengo opportuno postare all’interno del tuo blog.

    P.S.
    Cosa c’entra però l’entusiasmo che potrebbero suscitare (o meno) le mie idee? Non è forse questo uno spazio libero? Se le mie opinioni non interessano, si possono benissimo ignorare, se invece non si è d’accordo con esse si possono (e ci mancherebbe altro!) criticare…
    E’ una colpa essere in sintonia col pensiero di altri? Lo sarebbe a mio avviso, se si pendesse totalmente dalle labbra altrui in maniera acritica e ti posso garantire che non è il mio caso. Se c’è da contestare, anche aspramente, una persona o un partito politico per il quale simpatizzo, sono il primo a farlo e senza lesinare energie…
    Infine una domanda? Dall’incipit del tuo intervento noto un certo risentimento nei miei confronti. Se è così, a che cosa è dovuto? Se non è così, ho interpretato male io…

    RISPOSTA: L’incipit dell’anitrella? Si vede che non conosci il mio risentimento. Resto della mia opinione. Ciao. Squack.

  20. Meglio così, evidentemente ho preso troppo sul serio quella tua frase, però almeno riconoscimi il fatto di non aver violato il copyright…

    Ciao da Paolino Rulandino…

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